“QUANDO LA NOTTE DIVENTA GIORNO,
IL GIORNO DIVENTA NOTTE
Il diventare altro significa o il diventare un altro essente o il diventare nulla.
La legna diventa da albero vivo, legna da bruciare;
la luce del giorno viene dall’oscurità della notte.”
(Emanuele Severino – “Dike”)
Vi abbiamo lasciati lì, ai posti di blocco, pronti per la maratona di eventi musicali di 24 ore del King’s Day di Amsterdam, esperti novelli di storia olandese e carichi di spirito di festa. Ma prima di ogni grande giorno, c’è una notte che carica di tensioni e aspettative il domani; e gli olandesi lo sanno bene.
Ed è qui che ci troviamo, nella Notte del Re, King’s Night, appena arrivati dall’aeroporto di Schiphol in stazione centrale, binari quasi sull’acqua, con vista canale. Non facciamo a tempo ad arrivare all’ostello per lasciare al volo il nostro zaino, che gli echi sonori di una via ci rapiscono in una sfilza di bar chiassosi con palchetti sulla strada, dove la musica afro-funk di un quintetto, risponde a un dj set un isolato più giù. Da un locale dalle luci rosse soffuse, vengono fuori le grida di canti tradizionali olandesi e alla fermata di fronte, ragazzi in smoking… arancione, gridano cori con la foga di chi è pronto a una notte spietata e gioiosa di bagordi.
È tutta qui, la sintesi di questa serata di sovversione e liberazione carnascialesca:
Amsterdam “Festa mobile”.
I nostri maestri di cerimonia, una coppia di amici italiani e israelo-olandesi, ci danno appuntamento alla West Church per un evento elettronico; insolito posto, starete pensando, per un dj set. Non per gli olandesi, la cui birreria più famosa si trova proprio fra le navate di un luogo di culto di Haarlem.
Arrivati alla West Church, l’atmosfera è smaniosa nella corte esterna della chiesa: i volti decorati da disegni colorati al glitter, i corpi al caldo nei cappotti (il maggio olandese ha molte somiglianze col gennaio italiano). I piedi battono il ritmo sul pavé e le birre spillate a fiumi negli stand, si versano inesorabilmente sui vestiti generando risate e sorrisi inaspettati.
Lo sfondo sonoro è la musica soul/funky mixata da una pioniera della scena old school olandese: DJQUEENB.
Ma eccola la voce di corridoio, quella voce sconosciuta che ha il potere di cambiare una serata da un momento all’altro col fascino di una proposta inattesa:
“è un po’ lontano da qui, ma sapete che in una foresta fuori città c’è un rave?”
Controlliamo subito l’evento su Facebook e la descrizione, rigorosamente in olandese per evitare l’arrivo dei turisti, cattura la nostra attenzione, nella traduzione della nostra amica:
“La primavera fa il suo ingresso con calma. Alberi e fiori sbocciano lentamente. De Ezel – l’Asino, il nome del collettivo che organizza l’evento (Ndr)- passeggia irrequieto nella sua scuderia: è tempo di muoversi nella foresta. I ricordi di precedenti notti sono impressi nella sua memoria. Sole, fango, tappeti, paralumi, altoparlanti e molti ravers in una foresta. Lascia i tuoi tacchi alti a casa. Tira fuori il tuo coraggio e prendi parte al Rave dell’anno.”
Come ogni rave il luogo preciso non sarà indicato prima della mezzanotte; l’attesa in una notte di festa, diventa pretesto per il nomadismo.
Attraversiamo decine e decine di ponti e canali addobbati da festoni e ghirlande, colonizzati da gruppi di persone imparruccate di arancione; ci infiliamo e sgusciamo via dai bar intasati di gente grida e odore di birra. C’è nell’aria un’energia fortissima, eppure si avverte che si tratta solo di un antipasto per il giorno dopo: al buio si semina l’esplosione di colori del giorno dopo.
Ci dimentichiamo quasi del rave nella ridda di incontri, voci e incroci. Ma…
NOTIFICA
Non una posizione WhatsApp, non un indirizzo facilmente reperibile su Google Maps, ma una foto satellitare, un punto su una cartina, una caccia al tesoro, una chiamata all’avventura.
