The Black Animals nasce nel 2014 da Alberto Fabi con Nicola Matteaggi alle chitarre, Alessio Boncompagni alla batteria e Tommaso Nasini al basso. Il loro primo disco è uscito il 26 marzo e si chiama “Samurai”. Che musica fanno i The Black Animal? Quel rock che ti tiene i piedi piantati negli anni duemila ma con la mente ti fa volare negli anni Settanta e Novanta. Abbiamo fatto qualche domanda al gruppo per conoscerli meglio e Alberto Fabi ci ha risposto come un fiume in piena raccontandoci tante cose belle e interessanti. Buona lettura!
Vi chiamate The Black Animals e nella copertina del vostro disco ci sono due pecore nere. Vi sentite delle pecore nere nella musica italiana e/o nella vita?
Beh, già ad essere un musicista indipendente ti senti un po’ così, ma non solo dal punto di vista musicale, in generale nella vita e nel sistema che tutti chiamano “esistenza”. Ci piaceva l’idea di mettere quella pecora, oltretutto fotografata in Scozia nelle Highlands, perché rappresentava molto di quello che ci rigirava nello stomaco in questo ultimo anno. Parlo del fare musica, del farla ora, nel contesto storico che abbiamo, nel tempo in cui i locali chiudono e i dischi non si vendono. Però, se la guardi bene e la guardi negli occhi, la pecora intendo, comprendi che non è proprio così schietta, ti guarda e ti fissa come a dirti io sono qui, pensi che mi sposto? Pensi che me ne vada perché tu ti avvicini? Credi abbia paura di te? Neanche per sogno… E non sai cosa aspettarti se provi a toccarla e oltre a questo non sai che cosa può fare quella che gli para le spalle. Per questo le pecore nere hanno scelto il nostro disco, perché Samurai è qui ed è stato scritto fregandosene di tutte le mode o gli stili. Samurai è pura forma e sostanza di ciò che siamo, parafrasando alcuni dei nostri maestri assoluti.
Vi siete formati nel 2014 e il vostro primo lavoro “Samurai” è uscito da pochissimo, in questi due anni avete lavorato al disco o fatto anche altro?
Veniamo da precedenti lavori, precedenti band, precedenti situazioni. Samurai è stato un vortice, ho cominciato a buttarlo giù nel tardo 2014 preso da una miriade di provini, idee e tarli di sound a cui volevo arrivare. Poi sono arrivati i musicisti della band e i brani hanno preso vita in sala prove. Sono diventati vivi e tangibili, li sentivi vibrare dentro al petto, ti muovevano e ci accontentavamo solo quando ogni singola virgola che non mi piacesse scompariva. Il disco è uscito a Marzo ma era finito a dicembre, oltre a fare musica abbiamo fatto soldi per farlo uscire, pura e semplice realtà. Chi in un modo chi nell’ altro, suonando, lavorando e costruendo ogni singolo tassello che sta dietro ad una produzione discografica alla vecchia maniera.
Perché avete scelto di chiamarlo “Samurai”? 
Perché il samurai è un guerriero per eccellenza, puro, vero, caparbio e che insegue la via dell’onore non scendendo mai a compromessi attraverso la via della spada. Ci piaceva legare il nostro album a questa idea, ma più di tutto ci piaceva legarlo alle due pecore nere in copertina. Questi due concetti legati assieme chiudono il cerchio ed esprimono ciò che siamo e come facciamo la cosa che più amiamo fare. Sicuramente la musica è la nostra spada, il nostro mezzo e contemporaneamente la nostra via.
Il disco ha proprio un bel sound, lo trovo attuale, ma con reminiscenze del passato. Cosa e/o chi ispira la vostra musica?
Beh grazie, era ciò che cercavamo. Sicuramente dentro c’è tanta musica anni Settanta e Novanta mescolata alla riscoperta del blues che mi ha sconvolto gli ultimi cinque anni.  Abbiamo ascoltato un sacco di Led Zeppelin, The Who, Bowie, Hendrix, Doors, per passare su Nick Cave, Nirvana, Pearl Jam, Foo Fighters. Molto abbiamo carpito da Lanegan, The Black Keys, Jack White, Jesus Lizard, Zz Top, i classic blues, il roots. Abbiamo cercato chi facesse essenza, quattro linee, basso, batteria, chitarra, uno e due con sopra la voce. Tanti dei nostri pezzi partono da groove di basso e batteria, lasciamo che il mood poi ispiri le chitarre e la voce, perché cerchiamo prima di tutto l’energia istintiva. Poi nessuno inventa nulla ormai, tanto meno noi, abbiamo sentito già tantissimo, esistono artisti pazzeschi, perciò siamo qui per professare il rock, il nostro rock, con la mente libera, l’istinto e i muscoli per far vibrare i cuori e gli stomaci. Siamo ciò che facciamo e se i ragazzi e le ragazze che ci ascoltano si liberano dei loro fardelli anche solo per un’ora perché li abbiamo fatti sbattere e pogare, non possiamo chiedere di meglio e ci prepariamo al prossimo concerto sempre più carichi.
Come suonerà dal vivo questo album e soprattutto dove potremo ascoltarvi?
Suonerà terribilmente elettrico, energico e potente. È un concerto che adoro suonare perché libera un sacco d’energia. I pezzi sono essenziali: voce, due chitarre elettriche, basso e batteria. Certi brani escono ancora più tosti e ruvidi, come “Il Limite” o “Non dovevi” o ancora “Dinosauro”. Altri più intimi come “L’unica”, “La fiamma” e “L’orizzonte”. È super suonare Samurai e ci divertiamo un casino. Certe volte poi capita qualche data acustica e lì suoniamo due chitarre e basso, i pezzi esprimono tutta la loro natura rock blues, sempre essenziali ma molto efficaci. Dove ascoltarci sarà spero ovunque, posso solo dirvi di seguirci su Facebook, lì troverete dove porteremo via via il nostro rock.
 
Federica Monello
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