Ho incontrato Fabrizio Rispoli per conoscere il suo ultimo progetto, “White&Blue”, che segna il suo debutto solista.
White&Blue è l’album che segna il tuo debutto solista: cosa ti ha spinto a pubblicare un disco tutto tuo?
Era una cosa che avevo in mente da moltissimo tempo. Ho sempre avuto però delle difficoltà nel tirar fuori dal cassetto questo mio desiderio soprattutto perché mi piace molto lavorare in gruppo. Questa cosa nonostante sia molto piacevole musicalmente parlando per l’ interazione con gli altri musicisti, d’altra parte non consente di esprimere totalmente la propria indole musicale a causa di compromessi o gusti musicali diversi. Quindi ad un certo punto del mio percorso, avendo comunque realizzato dei brani che avevo messo da parte, ho deciso di intraprendere questo cammino da solista.
Raccontaci qualcosa delle tracce contenute nel tuo ultimo lavoro…
Quando si tratta di musica sono molto esigente sia dal punto di vista strettamente musicale sia per quanto riguarda le emozioni che la musica stessa deve trasmettere. Quindi sono stato esigente anche nei confronti di me stesso e ho cercato di produrre un lavoro che avesse delle caratteristiche di una certa importanza, sia dal punto di vista della composizione sia dal punto di vista emozionale. Sono tracce volutamente diverse fra loro proprio perché rappresentano la vita normale, quella di tutti i giorni. Un giorno ci si puo’ sentire pieni di energia, un giorno tranquilli, un giorno ci si puo’ sentire incazzati e un giorno amorevoli. La musica di questo disco ti accompagna in un viaggio variegato dove puoi sperimentare diverse sensazioni. I testi parlano perlopiù di sentimenti com’è l’amore, la mancanza, la ricerca di qualcosa ma alcuni testi sono anche veicoli per comprendere determinate condizioni di vita che talvolta sfuggono la nostra comprensione. Quello che però mi piace sottolineare è che tutti questi aspetti sono visti sotto una prospettiva di speranza. C’è all’interno un sottinteso ottimismo che è un po’ la mia visione personale della vita.
Chi ha collaborato alla nascita di White&Blue?
Devo dire una cosa, la devo dire per forza…Voglio dedicare questo lavoro a tutti coloro con cui ho collaborato nella mia carriera musicale, perché è grazie a loro che sono cresciuto. Se sono riuscito a fare certe cose non è solo merito mio, ma voglio condividerlo con tutti i miei colleghi musicisti che mi hanno supportato, consigliato, criticato nel corso di tanti anni di lavoro e dai quali ho imparato ad essere musicista. Grazie.
Ed in special modo voglio ringraziare gli attuali collaboratori con i quali ho registrato White & Blue: Marco Carlesso, Nicola Dal Bo, Lino Brotto, Andrea Tombesi, Gianluca Carollo, Marco Catinaccio, Michele Polga, Cristina Esa, Patrizia Rossi e altri che, seppure da esterni, hanno contribuito moltissimo alla realizzazione di questo album come Aaron Tesser, Stefano Dall’ Osso, Claudio Zambenedetti con i quali continuo a scambiare idee ed emozioni musicali. Ed infine last but not least la ALMAN Music nella persona di Alberto Mantovani che guida questa realtà in maniera ineccepibile, che mi ha dato fiducia e con cui si lavora serenamente e seriamente. Grazie a tutti voi.
La tua carriera è iniziata cantando nelle band di noti programmi radiotelevisivi nazionali (da “Ci vediamo in TV” di Paolo Limiti a “Il tappeto volante”, da “Quelli che il calcio” a “Viva Radio Due” con Fiorello e Baldini): cosa porti con te di queste esperienze?
Beh possiamo dire che l’arrivo in certi programmi è arrivato dopo che la mia carriera era già abbastanza avanti. Avevo già fatto molte cose a livello musicale: concorsi, eventi anche molto importanti, ho fatto anche Castrocaro con i Level Group (il mio primo gruppo), poi e’ arrivato un provino per la Rai perché avevano bisogno di un corista e ce l’ho fatta. E’ stata un’esperienza molto importante dove ho imparato molto sulla professionalità, sull’impegno profondo e sull’essere sempre pronti ad ogni evenienza. Lavorare con un’orchestra di professionisti è sempre emozionante e gratificante ma anche molto impegnativo. In Rai ho fatto molte cose come corista e come solista ho partecipato a diverse trasmissioni…quando sei lì poi nascono delle occasioni lavorative interessanti. Sono state esperienze molto formative che mi hanno aiutato a prendere una certa direzione sull’obbiettivo musicale che volevo raggiungere.
La tua musica è arrivata persino in Giappone! Come è andata?
È un po’ presto per dirlo ma per me è già una vittoria che mi abbiano scelto fra tanti. So che il Giappone è terra di conquista per chi fa musica ma i giapponesi sono un popolo molto esigente e percepiscono subito il livello qualitativo della musica, sono molto emozionali e tra l’altro forse già mi conoscevano perché ho collaborato vocalmente anche con qualche artista giapponese. Ad ogni modo sono molto felice di essere arrivato fin laggiù e spero che la mia musica piaccia e sia all’altezza delle loro aspettative.
Dove potremo sentirti dal vivo?
In ogni contesto dove verremo richiesti ma che abbia un minimo di contegno. È vero che veniamo dalla strada ma non per questo ci dobbiamo restare… La band sa il fatto suo e sicuramente avremo delle belle soddisfazioni. Ce la metteremo tutta per fare un gran numero di concerti anche se i tempi, sotto certi aspetti, non sono così felici per il live. Confido che la gente capirà il senso ed il peso di quel che stiamo facendo, perché è una musica diversa dal solito, che sa di ottimismo… E non è ciò di cui abbiamo bisogno ora? 😉
a cura di Laura De Angelis
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