E no, non ci aspetta un semplice tragitto sui mezzi pubblici, poiché li quest’ultimi non arrivano, o un passaggio in macchina, oggetto esotico in una città che ha autosilo per biciclette , ma una pedalata nell’ignoto.
– “Lascia i tuoi tacchi alti a casa”. Esci dalla tua confort zone, dalle discoteche dove sei “selezionato” all’entrata e paghi per il tuo divertimento e per la sostenibilità di un servizio. Prendi la bicicletta, lettore, e vieni con me nel buio, laddove la Notte diventa Giorno –
Non ci sono bici per tutti però, ci dobbiamo accontentare di salire sul portapacchi, e serrare la giacca del conducente, un sorriso di libertà e timore sul volto. Partiamo. Sbandiamo, ridiamo, ci fermiamo. Ripartiamo, ridiamo, troviamo stabilità, acceleriamo. Salita, di quelle ostiche. Rallentiamo. Scendiamo. Ripartiamo e ridiamo, in direzione del…
TRAGHETTO
Che cosa unisce una “Foresta di bici” a un traghetto ed un asino ad un “Re arancione” ?
“De Ezel”, l’Asino, è il Re di questa notte, che gioca a rendere i territori della Natura la reggia per i suoi invitati sbeffeggiando il Monarca civile, colui che i territori li rivendica come propri.
La Foresta è il nostro Eldorado. Ma il mistero del nostro viaggio è il Traghetto.
“Per arrivare alla foresta dobbiamo prendere il traghetto”
Sembra la frase di un oracolo, un messaggio oscuro e surreale da decifrare;
invece è solo quello che grida il nostro amico conducente, che prende l’ennesima sbandata in curva che ci fa quasi cadere ma che non ci distrae dall’eccitazione infantile di vivere questa frase. Fra una sbandata e l’altra si profila la stazione centrale in lontananza. “Siamo arrivati !”
La stazione? I treni! E il traghetto cosa c’entra?
Ve lo ricordate l’inizio della nostra notte? “Binari sull’acqua, con vista canale”?
Non era una licenza poetica, lo sa chiunque sia stato ad Amsterdam: è la pura verità, la tecnica che rende reale lo straordinario. Una stazione che è anche un porticciolo.
“Eldorado” è a Nord, anzi Noord, quartiere diviso dal centro da una serie di traghetti che giorno e notte trasportano migliaia di persone nei due sensi, incessantemente; una traversata di 10 minuti coi traghetti che straripano di persone e di bici (c’è anche chi resta in sella) che corrono a prenderlo come formiche che battono in ritirata nell’entrata terrosa del loro formicaio. Gli odori del mare, i suoni e l’ondeggiare della nave, i gabbiani a bassa quota, le torri illuminate all’orizzonte, ci accompagnano nella nostra traversata verso la… foresta.
NOORD
Le terre del Nord sono fredde, quelle di Noord a maggio non fanno eccezione; il mare si fa più vicino e l’umidità ci accoglie appena scesi dal traghetto, arrivati in un posto completamente diverso da quello rigoglioso e in festa che abbiamo lasciato. Le case hanno enormi orti, alcune sono in legna, altre in lamiera, altre ancora ville in stile americano ma con architettura olandese e regna il silenzio dei boschi, la misteriosa desolazione dei boschi. Man mano che ci addentriamo nelle strade scarsamente illuminate fatichiamo a tenere il passo dei nostri compagni di viaggio e dopo pochi minuti, inesorabilmente, li perdiamo.
E con loro “perdiamo la strada”, parte inevitabile dei viaggi verso l’ignoto. La caccia all’Eldorado ora è totale, bisogna farsela la strada, inventarsela. Il traghetto era un segno: il mare (di alberi) è scoperta.
