Abbiamo incontrato Bruno Bavota, interessante musicista partenopeo che il 30 settembre 2016 esce con il quinto lavoro “Out of the Blue”, 13 brani in cui il pianoforte dialoga con elegante intensità con chitarra acustica, archi ed elettronica, alla ricerca di un suono più omogeneo e più personale rispetto ai precedenti album.
Cos’è per te “Out of the Blue”?
“Out of the Blue” è un idioma della lingua inglese che descrive un evento che si verifica improvvisamente, senza alcun avvertimento. L’ho trovato un modo perfetto per descrivere la mia musica, cerco sempre di raccontare tutte le cose che accadono nella mia vita quotidianamente e tutte le emozioni che sento.
 
Raccontaci come sei diventato un musicista e come ti approcci alla composizione
Ho iniziato dalla chitarra acustica all’età di 24 anni, fino a quel momento la musica ha fatto parte della mia vita “solo” come sottofondo alle mie giornate. Mi sono sentito travolto da qualcosa che mi colpì nel profondo, a 26 anni mi sono poi approcciato al pianoforte ed ho subito la necessità di esprimere in note ciò che avevo dentro. Nel 2010 è uscito il mio primo album “Il pozzo d’amor” (autoprodotto), ora ci troviamo al quinto album “Out of the blue” che sento il più importante della mia carriera!
L’approccio alla composizione può essere svariato, posso dirvi che solitamente accade all’improvviso ed è in stretto contatto con i miei stati d’animo. Ci sono giorni in cui vengo totalmente sopraffatto dalle emozioni, e mi accorgo che è il momento giusto per sedermi al pianoforte. Spesso può capitare che pianga, che sorrida o provi ansia…tutto si rispecchia nei miei brani e sono felice che riesca ad essere il più sincero possibile.
Nel disco, oltre al pianoforte, ci sono interazioni interessanti con archi, elettronica e chitarra acustica. Ti piace sperimentare quindi….
Tantissimo! Cerco sempre strumenti e suoni in grado di dialogare con il pianoforte, rispetto ai precedenti album credo di aver trovato un suono più omogeneo e sopratutto più personale, in grado di dare un segno distintivo alla mia cifra stilistica.
Ti piacerebbe “appiccicare” delle parole alla tua musica, quindi fare diventare i tuoi pezzi delle canzoni a tutti gli effetti?
Non è la prima volta che mi viene chiesto 🙂 Sono sincero, trovo le mie composizione complete e credo esprimano perfettamente tutto ciò che voglio dire.
Cosa pensi della musica italiana contemporanea?
C’è un bel fermento in Italia e molti colleghi che fanno della musica davvero eccezionale. Credo non si sia creato un circuito rodato come all’estero, tra proposte artistiche e luoghi deputati all’ascolto di musica contemporanea, anche se ultimamente sto notando che anche qui il genere sta man mano avendo un’attenzione maggiore.
Fabrizio De Angelis
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