Il 4 Aprile è stato pubblicato “ZEEN“, album d’esordio degli Anudo, trio elettronico vincitore della sezione musica della Biennale MarteLive e del Premio Speciale MarteLabel.
Zeen è un viaggio di 10 tracce attraverso paesaggi sonori di elettronica contemporanea dal gusto berlinese. Il mastering dell’album è stato curato negli studi Metropolis di Londra da John Davis, sound engineer storico, che in passato ha collaborato con nomi del calibro di Led Zeppelin, Prodigy, FKA Twigs e molti altri artisti di primo piano.
Li ho incontrati per scoprire come l’elettronica possa rompere gli schemi, trasformando una cascina sulle Alpi in uno studio di registrazione, e di come possa serenamente convivere col rock, senza che vengano considerati due mondi in conflitto.
Cosa vi affascina dell’elettronica contemporanea?
E’ un mondo in continua espansione che in questo preciso momento sta allargando il suo bacino d’utenza, permettendo sperimentazioni difficilmente applicabili ad altri generi musicali maggiormente radicati nel tempo.
 
Cosa significa “Zeen”?
Nello slang inglese viene utilizzato come espressione di meraviglia o di approvazione totale. Ce ne siamo appropriati durante il soggiorno londinese per la masterizzazione dell’album.
 
Che tappa rappresenta “Zeen” nel vostro percorso musicale?
Sicuramente è una tappa fondamentale del nostro percorso fino ad oggi, ma è come le facciate di un disco, sul lato A c’è la chiusura di un lungo lavoro che ci ha portato ore ed ore in studio, sul lato B la consapevolezza che il lavoro non è che iniziato.
 
Come può una cascina sulle Alpi trasformarsi in uno studio di registrazione super moderno?
La cascina nella quale abbiamo registrato alcune parti dell’album è un edificio antico che abbiamo invaso con strumentazione di ogni tipo, lavorarci è un mix di industrial interno e pace dei sensi esterno, davvero un paradiso: vuoi mettere suonare musica elettronica riscaldati da un camino dell’800?
 
Il mastering dell’album è stato affidato a un personaggio importante. Ce lo presentate e ci spiegate come mai avete scelto proprio lui per l’impatto finale?
Abbiamo affidato il master dell’album a John Davis: conoscendo i suoi lavori, è stata l’opzione più congeniale per l’approccio sonoro di Zeen. John è riuscito ad enfatizzare le peculiarità di ogni singola traccia, dal sound più sporco a quello più ibrido e sintetico, siamo totalmente soddisfatti del suo lavoro.
 
Ultimamente l’elettronica sta prendendo sempre più piede nei festival, prima dominio assoluto del rock. Cosa direste agli ultimi scettici, agli amanti del rock, per portarli ad appassionarsi all’elettronica?
Arrivando tutti e 3 da esperienze indubbiamente rock e analogiche, passando dal punk alla classica, ci siamo resi conto di come l’elettronica non debba esser vissuta come un’alternativa, ma come un’estensione potenziale di espressione sonora (se ponderata). Troppo spesso questo dualismo rock/elettronica diviene dibattito esclusivo. Una nuova forma d’arte in generale non per forza sancisce la morte di quella precedente, anzi, esaltandone le radici, aspira all’evoluzione di essa stessa, che diverrà nuova ed innovativa espressione in una miscela tra passato certo e potenziale futuro.
Egle Taccia
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