I Nobraino, gruppo di Riccione dalle sonorità indie rock e attivo dal 2006 con quattro album all’attivo, sta per tornare con un nuovo lavoro.  L’11 novembre, infatti, uscirà il loro quinto album “3460608524”, pubblicato da Woodworm e Audioglobe: dopo un lungo periodo di assenza, sono pronti tredici nuovi inediti.
L’album parla della ricerca delle interazioni sociali, infatti il titolo è un vero e proprio numero di cellulare. Si tratta di un contatto telefonico che sarà attivo proprio durante l’imminente tournée, al quale la band risponderà ad orari e in giorni stabiliti. In questo modo, i Nobraino hanno intenzione di creare con il pubblico una linea diretta senza alcun tipo di intermediari, per essergli vicino non solo con la musica, ma creando anche un rapporto non simbolico nella dimensione reale fuori e sopra al palco.
In generale l’album presenta una ricerca del suono non più dettata dal singolo brano, ma più generale nei pezzi, evitando tutto ciò che può distogliere l’ascoltatore dalla purezza dello strumento, creando più un disco dalle sonorità live e non da studio con riverberi e distorsioni, con tonalità sul funk e meno basse che contraddistinguono Kruger.
Armonizzazioni accompagnate da una ricerca della parola e della musicalità di essa nei testi, come dentro la canzone “La statua” che apre disco. Le parole si sposano con il riff della chitarra iniziale insieme alla tromba, per continuare il brano mischiando il genere jazz e funky, il testo che accompagna chiedendo di diventare una statua da idolatrare e da prendere in giro, ironizzando anche sul concetto uomo-donna riferendosi alla sua infanzia.
Continua il suo passato con il secondo pezzo Cambiata”, canzone dai toni sempre funky ma più malinconici, parlando del padre e della sua voglia di essere diverso da lui e per questo la scelta di fuggire alla ricerca di nuovi padri e di nuovi amori, finendo poi per far pace con sé stesso e le sue paure; come altro brano interessante che spicca, troviamo al sesto “Soqquadro” già dal titolo ha un duplice significato, sentirsi a soqquadro dentro di sé ed essere anche un quadro lui stesso, tutto storto come un Picasso o una natura morta come quelle che dipingeva Cezanne, per chiedersi poi guardandosi allo specchio chi può aver dipinto la sua faccia.
Concludiamo la recensione con altri due brani molto interessanti, diversi fra loro: uno è il decimo “Centesimo” e l’altro è quello che conclude il disco, ovvero “Tempo di Iside”, il primo dai toni più aggressivi e disperati, del sentirsi vuoto ricercando un aiuto, mentre l’ultimo è più allegro e romantico, la descrizione dell’amore e dei corpi che si disfano unendosi e amandosi.
Questo ultimo lavoro di Nobraino non solo è da ascoltare il prima possibile, ma anche da vivere sul palco. Una ricerca pressoché perfetta del suono e delle melodie sperimentali che negli altri lavori non sono riusciti ad avere, un disco che può tranquillamente stare fra le migliori uscite di questa fine 2016.
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