Gli Absent Feet sono una band romana nata nel 2010 che ha pubblicato il loro primo EP nel 2012. Quest’anno invece ha visto la luce il loro primo album “Imagineration” anticipato dai singoli “Chickens” e il più recente “Carillon”. Conosciamoli meglio in questa intervista.
Ciao! Chi sono gli Absent Feet, come si sono formati, e per i più curiosi, perché si chiamano così? 
Gli Absent Feet nascono nel 2010 da un’idea mia, Andrea De Ritis, voce e tastiera, l’unico a non aver mai preso in mano uno strumento prima, rispetto agli altri membri della band che avevano suonato già in altre formazioni. L’idea di fondare il gruppo mi venne mentre guardavo TRL, il vecchio programma di Mtv, dove si stava esibendo una band italiana di dubbio talento artistico. Allora mi dissi “possiamo fare sicuramente di meglio”, così proposi l’idea a mio fratello Daniele, che automaticamente chiamò all’appello gli altri amici di quartiere.
Il nostro nome non significa niente. Il nome viene da un soprannome che diedero a mio fratello, per via del suo essere maldestro in sala, dove era solito staccare i cavi con i piedi, da lì la traduzione sbagliata di “piedi distratti” in Absent Feet. Ma il nome ci piacque comunque, per quanto mi riguarda, evoca un po’ quella sensazione di camminare senza sapere bene dove andare quando sei assorto dai pensieri e ti lasci trasportare da i tuoi piedi. 

“IMAGINERATION”, generazione delle immagini o generazione che immagina? 
Volevamo evocare esattamente queste 2 associazioni mentali. Cioè una musica che si racconta per immagini, dedicata a una generazione che va oltre lo stato delle cose grazie all’ immaginazione. 
Il sound del disco mi sembra unire il rock classico a quello indie di attuale memoria. Voi che lo avete composto cosa mi dite? 
Si credo che dal punto di vista melodico si rifaccia a idee classiche, quelle che hanno poi definito il Pop, utili a rendere i brani appetibili e orecchiabili, unite ad un sound più fresco e attuale con il quale è stato semplice sperimentare. 
“Carillon” è il secondo singolo estratto dal disco, come mai la scelta è caduta su questo pezzo? 
“Carillon” è stato estratto dopo “Chickens”, ed è stato scelto perché a differenza del primo, questa è una ballad, e le ballate sono sempre ben accolte dal grande pubblico. Il coro finale poi, crediamo sia molto coinvolgente.
L’uso dell’inglese sembra sottintendere un ascoltatore ideale che non è italiano, puntate ad un pubblico internazionale?
In verità no, ci teniamo molto all’ascoltatore italiano. L’uso dell’inglese è solo un fatto di educazione musicale con la quale siamo cresciuti, pensiamo semplicemente che si presti meglio alla melodia. Nel 2016, nell’era della globalizzazione, forse è arrivato il momento di raccontare la tradizione nostrana un po’ più a voce piena in modo tale la oltrepassare i confini del nostro Paese. 
 
Federica Monello
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