In questa intervista parliamo di  Senza Fare Rumore  l’esordio discografico di Sylvia, che uscirà il prossimo 13 maggio per INRI. È musica fatta di suggestioni oscure e di magia, capace di ricordare allo stesso tempo sia il mondo di James Blake che quello di Ornella Vanoni, SYLVIA è classicamente moderna, un’artista unica e capace di regalare visioni attraverso la sua voce e la sua musica. Buona lettura!
Senza Fare Rumore è il titolo del tuo album d’esordio: quali storie racconti nelle tracce che lo compongono?
Parlo di me…che poca fantasia eh?! Le canzoni nascono da impellenze. Sento qualcosa che mi rende irrequieta e ci faccio i conti. Cantare e scrivere per me non sono una fuga o leggerezza, ma l’esatto opposto. Cerco di affrontare le mie paure. C’è una canzone nel disco che parla proprio di questo, ce n’è un’altra di quando soffrivo di insonnia, c’è il doloroso addio a mia madre. Ma queste cose non le decido io, è l’altra Sylvia a farlo.
Raccontaci qualcosa di te, dei tuoi inizi, di quella volta che hai capito che la musica sarebbe stata la colonna sonora della tua vita…
Non c’è mai stato un vero inizio. A livello percettivo la musica mi appartiene da sempre. Posso raccontarti però di quella volta in cui ho conosciuto Barnaba Ponchielli e Fabrizo Festa (Fabrizio ha successivamente seguito l’art direction di “Senza fare rumore”) e mi hanno fatto ubriacare per poi impossessarsi del mio computer scovando delle bozze che avevo registrato per gioco. Non avevo mai mostrato nulla a nessuno prima di allora. Quando ho deciso di aprire incoscientemente un bandcamp e sbandierarle in internet mi scrissero molti amici increduli:  “Ma tu non eri fotografa??!” Sono convinta che nella vita si possa fare tutto. Magari non proprio tutto contemporaneamente ma quasi.
Da un punto di vista prettamente musicale come definiresti le tue sonorità?
Malinconiche ma piene di vita. Spesso sospese per lasciare una libera interpretazione.
Come nascono le tue canzoni? Prima arrivano le note o le parole?
Nascono sempre da un impulso indescrivibile. Mi siedo al pianoforte e cerco di acchiappare una melodia impercettibile che parte dallo stomaco fino ad arrivare agli occhi. Le parole fuoriescono in un flusso di coscienza che spesso si mostra per immagini. D’altronde sono una fotografa…l’immagine è un elemento costante.
Sarai tra i protagonisti del MIAMI 2016: cosa ti aspetti da questa esperienza? Come ti stai preparando?
Sono felicissima ed emozionatissima. Sto riarrangiando qualche pezzo appositamente per il live. Amo gli artisti che si evolvono. Non amo i concerti che suonano come il disco. Da quando scrivi la prima volta le canzoni, a quando le registri, fino ad arrivare a farne un disco, passano gli anni e le orecchie si annoiano. In questo modo cerco di evitare di odiarle o rinnegarle come credo spesso accada in questo campo.
Dopo l’uscita dell’album, porterai le tue canzoni in giro per l’Italia?
Sì, sto provando a sconfiggere le mie paure anche così. Mettersi di fronte ad una telecamera o ad un pubblico è difficilissimo. All’inizio tremo ma quando mi lascio andare dimentico dove sono e diventa tutto più facile, profondo, proprio grazie ad un po’ di leggerezza. Un gran bel paradosso…
 
a cura di Laura De Angelis
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