C’è stato un tempo in cui “Pop” in Italia era quasi un termine negativo, sinonimo di quella musica di massa, affare esclusivo dei Talent Show.
Adesso la tendenza si è invertita o, forse, certe voci fuori dal coro hanno finalmente conquistato quel megafono che si meritavano. E’ così che si spiegano i nuovi artisti del pop “alternativo” che rompe il classico schema Talent Show- Radio.
Abbiamo fatto due chiacchiere con Maurizio Carucci, testo e voce degli Ex-Otago, gruppo genovese che si è conquistato la ribalta nella Tv e nelle radio nazionali grazie a “Marassi”, album pop senza ortodossia ma con gusto per la contaminazione di generi.
Il vostro nuovo lavoro si chiama “Marassi” come il quartiere di Genova e lo stadio di Genoa e Sampdoria. Questo titolo ha un significato particolare in relazione alla vostra città?
R: Assolutamente. Marassi è un quartiere di Genova dal quale, tra l’altro, provengono tre componenti su cinque degli Otaghi. Quindi Genova c’è a tutti gli effetti in maniera preponderante. Il nome dell’album è nato in maniera estremamente semplice: ci trovavamo in casa Otago che è una casetta proprio a Marassi per scrivere e stare insieme. Dopo l’ultimo disco che si chiama “In capo al mondo” dove invece siamo andati ovunque, avevamo bisogno di stare fermi, di raccontare ciò che accadeva a un metro dalla nostra porta di casa ed effettivamente “Marassi” è un bel testimone della scelta di oggi. Per cui ci siamo fatti influenzare da questo quartiere; è estremamente semplice e noi amiamo molto la semplicità e ambiamo sempre a raggiungerla.
In questo disco c’è una maturità di stile, molto differente dai lavori precedenti. E’ una questione appunto di maturità o un cambiamento nei vostri gusti?
R: Sicuramente i nostri gusti sono cambiati e spero che cambieranno ancora perché siamo sempre in una continua ricerca e ascoltiamo una marea di gruppi nuovi che vanno dal pop al rock e all’hip hop per cui sicuramente i nostri gusti sono cambiati e noi stessi in questi anni siamo cambiati. E’ evidente che il disco deve essere obbligatoriamente differente rispetto ai lavori precedenti.
3. Quali sono allora gli Ex-Otago? Sono tutti questi stili o c’è un genere che più di tutti vi rappresenta?
R: Gli Ex-Otago sono nati come un gruppo pop meticcio dalle varie influenze e lo siamo sempre stati. Abbiamo sempre usato il rap, le tastiere, abbiamo mischiato la musica dance con la musica cantautorale e continuiamo ad essere in qualche modo così sebbene con mille sfumature e colori diversi. Però l’approccio alla musica, all’ascolto e alla composizione è sempre questo.
4. La vostra musica trova spazio sia nella tv generalista e sia nelle grandi radio nazionali. Secondo voi c’è un nuovo pop italiano che si sta affermando alternativo a quello classico ? Che idea vi siete fatti in merito?
R: Si secondo me c’è un nuovo pop e francamente c’è un gran bisogno di sentire dei testi e delle musiche nuove anche perché in radio spesso ci si addormenta altrimenti. Penso che questo sia il periodo più fortunato degli ultimi tempi riguardo al pop perché negli ultimi tempi trovano spazio in radio gruppi che difficilmente prima trovavano spazio. Adesso passano in radio e piacciono anche perché un conto è passare in radio e un conto è riempire i locali. In questo momento stanno accadendo entrambe le cose: penso a Cosmo, a Calcutta, a noi e anche ai TheGiornalisti per fare qualche esempio. Ci sono diverse realtà che in qualche modo adesso sono sulla bocca della gente comune e per un gruppo come gli Ex-Otago essere ascoltati dalla massaia di Voghera, dal filosofo o dal calciatore di Milano è proprio il massimo. Io credo che grande merito ce lo abbiamo anche noi come movimento pop perché abbiamo scritto delle canzoni belle. E del merito ce lo hanno anche radio come Radio Deejay che se ne frega di tutto e rischia sempre passando brani di autori semi sconosciuti.
