I Dottori nascono a Latina nel 2003 e attualmente sono Andrea Di Toppa alla voce, Antonio La Chioma al basso, Luca Urbinati alla batteria e Marco Fanella alla chitarra. Potremmo definire la loro musica un incrocio tra un rock potente e la canzone italiana, come se Rino Gaetano o De André incontrassero i The Who. Uscito lo scorso 27 gennaio, Poesia & veleno (Autoproduzione, 2016) è il secondo album de I Dottori dopo Canzone perfetta (Autoproduzione, 2013) e in questa intervista ci svelano tutti i dettagli, buona lettura!
Poesia & veleno è il vostro secondo album dopo Canzone perfetta del 2013: cosa è cambiato in questi tre anni e cosa, invece, è rimasto uguale nel vostro approccio nei confronti della musica?
La musica di una band si fonda sulle storie personali di chi la compone. In questi tre anni molte cose sono cambiate nelle nostre vite: città, lavori, persone che sono entrate e uscite dalle nostre vite. Tutto ciò ha ovviamente influenzato il nostro lavoro: c’è chi ha parlato di un album più maturo, di storie crude di periferia. Dal nostro canto è sicuramente rimasto invariato proprio il fatto di suonare ancora insieme, di essere accanto a scrivere canzoni e suonarle sui palchi. “Canzone perfetta” è un album che per noi ha rappresentato la conquista della lingua italiana su un Long Playing. “Poesia & veleno” ha consolidato in noi la consapevolezza di voler scrivere canzoni che possano passare in radio sulla penisola in una domenica di sole. Abbiamo voluto fare un disco alla Battisti, un disco anni 70 con pochi fronzoli, basso chitarra e batteria.
Parlando del titolo del vostro nuovo album avete affermato: “Nella vita assapori la poesia in alcuni attimi ma in maniera silente ti sorbisci il veleno che essa ti propina”. A cosa vi riferite esattamente?
Pensiamo che nella vita di tutti i giorni subiamo delle dipendenze che ci avvelenano. Sappiamo di dover smettere di fumare, o di bere. Continuiamo imperterriti a frequentare persone che ci fanno star male, a percorrere strade e entrare in posti che ci disgustano. Ci auto-propiniamo veleni che in fondo amiamo. Tutto questo ha una sua estetica, un senso di bellezza decadente e nello stesso tempo illuminante che possiamo chiamare poesia. In fondo si tratta di esperienze che appartengo a tutti, che evocano storie comuni. “La poesia è un veleno che raccogli per strada”.
Le vostre sonorità sono frutto di un incrocio tra un rock potente e la tradizione cantautorale italiana: quali sono i vostri modelli di riferimento?
Non ci piace fare nomi, a dir la verità. Possiamo dire di aver letto di noi, di essere un innesto di influenze anglo-sassoni (Faith No More, Muse, QOTSA, Who) con la lingua e la tradizione italiana (De André, Battisti, Gaetano, Buscaglione). La nostra base comune è il ROCK anni ‘70: amiamo i Led Zeppelin, gli Who e i Black Sabbath.
Quali sono le tematiche che hanno ispirato Poesia & veleno?
Volevamo raccontare storie a margine della vita di una provincia italiana, piccoli racconti di personaggi che non hanno ruoli sui grandi palcoscenici. C’è l’adolescente bulimica nei sogni di un uomo più grande, c’è il ragazzo anonimo a cui non basterà un lavoro per trascinarlo fuori dalla solitudine, c’è l’amore fugace sulle spiagge pontine. Ma anche frammenti delle nostre storie personali, la passione per la fantascienza come (non) luogo di evasione. Di cosa parlano le Canzoni se non di Amore, Sogni, Morte e altre sciocchezze?
Avete deciso di adottare una formazione – basso, chitarra e batteria -volutamente minimale: cosa vi ha spinto a dare questa impronta alla vostra produzione artistica?
In primo luogo la passione per le formazioni che hanno fatto la storia del rock con questo approccio. È stupefacente, se ci si ferma a riflettere, come siano state tessute atmosfere e trame così poliedriche e numerose usando solo questi strumenti e la Voce. La dimensione Live poi continua per noi a essere fondamentale. Su un palco contano questi quattro strumenti, il modo in cui si incastrano, il tiro che ne esce fuori.
Dove potremo sentirvi live?
Dopo aver girato nelle radio laziali e suonato il nuovo disco sui palchi di Roma, il 16 aprile suoniamo in casa, a Sezze , in provincia di Latina. Un concerto in piazza, sempre per tornare agli anni ‘70. Il 14 maggio, invece, presenteremo il disco in una nuovo veste, con ospiti dalla scena indipendente di Roma e dei Castelli, al Sottoscala 9 di Latina.
a cura di Laura De Angelis
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