Partiamo dall’unica nota negativa del concerto della band milanese tenutosi sabato 7 gennaio al Covo club di Bologna, così da poter poi raccontare il concerto nella sua integrale bellezza.
Quando un chitarrista invade, con le sue continue danze la scena, come una cubista invade un salotto letterario, non si può non essere in disaccordo, perché rompendo la continuità si sgretola l’impatto scenico che il resto del gruppo sobriamente costruisce.
Una lode particolare a Francesco De Leo che con il suo indiscusso carisma riesce ad essere comunque sempre piacevolmente presente anche quando si defila per sorseggiare, per accordare, per cambiare chitarra, per respirare, per rompere con vibranti solo di chitarra elettrica la maglia armonica e ritmica che rimbalza dal palco alla sala.
Un’ora e trenta minuti, 15 brani, 3 bis nessuna pausa, una cascata inarrestabile di accordi, parole, ritmo, passione.
Raccontare, costruire scenari articolati, metropolitani, campestri, intimi, collettivi.
Si comincia con la spregiudicata Palazzina Liberty accolta dal pubblico  con grande entusiasmo, per terminare con la non meno acclamata Siamo pieni di droga.
I brani si susseguono e l’atmosfera diventa sempre più carica, il pubblico si entusiasma sin dai primi accordi che introducono le canzoni. Le vibranti melodie del violino di Fausto Cigarini (“Dai graffiti del mercato comunale”) ci portano in terre lontane facendoci vivere vortici immaginari per poi ritornare nella forma canzone che impegna spesso il pubblico  in puntigliosi e dettagliati momenti corali, davvero molto intensi, partecipati.
“Piccola storia triste” arriva nel momento centrale del concerto, finalmente possiamo godere della voce di Francesco  accompagnato solo dalla sua chitarra acustica, l’impeto e l’energia lasciano il posto ad una ballata che riesce a raccoglierci tutti in un momento di singolare bellezza,  un canto collettivo, un rituale liberatorio.  “Giardino senza regole”, non è da meno. E’ sicuramente da annotare il rapporto  strettamente simbiotico tra le parti, un pubblico che si riconosce in quello che ascolta ed un gruppo che dona, generoso ed attento, la propria arte senza tralasciare nessun dettaglio, cercando sempre una risposta energica e dinamica che arriva puntuale con precisione ed enfasi.
Il ritmo della serata è davvero travolgente  “La guerra dei pastelli a cera” ci proietta in un nuovo scenario, ancora una volta l’abilità  nei cambi di dinamiche ritmiche associati a testi ricamati dettagliatamente sulle melodie, regala al pubblico la possibilità di confrontarsi continuamente con nuovi stimoli sonori. E’ difficile restare fermi, sfruttando il movimento si ha come l’impressione di sentirsi parte delle storie, si entra nei dettagli dello scenario narrativo dove si affrontano tematiche articolate,  reali, in cui non si può non riconoscersi.
Al pubblico del Covo regalano anche “Senontipiacefalostesso” brano che a detta del chitarrista Simone Sproccati da tempo non proponevano dal vivo nel capoluogo emiliano-romagnolo, seguono  “La morte per colazione”, “Signora del mare” e “Un fiore per coltello”.
Il pubblico è in delirio, lo spettacolo naviga verso la conclusione, bisogna separarsi e cominciare ad organizzarsi per la prossima data, per il prossimo club ma c’è ancora tempo per i bis, apre “Charlotte” e termina  il concerto l’acclamatissima “Siamo pieni di droga”.
 
 
Amalio Trombetta.
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