5. Sembra quasi che oggi non si possa fare musica senza prescindere dal talent show. Pensate che sia uno sbocco necessario ormai per fare musica a un certo livello?
R: Credo che i talent siano una commediola un po’ triste della musica. E’ la parte meno interessante soprattutto perché c’è un’educazione all’interpretazione delle canzoni. Basta delegare ad altri; bisognerebbe insegnare ai ragazzi a rimboccarsi le maniche, dire la propria e fare qualcosa nel quotidiano. Il talent invece va nella direzione opposta. E’ come andare al supermercato. C’è chi va al supermercato e cerca il talent perchèìé delega e poi invece c’è chi va in campagna e si fa il suo bell’orticello e prova a coltivarsi il suo cibo.
Probabilmente anche con più fatica.
R: Certamente. Quando hai il piatto servito è tutto più semplice. Credo che la fatica sia una cosa molto bella soprattutto se poi viene seguita da una grande soddisfazione. Chi va ai talent sicuramente avrà la soddisfazione che gli deriva dalle centinaia o migliaia di persone che li seguono. Però se parti dal piccolo club o dal centro sociale e poi riesci a riempire locali da mille persone, credo sia un’altra cosa.
6. Internet e i social sono l’unico strumento a disposizione di artisti che trovano meno spazio nel mainstream? Li usate? Che rapporto avete con la comunicazione web?
R: Senza dubbio sono strumenti imprescindibili. Noi inizialmente su internet e sui social non siamo mai stati molto forti perché abbiamo sempre preferito investire sui contatti fisici e sugli incontri. Ci siamo poi resi conto che è uno strumento dell’oggi e per di più molto pop. Siccome noi siamo pop e viviamo nell’oggi ci siamo detti che forse stavamo sbagliando e valeva la pena investirci qualche energia in più. Un conto però è investirci energie e un conto è pensare che questi strumenti siano i salvatori del Pianeta. Quello non lo crediamo assolutamente però crediamo che siano una bella possibilità per giocarsela.
7.. Quanto hanno pesato Internet e i Social sul vostro successo?
R: Hanno pesato un po’ però sono piuttosto distratto e poco lucido su queste cose e quindi non saprei dirti quanto abbiano pesato precisamente. Però esistono altri gruppi sui quali internet ha pesato molto di più per il loro successo.
8. Quali sono i vostri prossimi progetti a questo punto dopo il successo di Marassi?
R: Proprio oggi su Spotify è uscito “Gli occhi della luna” con un feat. di Jake La Furia dei Club Dogo. Per ora comunque non stiamo pensando al futuro, ma siamo molto affezionati a questo presente in cui ci stiamo molto divertendo e che ci sta dando molto quindi non stiamo pensando al domani ma ci godiamo e investiamo sull’oggi. Sabato scorso si è concluso il nostro tour ma a breve usciranno notizie sul nostro nuovo tour che sarà molto ambizioso.
9. Ma come è nato il feat. con Jake La Furia?
R: Un giorno ci chiama il nostro management e ci dice che Jake era andato sotto con “Marassi”. Così ci ha chiamato e abbiamo deciso di provare a fare qualcosa insieme. Noi abbiamo un approccio sempre molto variegato con la musica visto e Jake è sicuramente molto lontano dal nostro genere musicale però sono affascinanti a volte quegli incontri un po’ “bizzarri”. Lui è venuto alla nostra data milanese e abbiamo provato a suonare insieme al sound check; ci ha presentato un suo testo ed è venuta fuori una bomba. La collaborazione ci ha convinto subito anche perché noi abbiamo avuto anche in passato un certo rapporto con il rap ed è una cosa che ci piace sempre. Così abbiamo deciso di registrare le voci e uscirà anche un video che abbiamo girato allo stadio di Marassi (stadio di Genova ndr.)
10. Questo singolo è l’anticipazione di qualche nuova uscita discografica?
R: Per il momento è solo un singolo arricchito dal feat di Jake La Furia, ma non escludo l’uscita di qualche altro inedito.
Fabiano Catania
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