“I tempi belli non tornano più” è il titolo dell’album di un personaggio che si muove tra realtà, fantasia, passato e presente, conosciuto da tutti come Sior Mirkaccio. Durante un suo spettacolo può succedere davvero di tutto, come in un varietà, grazie alla forte teatralità delle sue esibizioni. Sembra che il pubblico venga trascinato, aiutato e persino spinto (verso dove lo scoprirete leggendo…).
Ho notato una forte impronta teatrale nella tua musica. Cosa ispira i tuoi brani?
Dovrebbe chiederlo a loro.
Sembra un disco molto legato al passato e a un certo tipo di varietà. Cosa rimpiangi di quei tempi?
Forse che se fossi vissuto in altri tempi sarei famosissimo. O sarei morto da bambino, o in guerra, o di sifilide. Comunque non è legato al passato, è slegato dall’oggigiorno.
Di cosa parli nei tuoi brani?
Per la precisione di oranghi che viaggiano in Argentina, ramarri morti tritati, architetti che suonano il piffero in Perù, masturbazioni invernali, burlesquer cannibali, amori consumati su letti di chiodi, donne che mi succhiano il tempo, mattine trascorse sul water bevendo Armagnac e molto altro.
Hai curato l’album sotto tanti aspetti. Ci parli dei diversi ruoli che hai rivestito nel disco?
È il mio disco e c’è dentro tutto quello che bene o male so fare. Scrivere, arrangiare, suonare, intepretare, dirigere, scherzare, vivere stati allucinatori.
Cosa accade esattamente ad un tuo spettacolo?
Posso cantare per tre ore di fila al pianoforte o alla fisarmonica senza curarmi del pubblico, come fare grandi spettacoli di Varietà iper compressi da un’ora e un quarto. Posso essere accompagnato da una band come da un unico solista, posso suonare solo io e avere un cast con sciantose, ballerine, burlesquer, illusionisti e performer BDSM. Ci sono brani originali, canzoni italiane da Tabarin, tanghi lussuriosi, canzoni francesi, ma anche Ozzy Osbourne e Masini. Sono stato esploratore, uomo forzuto, donna baffuta, Gastone, capitano della nave, Bianconiglio, ma sempre come diverse declinazioni di Mirkaccio. Mi sono esibito per anziani e bambini, alternativi e miliardari, in posti rustici e ultraglam, sfilate di moda, grandi festival, teatri magnifici e inarrivabili, locali fetish e di scambisti. Ho insegnato a sculacciare a ritmo. Come direttore di una fantomatica Clinica dei Suicidi ho consigliato di ammazzarsi a una moltitudine di sventurati. Ecco perché la mia vita è un Varietà.
Pensi che la nostra musica abbia perso la sua comicità?
Se per “nostra” si intende “italiana” e per “musica” si intende “canzone”, credo che limitarsi alla perdita di comicità sia estremamente riduttivo. La Canzone è stata una nostra invenzione, a partire dall’Opera. Ha rappresentanto un’eccellenza italiana e un esempio nel mondo. Non mi pare che oggi lo sia. A parte il mitico Eros e la Pausini, ovviamente.
Tanti i personaggi che hanno contribuito alla realizzazione dell’album. Ce li presenti?
Sono artisti di straordinaria personalità: la violinista, autrice e interprete H.E.R., il polistrumentista e cantante swing Guido Giacomini al contrabbasso, l’arrangiatore, autore e polistrumentista Carlo Poddighe alla batteria e alla chitarra, la performer, costumista, djette, organizzatrice e sciantosa M.me Maria Fernanda De Freitas, la cantante, attrice e autrice Adele Tirante, il corpo di ballo di Cristina Pensiero “Criss Bluebell & the Velvelettes” insieme a Gioia Vicari, Laura Contardi e Lorena Noce, impegnate in cori e balletti immaginari. Senza uno solo di questi elementi sarebbe cambiato totalmente il risultato, anzi non avrei proprio iniziato a lavorare su disco.
Dove potremo trovarti nei prossimi mesi?
Ovunque mi chiameranno e con spettacoli sempre diversi. L’album ha fissato le canzoni dei miei ultimi tre anni di spettacoli, non mi interessa più di tanto una tournée ripetendo questo repertorio. Certo mi piace suonare questi brani ma ne sto già portando in scena di nuovi. Sono proiettato nel futuro, nonostante tutto. Non per niente sto per fondare “La Conventicola Degli Ultramoderni”. Ma questa è un’altra storia e si dovrà raccontare un’altra volta.
Intervista a cura di Egle Taccia
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