Eva Rea incontra il giovane rapper sardo (Olbia,1988) in occasione del suo instore alla Mondadori di Palermo. En?gma sta girando l’Italia con “Indaco”, il suo ultimo album nonché suo primo progetto da solista – ha recentemente dichiarato di aver lasciato la Machete Production.
“Indaco” ha esordito direttamente al sesto posto delle classifica Fimi.
1) Secondo te perché ci sono persone amanti della routine e altre che la vedono come una trappola?
Perché fondamentalmente la routine è una sicurezza, c’è chi ne fa una sicurezza. Chi la trova una trappola invece… non saprei. Per esperienza personale, so che io ho bisogno dei miei riferimenti: mi piace creare piccole routine e magari poi cambiarle.
E a quale tra le tue routine tieni di più?
Magari potrebbe sembrare una cazzata, ma ultimamente è importante per me bere acqua e limone appena sveglio.
Senza bicarbonato? Qualcuno dice sia meglio…
Sì senza. La corrente da cui attingo io vuole acqua e limone tiepida. E basta, lo faccio sempre! Tanto sport.. magari sempre negli stessi orari.
Ho saputo che sei un calciatore grazie ad una tua intervista recente.
Sì esatto. Qualcuno ne ha parlato: sono un grandissimo amatore della cosa.
2) Qual è la trappola più grande del nostro secolo?
Eh.. bella domanda, ti ringrazio! Secondo me siamo.. disemminati.
“Dividi et impera” ha rovinato tutto?
Mmm sì. Anche se poi hanno fatto del globalizzare una divisione, sembra un paradosso, ma intendo a livello di sistema. Forse una delle più grandi trappole è il non riuscire a cogliere ciò che il sistema vuole nasconderci. La trappola è il mascheramento di ciò che potrebbe essere alla nostra portata, se solo volessimo. Certe correnti culturali, certi concetti.. dovrebbero essere più gettonati e più alla nostra portata.
Vuoi dire che la trappola per eccellenza è legata al non andare oltre a ciò che propongono i mezzi classici di comunicazione?
Sì sì, ecco… essere imboccati!
3) Come definiresti la differenza tra fare l’amore e fare sesso?
Puramente dal punto di vista emozionale, senza dubbio. Anche se è soggettiva la questione di riuscire a concedersi emozionalmente anche senza confidenza.
Cioè ‘fare l’amore’ con uno sconosciuto, si può?
Sì… è li che volevo arrivare. Il sesso occasionale distinto da quello fatto con la tua ragazza… non è così automatico, sarebbe troppo semplicistico. E’ soggettivo!
Quindi può succedere che due persone compiano lo stesso atto ma mentre una fa l’amore e l’altro fa sesso?
Sì, certo.
4) Rebus ep, Foga, Dedalo Ep, Indaco. Come hai scelto i nomi? Qua è il filo conduttore per eccellenza?
Il filo conduttore principale è il racchiudere tutto in una sola parola. In questo caso è bastato il colore indaco per racchiudere l’immaginario che avevo dietro. Da lì si capiva lo stampo con cui era stato concepito quel progetto, come il dedalo e il rebus. Mi piace che una parola racchiuda tutto come fosse una matrioska.
Quindi hai fatto un percorso dal micro al macro?
Esatto. Poi magari ritratterò, ma ora mi piace proprio concepire così i titoli. Se ci fai caso, le canzoni raramente sono composte da più di tre parole. Anzi la maggior parte dei titoli sono molto diretti.
Monolitici!
Sì, magari, per il mio modo di scrivere, qualcuno poteva aspettarsi che chiamassi il disco “I racconti di Marcello nella valle”, invece no, mi piace intrigare in qualche modo. Tu ascoltatore/ ascoltatrice leggi “Indaco”, io so tutto, ma tu non sai a cosa mi riferisco… e dici “Perché indaco?!”
5) Il peyote rappresenta una delle droghe allucinogene più popolari e considerate fra le popolazioni indigene del Messico, al punto che per gli Indios messicani era a tutti gli effetti un dio. Con l’arrivo dei Conquistadores spagnoli, e con l’introduzione forzata del cattolicesimo, l’uso del peyote fu considerato peccaminoso e diabolico. In “Rapa Nuy”, non ho potuto non notare la tua citazione su Aleister Crowley. Qualcuno dice fu proprio Crowley a portare nel sud America e in Europa il peyote e ci sono teorie discutibili che lo collegano al satanismo, altre che smentiscono. Cosa ti ha colpito di questo personaggio?
Ovviamente mi piaceva per l’incastro delle rime. Rapa Nuy è la commistione di tante cose collegate dallo stesso immaginario. Un immaginario mistico. Un’altra cosa è che faccio citazioni a livello temporale e geografico lontane tra di loro ma, a mio modo di vedere, c’è un filo che conduce queste culture e questi posti. Spesso! Sia a livello architettonico e di rappresentazioni figurate ci sono affinità! Detto questo, lui è il padre fondatore dell’occultismo. Poi, che sia stata associato al satanismo… certo, i viaggi che ha fatto hanno punzecchiato..
