Torino, Hiroshima Mon Amour è “La fine dei vent’anni” ma l’esordio di Motta, con il suo primo album omaggiato dalla critica in tutte le maniere, persino da Rolling Stone, inizia un concerto atteso da tutti quanti e non solo dai torinesi ma da tutta Italia.
Lo spettacolo di Francesco Motta a cui prendono parte lui e i suoi musicisti non è solo musica, ma è anche gioco di luci costruite ad hoc per la sua tournée, è fatto di vari virtuosismi strumentali, il cantante riesce a sostenere un pubblico discretamente vasto senza mai far annoiare e distrarre chi è venuto ad assistere.
Nonostante abbia un solo disco all’attivo con dieci canzoni, Motta è riuscito a crearsi una fan base molto ampia e molto calda, che va a sentirlo nonostante le poche melodie, più due cover del suo vecchio progetto ovvero i “Criminal Jockers” ironizzando anche sul fatto che è l’unico che può fare le cover.
Le canzoni vengono riadattate per il live, usando suoni molto più ripetitivi e tribali, con l’utilizzo spinto dei vari tamburi e l’unione della batteria che accompagna, ma non mancano le varie chitarre, cambiate ripetutamente sul palcoscenico poiché ognuna è destinata ad una canzone precisa.
Le linee vocali sono molto aggressive sopratutto nei due brani “Roma stasera” e “Fango”, cover dei Criminal Jockers, invece è più avvolgente durante le canzoni “La fine dei vent’anni” e “Bella davvero” alla quale come al solito, fa la prefazione dove dedica il brano a tutte le donne trans belle al mondo.
Motta in maniera molto umile più di una volta durante il concerto si inchina per ringraziare il pubblico e i musicisti, di cui ripete più e più volte i nomi, poiché senza di loro e senza Senigallia non sarebbe stato un così bel spettacolo.
Se non siete ancora stati ad un concerto di Francesco Motta la redazione di Urbanweek vi invita a rimediare immediatamente, visto che siamo agli sgoccioli delle date!
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