Vent’anni di qualità suonati bene!
Mentre le radio passano tormentoni estivi che muoiono da lì a qualche mese, in una serata indimenticabile, d’agosto uno dei più grandi cantautori italiani da vent’anni a questa parte, Niccolò Fabi, incanta fan e curiosi all’anfiteatro di Zafferana Etnea con poesie in musica destinate a durare nel tempo, canzoni che entrano nel cuore della gente, di un pubblico che lo vuole bene, perché lui sa farsi volere bene, con un umanità e una spiccata sensibilità che esce fuori a pelle, lo capisci anche quando alla fine di uno strepitoso concerto intenso, estenuante, si concede a un centinaio di fans irriducibili che lo aspettano in fila per foto e autografi e lui gli va incontro con cappello di paglia, in pantaloncini, senza scappare, senza fare a tutti i costi la star che si infila dentro una macchina sgommando per raggiungere l’hotel, e fa la foto con tutti ad uno ad uno con la pazienza degli immortali.
Questo tour, ”Diventi inventi tour 1997-2017” è una festa, una sorta di celebrazione di vent’anni di carriera che si chiuderà a Roma il 26 novembre con un concerto al Palalottomatica a Roma, una occasione come dice lo stesso Fabi per incontrarsi da tutta Italia per un’altra serata da ricordare, a cui seguirà un periodo di riflessione in cui il cantautore romano cercherà di capire quale sarà il prossimo passo da fare.
Niccolò sale sul palco dell’anfiteatro di Zafferana tra gli applausi di un pubblico attento e caloroso, saluta, imbraccia la chitarra acustica e parte dalle origini, dal suo primo disco intonando “il giardiniere” e a seguire uno dei brani della sua ultimissima produzione,” una somma di piccole cose”, due canzoni meravigliosamente interpretate e suonate da una band di musicisti eclettici, polistrumentisti che lo supporta egregiamente con un sound che riesce a spaziare dalle atmosfere più morbide a quelle più cattive caratterizzate da un suono graffiante e avvolgente delle chitarre, poi è la volta di ”La promessa” e ancora “Rosso”, ”E non è”, fino ad arrivare a “Ecco” contenuta nell’album omonimo dove esce fuori oltre la maturità artistica di un raffinato cantautore, anche tutto il dolore per la tragedia che purtroppo lo colpisce, non ci sono parole per descrivere quello che vorresti non capitasse mai nella vita, la morte della figlia, ma lui trova la forza per continuare a suonare, scrivere e pubblica paradossalmente uno degli album più belli della musica italiana che lo consacra come uno dei migliori artisti italiani. Un sussulto di emozioni forti, nell’anfiteatro a due passi dal vulcano e con la luna piena a illuminare la scena dove riecheggiano frasi tipo: “con onore e dignità orfano di un Italia che è sparita, mi basterebbe essere padre di una buona idea, sono orfano della morte e della vita”, la gente sulle gradinate ha la pelle d’oca, ascolta in rigoroso silenzio, si gode una pioggia di poesie e musica e lui con la sua band incalza e non si risparmia passando per canzoni da sogno, con e senza la band, ”Il negozio d’antiquariato”, Una Buona idea”, Costruire”, ”Lasciarsi un giorno a Roma”,per citarne alcuni fino ad arrivare ai bis dove Niccolò duetta con Bianco uno dei chitarristi della band presentandolo come cantautore e intonando “Mela”, si va verso la fine, tutti in piedi e ovazione finale con “Lontano da me”.
Scaletta:
1. Il giardiniere
2. Una somma di piccole cose
3. La promessa
4. Rosso
5. E’ non è
6. Ecco
7. Le chiavi di casa
8. Una mano sugli occhi
9. Il negozio di antiquariato
10. Una buona idea
11. Costruire
12. Vento d’estate
13. Offeso
14. Lasciarsi un giorno a Roma
15 Facciamo finta
16 Mela (con Bianco)
17 Capelli
18 Lontano da me
Antonio Monforte: il mio Live Report.
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