Classe 1980. Arriva dalle coste di Civitavecchia il disco d’esordio di Portobello, all’anagrafe Damiano Morlupi. Nato tra montagne di vinili dovuti al lavoro di dj del padre e quello di speaker radiofonica della madre e cresciuto circondato da musica di tutti i tipi, arriva presto la vocazione compositiva, attraverso una chitarra, registrata in Home Studio.
Dopo vari approcci al mondo della musica, nel 2016 arriva il momento di entrare in studio e registrare un proprio EP d’esordio, in uscita il prossimo 11 aprile.
La definizione di genere musicale “indie pop dal porto”, carica di curiosità questo lavoro discografico, dal titolo “1980”, in cui la rappresentazione in copertina di un pappagallo colorato rappresenta la contrapposizione all’Indie dei cantautori contemporanei, per larga parte tendente al “depresso”.
I quattro brani contenuti in questo primo EP di Portobello sono frutto di una selezione di tanti pensieri musicati in canzoni negli ultimi anni.
Apre il disco “Quelli di sempre”. I trentenni dei primi anni 2000. La nuova classe dirigente nata negli anni 80, e quindi maturata a cavallo del nuovo millennio. Il rullante anni ’80 è gran protagonista della batteria suonata da Matteo Agozzino (anche in Anima Libera). Un pianoforte ostinato suona su “Anima Libera”. Pianoforte che apre la canzone che poi sfocia in un bel rock potente. Liberatorio. Che, dalle parole dell’autore, risulta essere l’unico brano che è riuscito a comporre dedicando al padre che non c’è più. E che è uscita prepotente. Il basso semplice e deciso, insieme alle chitarre di Paolo Mastrandrea (chitarrista in tutti i brani del disco), governano “Fuori di qua”. Un pezzo malinconico che racconta di una generazione che ancora non ce l’ha fatta e per questo si trova la generazione successiva che preme e scalpita per affermarsi. E aspetta ancora la rivoluzione.
La chitarra di Damiano Morlupi, introduce “Universo”, il quarto brano, che chiude questo EP, in cui il tema principale è un futuro di pace e di convivenza serena. In cui ci si domanda riguardo confini, di legami, di energia. E di una fine. Che “qui non c’è”. In questo brano la seconda chitarra è di Roberto Giannessi.
La produzione artistica è di Frush, che ha curato anche le registrazioni ed il mastering.
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