La Sicilia è terra, dai suoi albori, d’incontro di mille sfaccettature culturali, etniche e antropologiche. Da questo mix prende vita anche la musica di un gruppo che ha la sicilianità nel nome stesso. I Siciliano Sono fanno incontrare nella loro musica sonorità latine, folk, reggae e pop. Il primo disco “Siroko” lo hanno pubblicato nel 2012 e a maggio hanno messo fuori l’ultimo “Mundo Malo”. Andiamo alla scoperta del loro mondo polimorfo fatto di fiati, percussioni, basso, chitarra, batteria e voce.
Siciliani beddi! Chi sono e come si sono formati i Siciliano Sono?
La band nasce nel 2009 da un’idea del cantante-musicologo agrigentino Biagio Marino. Il bisogno di concretizzare le numerose ed originali idee musicali maturate nel tempo, comporterà la nascita dei Siciliano Sono. La formazione raggiungerà in qualche anno un definitivo equilibrio grazie anche alla presenza di musicisti abituati alle scene musicali. La maggior parte dei componenti infatti ha compiuto studi al conservatorio ed ha contribuito significativamente alla realizzazione del progetto. Presentiamo gli addetti ai lavori: Biagio Marino alla voce, Adriano Clementi alla batteria, Dario Bennardo al basso, Francesco Nicolosi alla chitarra, Alfonso Barba al trombone, Alessio Russo alla tromba, Adriano Carnabuci alle percussioni.
Ascoltandovi è palese l’influenza di diversi generi, dallo ska al reggae fino alla musica popolare e a qualche ritmo di spagnola memoria. Questo mix è frutto delle diverse anime dei componenti?
Come dicevamo prima la maggior parte di noi ha compiuto studi professionali storici, musicologici, classici, di conseguenza i brani sono frutto di molteplici punti di vista, di ricerche e di influenze personali fusi in un mosaico di note convergenti in un’ unica idea. In linea di massima si parte da uno spunto basilare proposto che verrà in seguito colorito o stravolto da tutta la band. È fondamentale però sottolineare la storia della nostra terra, culla di civiltà dominatrici e contenitore di tantissime culture coesistenti che hanno contribuito non poco alla formazione socio-culturale. Probabilmente nel nostro DNA la ricerca e la fusione delle tradizioni straniere sono fattori intrinseci.
“Malu Mundo” un insieme di siciliano e spagnolo nel titolo, ma anche in tutto il disco. Parlateci di come è nato questo vostro lavoro.
Il nostro nuovo lavoro è sostanzialmente un concept album che vuole descrivere e raccontare il disagio sociale visto da diversi punti di vista. Antecedente al lato tecnico vi è quindi un percorso emozionale personale e successivamente globale…questa riflessione dal sapore internazionale, ci ha portato a voler esprimere e dimostrare in musica, il forte senso unitario. Il fatto che in qualsiasi paese ci si trovi, la società si imbatte sempre negli stessi problemi e malumori…musicalmente quindi abbiamo svolto un estenuante lavoro di ricerca durato parecchio, capace di abbracciare e contenere diverse sonorità e stili a noi congeniali che si sposano perfettamente con i tipici ritmi nostrani, dimostrando che in musica tutti parliamo la stessa lingua.
La musica in Sicilia: fare musica nell’isola dal produrre all’esibirsi. Che aria tira?
Il vento frequente siciliano è lo scirocco! Dura circa 3 giorni portando con sé tanto calore ed odore africano per poi svanire all’ improvviso. Il paragone con il panorama nostrano potrebbe calzare a pennello! Ogni tanto qualche folata di speranza che si spegne inaspettatamente nel silenzio. A parte gli scherzi…la Sicilia è veramente una terra piena di talenti e di musicisti dalle idee stravaganti ed originali. Nei nostri concerti abbiamo avuto spesso occasione di incontrare artisti interessantissimi che come noi promuovono le proprie autoproduzioni in giro per l’isola e non solo. Ma in realtà non ci sono molte possibilità per quanto riguarda la musica inedita. Si potrebbe parlare realmente di scelte coraggiose a differenza di chi ne trae una mera speculazione tramite la frequente esecuzione delle solite cover, e per di più si svende. Ma è più un problema in scala nazionale…ormai il reclutamento è affidato ai talent che “meccanizzano” la musica e sempre più band si rifugiano nell’indie. La conseguenza è la mancanza di interesse, di cultura e di ricerca che ha creato una spiacevole categoria di gente che “sente” musica rispetto a chi ancora fortunatamente l’ascolta. Crediamo fermamente che molte major stanno perdendo davvero tante occasioni evitando di spulciare a fondo il mondo indipendente. Noi rimaniamo sempre ottimisti ed entusiasti di rincorrere i nostri obiettivi. È bello ritrovarsi in un panorama regionale rilevante, consapevoli che in qualche modo si sta tentando di costruire, partendo dalla propria città, qualcosa di importante con le proprie forze in maniera appunto autonoma, qualcosa di cui tutti potranno usufruire con semplicità e divertimento. Tutto ciò ci rende orgogliosi.
Federica Monello
http://credit-n.ru/zaymyi-next.html