Durante l’Indiegeno Fest ho avuto modo di scambiare due velocissime battute con Eugenio Finardi, colui che da sempre viene identificato come artista simbolo del pensiero indipendente e alternativo in Italia. In occasione del progetto “40 Anni Di Musica Ribelle” ha portato in scena tutti i suo più grandi successi, riproponendo per intero l’album più rappresentativo della sua carriera, “Sugo”. Il tutto è stato accompagnato dal racconto di aneddoti legati alla nascita dei brani e alle registrazioni in studio. Il suo live è stato davvero un concentrato di storia della musica italiana.
Esistono ancora i ribelli nella musica italiana?
Sì esistono, hanno meno visibilità, ma esistono, basti pensare a gruppi come Lo Stato Sociale o i Ministri, che hanno canzoni estremamente dure, o ad alcuni rapper, anche se la ribellione dei rapper tende ad essere meno sociale, meno focalizzata sulle tematiche socio-politiche, mentre Lo Stato Sociale e I Ministri sono molto a fuoco.
L’impatto nell’era di questa comunicazione diluita in mille canali però è molto minore, anche perché la censura nella società contemporanea è molto più sottile rispetto agli anni ’70. Il mio primo LP fu interamente censurato dalla RAI, che era l’unico veicolo esistente, meno una canzone che era un canto delle mondine e non potevano. In realtà fu una pubblicità, una grande pubblicità, perché poi l’anno dopo partirono le radio libere e il mio secondo disco “Sugo”, quello che siamo qui a celebrare questa sera, ebbe una grande risonanza anche perché lo suonarono le radio libere proprio in antitesi alla RAI. Adesso la censura è molto più sottile, perché ti dicono frasi come: “Sai non è molto in linea con la nostra programmazione, il mercato non assorbe”.
Recentemente sono stato in Cina, dove ancora vige la censura vecchio stampo e dove, infatti, mi hanno proibito di proporre un brano come “Non è nel cuore” per via del verso in cui dico “La prima volta che ho fatto l’amore” – strano come i regimi “totalitari” siano anche molto sessuofobi, chissà come mai la democrazia va insieme con la libertà sessuale, è una cosa strana – e lì appunto avrei potuto suggerire al governo di farmi ministro della propaganda, perché potrei suggerire modi molto più sottili di fare censura, che non promuovono i censurati. Ho notato questo tipo di differenza anche perché mi chiedevano se c’è la censura in Italia. Anche da noi c’è, solo che non te lo proibiscono esplicitamente, ma ti dicono “sai se dici certe cose vai fuori dal mercato”, che poi è la stessa cosa, il risultato finale è che la maggior parte della gente non conosce Lo Stato Sociale, i Ministri o Le Luci della Centrale Elettrica o coloro che comunque cercano di fare un discorso sociale.
In Italia sembra che la musica viaggi su due diversi binari. C’è quella che va in TV e quella che vive di live e che riempie i locali…
Già, è esattamente così, anzi andare in Tv appare stranamente negativo, lesivo, per chi è nel circuito indipendente alternativo ed è un grande peccato che sia così. Proprio adesso stiamo cercando di recuperare tutto il materiale storico, nel progetto di “ 40 Anni di Musica Ribelle”, che è nato dal ritrovamento dei nastri multi traccia di quelli della sala di incisione con le varie piste separate degli strumenti, e purtroppo non esistono documenti televisivi, la Rai non ha documentato niente, mentre invece ci sono straordinari documentari della BBC che seguiva i gruppi inglesi, anche i più strani e i più alternativi, ed è tutto documentatissimo, quindi adesso che questi gruppi sono storia, sono classici, esiste materiale, mentre di noi esiste qualche spunto. Poi c’era questa terribile abitudine di tagliare, facevano vedere solo un pezzo del brano. Hanno salvato solo un pezzo della canzone, oppure forse allora se ne mandava solo un pezzo, mentre invece di Canzonissima c’è tutto, quindi gli artisti mainstream sono stati più avvantaggiati.
Intervista di Egle Taccia
ph. Gianluca Talento
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