Quattro artisti, dieci anni di carriera, cinque album: impossibile non fidarsi dei grandi numeri dei Fast Animals and Slow Kids, che con “Forse non è la felicità” hanno dato vita alla loro ultima fatica discografica.
Abbiamo intervistato il loro carismatico frontman, Aimone Romizi, per fare quattro chiacchiere!
Siete nati all’incirca dieci anni fa a Perugia, un ambiente che poco aveva a che fare con la vostra musica, un contesto molto jazz e giornalistico. Com’è stato districarsi e trovarsi un pubblico, un posto in quell’ambiente?
La fama che ha Perugia è effettivamente proprio quella! Ma in realtà è sempre stata un ambiente molto accogliente per la musica. Anche se sembra impostata sotto quei canoni, in realtà è molto viva musicalmente e ha sempre dato tanto in questo senso, c’è sempre posto per tutti. In fondo, per fortuna, non è stato poi così difficile farsi spazio e crearsi un pubblico, non abbiamo dovuto combattere troppo.
Parliamo di “Forse non è la felicità”: che riscontro avete avuto dal pubblico e dalla critica?
Una roba incredibile, ci aspettavamo del consenso, ma non in questi termini, per lo meno non subito, anche la stampa ha parlato bene di noi. Ci ha fatto davvero piacere. Ci pensavamo giusto qualche giorno fa, quando abbiamo notato che già alla quarta data del tour la gente cantava le nostre canzoni. Normalmente ci vuole un po’ più di tempo prima che queste entrino nelle persone. Per noi e per quella che è la nostra musica è davvero un grande risultato.
“Forse non è la felicità” è un titolo che può essere inteso in due modi: o “cercala ancora”, oppure “rassegnati, non l’hai trovata”. Voi come lo intendete? L’avete trovata la felicità?
(ride) Sai, al momento non ci stiamo chiedendo niente! Il concetto da tenere a mente è uno soltanto: che la felicità esiste. Noi abbiamo intrapreso questo viaggio che non sappiamo ancora fin dove ci porterà, se stiamo ancora cercando la felicità oppure l’abbiamo già trovata. E’ una domanda che capita spesso di farsi, ma è importante procedere sempre con coscienza e chiarezza mentale. Senza domandarsi troppo spesso cos’è la felicità, camminare, andare avanti.
Cosa ne pensate del Festival di Sanremo e più in generale dei vari Festival canori?
Abbiamo partecipato a Festival di tutti i tipi, quelli più grossi, internazionali sarebbero davvero un sogno, ma abbiamo partecipato anche per capire come si entri nella macchina enorme dell’organizzazione di un Festival, anche perché sono messi sempre su da gente che ha molto a cuore la musica. E’ un mondo dalle mille occasioni che trasmette tanto spirito di condivisione e prevede una grande capacità di organizzazione.
Più nello specifico, vediamo Sanremo come una vetrina che promuove canzoni più pop, non troppo vicino alle nostre sonorità, non “parla la nostra lingua”, ecco. E’ un Festival della canzone, non molto compatibile col nostro genere musicale.
Ci descrivi la tua giornata tipo?
La mia giornata tipo comincia come una giornata normale, solitamente vado prima nel mio ufficio, poi come gruppo ci vediamo e dipende un po’ da cosa abbiamo da fare, se si tratta di preparazione di concerti o altro. In genere ci chiudiamo in sala prove e lavoriamo a qualcosa.
Qual è l’ultimo cd che hai comprato?
In realtà sai, è da un po’ che non mi riesce di comprare dischi. Probabilmente perchè sto ascoltando più musica dal vivo, però circa un mesetto fa ho comprato un disco di George Harrison a una fiera, ecco. Il mio ultimo acquisto è stato quello.
Elvira Fratto
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