Michele Maraglino, con il suo secondo album “Canzoni contro la comodità”, ha davvero conquistato tutti. Ottime recensioni, un pubblico sempre più numeroso ai suoi live e tantissimi riconoscimenti. Che sia questa la sua personale rivincita verso una società che non è più quella per cui siamo stati cresciuti?
Scopritelo insieme a me in questa intervista!
Iniziamo parlando del titolo dell’album, perché “Canzoni contro la comodità”?
La comodità era un tema ricorrente nelle canzoni a cui stavo lavorando per il disco nuovo. Venivo da un lungo tour e da un primo disco, I Mediocri, che era anch’esso in qualche modo legato ad un singolo argomento. Ed è successa la stessa cosa con il secondo album. E’ arrivato un tema centrale quasi da solo, per caso. Una volta che mi sono accorto di questo tema ho scelto il titolo: “Canzoni contro la comodità”. C’è la parola “contro” perché in questo lavoro la comodità è vista, e sviluppata, nella sua accezione più negativa. La comodità di chi fa sempre ciò che si deve fare. “Fare ciò che è più giusto”. Troppo spesso però ci nascondiamo dietro questa frase per comodità appunto, perché fare quello che realmente ci fa felici è faticoso, duro e difficile e molto spesso può risultare molto scomodo soprattutto nei rapporti con gli altri.
Perché questa è una generazione bipolare?
E’ normale. Siamo stati bombardati e invitati a sognare un modello di vita che non c’è più, che ora non è più sostenibile. Un modello di lavoro ormai superato. Quando è arrivato il momento di camminare da soli con le nostre gambe, il mondo in cui ci avevano preparato a vivere non c’era più. E’ normale che siamo impazziti. Siamo in mezzo a un cambiamento. Un grandissimo cambiamento e prima ci ri-organizziamo cercando di vivere davvero il presente e meglio sarà per tutti.
Quali sono i temi che affronti nel disco?
Rispondendo di getto direi: la bellezza, la verità, ma anche la felicità. E’ un album che parla della bellezza e della felicità che derivano dall’aver ascoltato solo il proprio cuore e non aver preso la strada che il buon senso comune o le convenzioni spesso impongono. È un disco che preferisce la verità alla comodità con tutto quello che comporta. Meglio poco, ma tuo e vero che tanto piovuto dal cielo.
Hai già avuto dei riconoscimenti per l’album, ma soprattutto ottime recensioni. Ti aspettavi questo riscontro da parte di pubblico e critica?
Il disco è uscito il 25 febbraio 2015 e se a distanza di più di un anno siamo ancora qui a parlarne immagino voglia dire che sia andata un minimo bene. Quando esci con un disco non sai mai come il pubblico lo possa recepire. Soprattutto in questi anni di confusione musicale creata dalla tantissima roba che esce ogni giorno, dai vari talent che stanno uccidendo tutto, dai dischi che non si vendono e da una scena indipendente italiana come unico luogo reale rimasto per tentare di lavorare alla vecchia maniera (gavetta, concerti, chilometri, ecc.). Io ero comunque molto soddisfatto del lavoro fatto insieme a Daniele Rotella che ha prodotto il disco insieme a me. In questo scenario credo che l’importante sia essere apposto con la propria coscienza. Poi chi vivrà vedrà.
Qual è la vera rivincita?
La rivincita è il brano che chiude l’album. Parla della mia personale rivincita. La vera rivincita è scoprire di poter vivere esattamente come vuoi. Facendo ciò che ami, essendo libero e indipendente. Ovviamente non è facile ma se ci riesci hai proprio vinto, vieni ripagato all’ennesima potenza di tutti gli sforzi e i sacrifici fatti.
Cosa dobbiamo aspettarci da un tuo live?
Il live è davvero molto potente grazie ovviamente ai musicisti che suonano con me. Dal già citato Daniele Rotella (chitarra elettrica e basso), alla bravissima Francesca Lisetto (tastiere e moog) e il grandissimo Michele Turco (batteria). Siamo una vera e propria band. Siamo molto affiatati e ogni volta cerchiamo di dare il meglio anche perché in questo ambiente l’intera partita si gioca dal vivo.
Intervista a cura di Egle Taccia
 
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