“Promettimi che sarà cosi”, è il primo album di Palmiro Secondo. Il disco mostra subito il suo carattere deciso con un sound che sfuma dal post-grunge all’alt rock mentre i testi, rigorosamente in italiano, spaziano tra aspetti autobiografici e un tocco di romanticismo adolescenziale. Non mancano le canzoni con tematiche sociali come in “Compleanno” e “Barbara”, che sono sintetizzate in “Libero”. Il disco, uscito il 22 novembre 2016 in digitale, è stato registrato al GreenFog (Genova) da Mattia Cominotto, conta 10 inediti più una cover di “Abbronzatissima” di Edoardo Vianello e, ad oggi, è stato pubblicato un singolo con videoclip, “Obitorio”.
Chi è Palmiro Secondo? Palmiro Secondo nasce nel 2012 dalla chitarra acustica di Alessio “Palmiro” Zappalà, che dopo diverse esperienze cantautorali e in acustico, si dedica a sonorità più elettriche e sporche. Diversi sono anche i cambi di formazione che non poco hanno rallentato il progetto, ma ad oggi il gruppo sembra essersi stabilizzato come quartetto elettrico di cui Alessio è autore, voce e chitarra.
Incuriositi da un primo ascolto del disco, abbiamo pensato di fare due chiacchiere con Alessio “Palmiro” Zappalà, e questo è il risultato:
Come è nato il disco?
R: L’idea è nata dopo aver registrato una demo nel 2015, nonostante diversi riconoscimenti e note positive, non eravamo pienamente convinti di quel lavoro, quindi ci siamo rimessi sotto a rielaborare brani antecedenti alla demo e a produrne nuovi. Le tracce nascono, come ogni mia canzone, dalla mia quotidianità, dalla mia chitarra acustica. Inizio a suonare, riprendo i miei pezzi, salta fuori qualcosa e, in qualche ora, butto giù testo e possibili arrangiamenti. Così riporto il tutto in sala, dove il brano viene completato seguendo le mie linee guida e, a volte, stravolto dalla buone proposte del gruppo.
 

Quali sono le influenze e il vostro background?
R: In realtà la sfumatura grunge e punk è saltata fuori, non è stata precisamente ricercata, ma è frutto del suonare insieme. Certamente gli anni “90’” hanno avuto la loro influenza, così come tutti ho avuto le diverse fasi: cantautori, Nirvana, Blur, Queen. Ecco, da ragazzo ho vissuto il fenomeno grunge con un po’ di distacco, preferivo voci e chitarre decisamente più limpide e pulite come potevano essere la voce di Freddie Mercury e la chitarra di Brian May; poi crescendo i gusti sono cambiati e ho iniziato ad apprezzare sound più sporchi. Ad ogni modo il mio focus di ascolto è sempre stato indirizzato principalmente verso la scena indipendente italiana, che di fatto è una musica più di nicchia. Io, da musicista, seguo, apprezzo e ho sempre ricercato la scena indipendente italiana. Ho seguito molto i Verdena e Moltheni e ho adorato, sin dal primo ascolto, i Tre Allegri Ragazzi Morti. Sin da ragazzo suonando ho sempre pensato: “Ma se io che suono questo tipo di musica, non ascolto queste gente, chi mai ascolterà me se magari un giorno suonerò seriamente?”. Credo quindi, che sia giusto dare spazio anche a gente che magari tecnicamente non sarà il massimo, ma suona ora, adesso e per farlo, bene o male che sia, ha bisogno di un qualcuno che ascolti. In tante zone manca la cultura del “nuovo”, della musica Live, mancano i locali disposti a farti esibire e manca soprattutto il pubblico, questo credo sia un limite per la nostra scena indipendente.
Copertina e titolo?
R: La copertina è merito di Zippo, mio grande amico ed ex bassista del gruppo e della nostra grande artista, la disegnatrice Raffaella Bertolini. Una sera mentre si parlava del disco, si è proposta per buttare giù “uno schizzo” di copertina. Volevamo qualcosa di artistico, di espressivo e devo dire che ci ha decisamente accontentati. Dopo aver ascoltato il disco, se ne esce una sera con questo disegno, questa meravigliosa copertina, ispirata dal pezzo “Compleanno”. Per casualità, solo dopo la pubblicazione del disco, abbiamo scoperto di essere nati lo stesso giorno. Titolo, si è pensato al tipico titolo omonimo del gruppo, ma l’opzione non ci convinceva. Riascoltando il disco è saltata fuori questa frase, presente nel testo di “Ricreazione”: “Promettimi che sarà cosi”. Ad oggi, forse, è la frase che più ci rappresenta, con tutte le sue possibili interpretazioni e racchiude il messaggio del disco: l’adolescenza, con tutte le sue possibili difficoltà, bella o brutta che sia stata, è il periodo che più ci forma e che ci dà l’impronta per affrontare il futuro. L’adolescenza è fondamentale ed è fondamentale viverla e ricordarla senza troppi rimpianti e paure, perché appunto questo “Promettimi che sarà cosi”, lascia intendere che, per qualsiasi cosa, c’è sempre una speranza.
I testi sono rigorosamente tutti in italiano, mentre le tematiche spaziano da un romantico autobiografismo ad argomenti sociali contemporanei, perché queste scelte?
R: Sì, scrivo sempre in Italiano, perché credo che suonando qui sia giusto usare prima la nostra lingua, così da farci capire al meglio da tutti e trasmettere anche un’emotività che magari, dovendo tradurre il testo, andrebbe sicuramente persa. Quindi meglio togliere qualcosa alla musicalità, diciamo, ma valorizzare il concetto del brano. Le tematiche, come hai detto spaziano da romantici ricordi adolescenziali, “Barbara” ne è il più chiaro esempi, è il nostro brano più vecchio, quello che meglio ci rappresenta; poi le tematiche sociali più attuali. Ci tengo a sottolineare che io non ho il “concetto di confine”, preferisco la libertà come ribadisco chiaramente in “Libero” e questo è un argomento che mi sta molto a cuore. È una situazione quella attuale, quella della limitazione della libertà di movimento, delle “barriere”, che veramente non riesco a capire e ad accettare, perché onestamente penso che nascere in un paese anziché in un altro sia solo una questione di “gran culo”, e citando “Io vengo dalla luna” di Caparezza, insomma, non mi sta bene il “sei nato qui perché qui ti ha partorito una fica”.
In chiusura, cosa ne pensi della scena indipendente attuale?
R: Premetto che le sonorità anni ‘”80”, che tanto si sentono oggi, non mi appartengono e non mi coinvolgono, preferisco senza dubbio sonorità e voci più ruvide e “rovinate”; però apprezzo la dinamicità degli ultimi anni, ad esempio gruppi come gli Ex-Otago che ho sempre seguito e apprezzato, i Thegiornalisti, di cui ho molto apprezzato i primi album, e gli OdFulmine; o ancora Motta e Cosmo che apprezzo molto per il timbro cantautorale. Vederli emergere, mi dà la speranza e l’impressione che il pubblico stia cambiando, e che inizi finalmente a prestare attenzione anche a chi suona nel suo piccolo, senza proporre le classiche “canzoncine” e senza avere alle spalle le grandi pressioni mediatiche.
Giandomenico Severini
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