Eccoci qui a raccontare la seconda giornata di questo festival che sembra non sbagliarne una, dalla particolarità delle location alla scelta della lineup che fa contenti i diversi palati musicali. La parola chiave del day two? Sicuramente il rock che per l’artista finale, i Soulwax, si trasforma in elettronica potenziata da ben tre batterie. Il palco dello sPAZIO211 accoglie per primi gli Stearica, poi è la volta dei romani Giuda che conquistano tutto con un rock vecchio stampo e l’esuberanza della performance del cantante. Il primo grande nome italiano è quello di Motta che da quando ha messo fuori il disco “La fine dei vent’anni” non si sta perdendo nemmeno un festival, dall’ Indiegeno al teatro greco di Tindari al prato del TOdays. Il rito prima di iniziare il live è dei più affettuosi con Francesco che abbraccia i componenti della band. Si parte con in loop la frase “Prenditi quello che vuoi” titolo di una delle tracce più interessanti dell’album. Il live snocciola quasi tutti i pezzi del cantautore, alcuni eseguiti in chiave più rock altri con sonorità più elettroniche. Poche parole per il pubblico se non il ricordare che dopo di loro avrebbe suonato un gruppo storico e per la presentazione di “Sei bella davvero” dedicata alle donne transgender.

MOTTA

Il pubblico cambia età in attesa dell’esibizione dei The Jesus and Mary Chain, storico gruppo post-punk a cavallo tra anni Ottanta e Novanta ritornato sulle scene. Molti volti adulti e qualche ragazzina scatenata per un live che o ti piace o ti annoia. Ti piace se segui il gruppo da molto, ti annoia se non lo conosci per via della similarità delle varie tracce.

The Jesus

All’ Incet è la volta di uno dei gruppi italiani che negli ultimi anni ha collezionato successi e critiche, I Cani. Sicuramente sul palco dimostrano una maturità maggiore rispetto agli anni passati anche se l’ultimo disco “Aurora” risulta lontano dai primi lavori e soprattutto decisamente più pop. Qui si ape la polemica tra chi li preferisce più indie e chi apprezza il cambiamento. Detto questo molti sono i brani di “Aurora” portati al Todays che il pubblico apprezza e canta. I classici “Le coppie”, “Wes Anderson” e “Lexotan”, che chiude il live, hanno scatenato il pogo.
 

I cani

Con l’ultimo live del giorno il palco si trasforma in uno studio di registrazione che però sa anche di ambiente ospedaliero asettico. Due gabbie aperte ai lati del palco contengono due batterie bianche dal design spaziale, una terza sta invece in fondo al palco. Importanti le postazioni centrali con dei mixer dai tasti quasi infiniti, una stanza dei bottoni in piccolo. In fondo anche una seconda tastiera e la voce femminile. Tutti i componenti del gruppo erano in camicia bianca e pantalone nero, questa divisa conferma la sensazione di trovarsi in una sala operatoria della musica. Lo spettacolo è unico, un’ onda di energia fatta di suoni elettronici esaltati dalla potenza delle batterie. Se il tetto dell’Incet fosse stato più fragile, i beat dei Soulwax lo avrebbero buttato giù.
 

Soulwax

After party con alla consolle Michel Amato e Ivan Smagghe per Varvara Festival. Da segnalare: l’energico cantante dei Giuda, la reazione del cantante dei The Jesus and Mary Chains ai piccoli problemi tecnici del suo microfono, le espressioni “cazzute” della batterista dei Soulwax.

Federica Monello
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