Ci lanciamo nel buio che sempre più invade le strade, seguiamo piste ciclabili che sembrano non portare da nessuna parte; iniziano gli sterrati; le file di alberi attorno si fanno sempre più fitte, dei mulini illuminati di tanto in tanto ci ricordano che siamo in Olanda, tanto ci stiamo perdendo nel nulla. Una stazione di benzina abbandonata è il luogo dove ci fermiamo a riposare qualche minuto e dare un’occhiata a quella strana mappa con legende in olandese. La foresta inizia dopo un’autostrada. Oramai esploratori, decidiamo di dirigerci in quella zona in cerca del suono, sfruttando i pochi momenti in cui funziona la connessione internet con tariffazione a consumo dei dati all’estero.
E una volta arrivati nei pressi del raccordo, quel magnetico suono in lontananza dei reve ci abbaglia come un faro e cominciamo a rivedere i primi volti dopo mezz’ora di pedalate.
Ci siamo.
ELDORADO
L’umidità si fa ancora più marcata, una coltre di bruma fa da cancello all’entrata della foresta. Non ci sono dubbi: alla verticalità degli alberi fitti di rami e altissimi corrisponde l’orizzontalità di una distesa di bici immane, una accanto alle altre, una sopra le altre, buttate li talvolta senza cura, unite anche fra di loro, a tre, da lunghe catene. In una nazione così ecologica, l’unione fra Natura e mezzo di locomozione che più la rispetta, non potrebbe essere riassunta con un’immagine migliore. Una foresta di bici, con le erbacce e le foglie che si uniscono al metallo dei raggi e alla gomma delle selle.
E una volta lasciato il nostro “cavallo” ci addentriamo in discesa nella foresta, dove dall’alto scorgiamo migliaia di persone scarsamente illuminate, come in una conca, da poche luci sparsi.
Agli alberi sono stati attaccati dei lumi in stile neoliberty e fra la massa imponente di ravers in movimento ci sono dei tendoni di seta dove siedono sulle foglie capannelli di persone illuminate da lampade fluo blu, verdi e rosse. C’è chi porta un ombrello decorato da lampade accese, oggetto fantastico e funzionale. Tappeti, e una palla da discoteca vicino ai tavoli dei dj che sembra quasi una provocazione ironica all’ambientazione disco.
Il benvenuto musicale perfetto per calarci in questo Eldorado di misteri e celebrazione della la Notte del Re Asino, re carnevalesco, ce lo da Gabor, (https://soundcloud.com/gbr-pk) dj sulla scena olandese dal 2005 con delle sonorità ambient, per poi traghettarci con la sua acid techno, verso le sonorità di Dj Baart (http://soundcloud.com/baartmusic). Ci perdiamo nella foresta, ci perdiamo nei suoni, ritroviamo il calore dei corpi in movimento, serrati gli uni agli altri, vinciamo il freddo dei pochi, pochissimi gradi centigradi (-1) e continuiamo a viaggiare fra i suoni, nel buio, fra gli alberi che ci osservano. “Che cosa stanno cercando?” forse si chiedono. “La notte appartiene agli amanti” cantava Patti Smith.
Questa notte appartiene a chi si perde per poi ritrovarsi. Avere un barlume d’intuizione e diventare qualcos’altro o non diventare nulla. Il viaggio è sempre più importante della destinazione. Il viaggio di per sé è cambiamento; e la Notte si consuma pian piano come il legno di questi alberi in un camino, come il buio che viene pian piano bruciato dai primi raggi della luce del giorno che arriva, sui suoni più mansueti della house e della dance di Héron, dj di Utrecht (https://soundcloud.com/ghb).
Ma con il giorno arriva il Re, quello vero, sotto forma di gendarme: un paio pattuglie discrete che hanno finalmente scovato il posto vengono a riprendersi quello che pareva essere di nessuno se non di sé stesso e che aveva ospitato le nostre ore di ballo: lo spazio aperto, la Natura selvaggia che invece appartiene al potere che ne rivendica l’appartenenza, alla giurisdizione delle cartine politiche.
È tempo di tornare ai cavalli a pedali, di tornare alla città. Il Carnevale selvaggio è finito, l’Asino destituito.. Il Giorno toglie lo scettro alla Notte.
È il giorno del Re, è il King’s Day!
Francesco Perrone
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