La cultura principale, nuove idee e nuovi modi di curarsi
Quello che passa a noi è il satanismo dei riti strani e altro. E’ una corrente estrema e c’è chi la interpreta in maniera violenta e chi, semplicemente, fa di quei concetti un uso… a fin di bene, in una certa maniera. Lui a mio modo di vedere è un personaggio molto intrigante soprattutto per i viaggi fatti, è probabile abbia ‘esportato’ il peyote, come dici tu. Però c’è da dire che.. proprio perché mi piace immergermi nel leggendario, cerco di metterci quel raziocinio che tira fuori la Mia Verità. Innanzitutto penso. Noi siamo stati creati così. Non abbiamo bisogno di sostanze esterne per elevarci più in alto, per raggiungere altri stati. Perché ci vedevano Dio? Perché magari.. arrivano ad essere alterati in una maniera che non sapevano cosa fosse e allora.. è dio. Nel tempo è sempre stato così.
Anche il fuoco fu dio nel Paleolitico!
Esatto, qualsiasi cosa risultasse nuova o sconosciuta sembrava dio. Spuntassero gli alieni.. Sì come qualcuno dice già essere scritto nella Bibbia ebraica… eh si ecco, qualcuno dirà che sono dio.. o arriva una luce ed è Gesù. Bisogna stare attenti.
Ci consigli, quindi, di muoverci sempre nel dubbio.
Sì, il mio nome del resto lo suggerisce!
6) Hai detto di stimare molto Primo Brown, e citandolo non può che venire in mente la realtà della morte, con cui tutti ci confronteremo. Ne parli molto ed è l’ultima domanda che voglio farti. Secondo te si può lavorare in qualche modo sulla “paura della Morte”?
Assolutamente sì, anche se secondo me anche chi ha lavorato il più possibile sulla paura della morte in qualche modo è sempre, nell’ultimo momento… anche spaventato. Perché quello è l’ignoto. Tu puoi accettarlo, lavorare sull’accettazione della morte stessa e sulla tranquillità che porta, credere che dopo ci sia qualcosa di migliore. Infatti è quello che fondamentalmente vado ad affrontare negli ultimi pezzi “River Phoenix”, “Prendi me” e “Oltre”. La seconda non è inno al suicidio, ma esprime comprensione verso chi trova nel suicidio, il sollievo.
La sua accettazione..
Esatto. E’ l’auspicare a qualcosa di successivo e allo stare tranquilli con se stessi, perché ciò che andiamo a lasciare, ciò che andiamo a scrivere, sopravviverà in ogni caso. Secondo me ci si può lavorare, puoi essere convinto ed essere quadrato, ma non puoi comprendere ciò che non conosci anche per un nano secondo il tuo integerrimo “Io più profondo”…
Chiaro, il massimo che possiamo fare è meditare confidare nell’esperienza pre-morte che raccontano gli altri, ma siamo sempre lì: alla fine è la loro esperienza soggettiva, chissà come sarà per te..
Appunto!
7) Molti grandi Maestri hanno lavorato un’intera vita prima di vedere un’aura, affermando che se una persona è sincera, se si esercita coscienziosamente e se ha fede, vedrà l’aura. Essa è alla portata di tutti: basta perseverare. Se si vuol vedere l’aura nella sua pienezza, basta contemplare un corpo nudo, perché i vestiti influenzano l’aura. Sei d’accordo? Hai mai letto qualcosa di questo tipo?
Sì, in realtà non parlava di vestiti come ‘materia d’ostacolo’ però secondo me la tua analisi ci può stare. E’ chiaro che sempre analizzandola a 360° quando ci si denuda completamente, come dire.. quasi tutti di questi tempi si sentono nudi non solo a livello fisico ma anche..
Intendi perché si è diffuso il senso del pudore?
Esatto, l’imbarazzo. Dunque è possibile che ci sia bisogno veramente di quello stato. Secondo ciò che ho letto io, serve la luce giusta: la situazione giusta.
Tu quale colore assoceresti alla tua aurea?
Non posso che scegliere l’indaco.
 Hai mai conosciuto un bambino indaco?
Non nella sua definizione..
Come lo definiresti, questa esperienza è l’ultimo strato della matrioska di cui ci parlavi!
Io credo di averne incontrati tanti magari anche adesso tu lo sei, mentre stiamo parlando. Credo che lo siano in tanti e chi ha sviluppato e ha capito ha avuto comprensione di determinati lati di sé, e li ha coltivati anche inconsciamente, ognuno lo fa in modo soggettivo. Cè chi lo reprime e non crede a queste cose. Quella che può essere un’intuizione è un sogno stupido tipo ‘oggi ho mangiato pesante’; che poi se mangi mezzo ‘porceddu’ e ti metti a letto chiaramente non stai benissimo. Credo che tendenzialmente ci si fa poche domande su quello che magari è una dimensione diversa dalla nostra che questa ci vuole segnalare. Magari quando si parla di certe cose qualcuno ti prende per sciroccato.
Per un matto! Come la carta 0 dei tarocchi di Osho!
C’è chi studia queste cose, chi crede in certe religioni molto più diffuse e chi magari preferisce fare propri certi concetti.. come me, e tanti altri. Non saprei dire chi ho incontrato più indaco di altri. Sicuramente anche tra le persone che mi sono più care riesco a identificare dei lati: chi spicca in una cosa, chi in un’altra, quelle piccole peculiarità e caratteristiche che a mio modo di vedere li rende speciali. Io diffondo cultura non dando nulla per scontato e chiedendo sempre il ‘perché’ delle cose.
Riassumerei il tuo progetto come un voler dolcemente portare verso il ‘Risveglio’, ma, a volte, meno dolcemente… e ci sta anche! Grazie del tempo che hai dedicato a noi di Urbanweek.
Questo è il grande “En?gma”.
Ciao a tutti e grazie a voi!
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