I Perturbazione tornano con delle nuove storie da raccontare dopo quasi tre anni dalla pubblicazione di Musica X e dalla partecipazione, nel 2014, al Festival di Sanremo con i brani L’unica e L’Italia vista dal bar  giudicati dalla prestigiosa Accademia della Crusca come i migliori in assoluto di quella edizione. Le storie che ci raccontiamo, questo il titolo del nuovo album, è il primo registrato all’estero, a Londra, con la produzione di Tommaso Colliva, e il primo senza Gigi Giancursi, chitarrista storico del gruppo, e Elena Diana, la violoncellista.
Rimasti in quattro – Tommaso Cerasuolo, Rossano Lo Mele, Cristiano Lo Mele e Alex Baracco – i Perturbazione, nelle dieci tracce che compongono il disco, indagano i sentimenti e gli stati d’animo di un tempo, quello attuale, sempre in bilico tra desideri e realtà, lavori precari, aperitivi e virtuali velleità effimere. Fotografie che immortalano la nostra generazione, istantanee sociologiche di esistenze – la mia, la sua, le nostre –  in cui le storie che ci raccontiamo per sopravvivere sono tante.
Il nuovo lavoro della band piemontese gode di collaborazioni importanti: Massimo Martellotta, Calibro 35, dà il suo prezioso contributo al pianoforte in diversi brani, mentre il rapper Ghemon è presente in Everest  che mostra come la “matematica” del quotidiano, fatta di obiettivi da darsi e decisioni da prendere, non tenga conto della vita che scappa senza la calcolatrice. La brava Andrea Mirò duetta con Tommaso Cerasuolo in Cara rubrica del cuore , un’indagine sulle dinamiche che scattano nella mente di un uomo e di una donna all’interno di una chat d’incontri, un brano accompagnato da una musica dolce che sembra ricordare quella di un carrilon . E infine, Emma Tricca , italiana di nascita e londinese d’adozione, attualmente una delle più apprezzate voci del folk britannico, che nel brano conclusivo del disco, la title track – una canzone decisamente emblematica dello stile dei vecchi Perturbazione – recita in inglese un discorso ispirato dalle parole del regista indiano Shekhar Kapur: ” Siamo le storie che ci raccontiamo. Racconto una storia e quindi esisto. Esisto perché ci sono storie; se non ci sono storie, non esistiamo. Creiamo storie per definire la nostra esistenza“.
Le sonorità che incorniciano Le storie che ci raccontiamo si snodano tra pop, elettronica e rock, la produzione curata da Tommaso Colliva si fa – letteralmente – sentire, così come i riferimenti all’indie d’oltremanica, dai Pulp agli xx.  Dipende da te , la prima traccia nonché singolo di lancio, è ballabile, radiofonica, ed è un invito a prender coscienza che ognuno è artefice della propria vita; anche in Trentenni, racconto di una generazione che tra amori finiti e delusioni cerca di rimettersi in gioco, la ritmica è calzante e facile da ricordare, mentre in Una festa a sorpresa, nonostante echi elettronici, i suoni tendono ad essere decisamente più classici. Ti aspettavo già è rock, il peso specifico delle chitarre è direttamente proporzionale a quello che hanno su di noi le attese rimaste ad aspettare; Cinico vira nuovamente verso sonorità più classiche a differenza di  La prossima estate che ha un suono più sintetico. Infine, nonostante Da qualche parte del mondo qualcuno più adatto a noi ci sarà, “Insieme stiamo meglio che da soli” e quindi accettiamo i nostri limiti e andiamo avanti, oggi, ora e qui.
Il ritorno dei Perturbazione ci regala melodie spensierate, un suono contaminato dall’elettronica e da sonorità pop molto curate, e testi sicuramente semplici ma capaci di cogliere un elemento significativo dell’epoca che stiamo vivendo, ossia, tentano di capire la giusta distanza tra chi siamo e chi vorremmo essere, al di là delle storie che ci raccontiamo per sopravvivere.
 
a cura di Laura De Angelis
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