Erano le 21:30, era il finire di una bellissima giornata d’autunno e qualcosa a Parigi cambiò per sempre. Arrivò in pochi minuti la morte più inattesa, quella che ti coglie mentre bevi una birra al tavolino del bistrot, mentre salti e ti scateni a un concerto rock e i colpi non sono quelli della batteria ma di un kalashnikov che ti spara addosso. Morirono in 130 la sera di venerdì 13 novembre.
Quella ferita sanguina ancora, i francesi non dimenticheranno mai quella partita interrotta dalle esplosioni allo Stade de France, il sangue che colava dai marciapiedi, fra i tavolini della Belle Equipe, del Carillon, del Petit Cambodge, della Bonne Biere, di Casa Nostra, del Comptoir Voltaire. E negli occhi rimarranno le immaigini della carneficina al Bataclan. E’ stato l’11 settembre della Francia, atterrita, ancora sotto shock, ancora alla ricerca di tutti gli assassini e di tutti gli errori commessi.
Ma la voglia di voltare pagina e ripartire è traboccante.
“Non dobbiamo mai permettere che l’odio prenda il sopravvento“, dichiara Zucchero in merito a “Streets Of Surrender (S.O.S.)”, brano definito da Bono come un inno contro l’odio e a favore della libertà.
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