PJ Harvey torna a suonare in America, a New York, dopo 5 lunghi anni di assenza dai palchi statunitensi.
A quella di stasera che doveva essere l’unica data al Terminal 5, é stata aggiunta una data il 15 agosto dato il rapido tutto esaurito che la cantante inglese ha conseguito appena annunciate le date del tour americano.
Queste date, unitamente a quella di Los Angeles, saranno le uniche in terra americana per tutto il 2016.
La location é molto bella e le porte aprono alle 19,30 nonostante sia agosto, vi immaginate un concerto in un club italiano in una grande città ad agosto a quest’ora?
Il locale è disposto con un grande parterre e 2 piani a balconata che ben presto si riempiono di gente in trepidante attesa.
Quando l’artista sale sul palco gli occhi brillano e le orecchie fremono per ascoltare l’impressionante band che la accompagna in questo tour: il poli strumentista Alain Johannes, il fido John Parish, Mick Harvey, Alessandro Stefana, Enrico Gabrielli, Jean-Marc Butty, Kenrick Rowe e Terry Edwards. Me ne manca uno e me ne scuso.
L’entrata avviene come quella di una banda, con un rullante in testa e tutti i musicisti in fila indiana che precedono l’entrata sul palco di Polly Jean.
Avvolta in uno splendido vestito viola con stivali di pelle sopra al ginocchio e guanti neri, con un’acconciatura fatta di piume nere e 2 ciuffi che le accarezzano il viso, la cantante inglese con il suo fido sax inizia con Chain of Keys a cui seguono altri 4 pezzi dal recente The Hope Six Demolition Project.
Il pubblico é attento, rapito dal magnetismo e dal carisma della cantante britannica e applaude fragorosamente sin dal primo pezzo. Un pubblico di qualità che non parla, ma ascolta rapito per scatenarsi in urla e applausi appena una canzone finisce.
Let England Shake apre le porte alla discografia passata di PJ Harvey, che nel frattempo ha tolto i guanti.
Il concerto é bellissimo i 9 elementi della band, che definirei molto più come un’orchestra ben collaudata e affiatata, regalano una qualità altissima di suoni. Percussioni, tastiere, fiati in perfetta sintonia che danno subito evidenza del grande lavoro di produzione e preparazione che sono alla base di questo grande show.
50ft Queenie é un pezzo punk rock incredibile a cui seguono Down By The Water e una struggente, magica, To Bring You My Love.
PJ ringrazia il caloroso pubblico, è strano sentirla parlare, e presenta tutta la band per attaccare subito con River Anacostia. Si chiude così il concerto e il pezzo viene praticamente suonato a cappella.
Acclamata a gran voce e con interminabili applausi PJ Harvey apre la parte bis con Near The Memorials To Vietnam e Lincoln.
Con A Perfect Day Elise si chiude, dopo quasi 2 ore, un concerto intenso, emozionante, di altissimo livello sonoro.
Tanti provano ad essere PJ Harvey, ma fortunatamente ne esiste solo una di Polly Jean. Diffidate dalle imitazioni e il 23 e 24 ottobre a Milano e Firenze andate a vedere un concerto che fa esclamare “viva la musica dal vivo”.
http://credit-n.ru/zaymyi-next.html