Folk, blues, elettronica ma anche richiami alla musica popolare siciliana, queste non sono solo le influenze della musica dei NiggaRadio, sono la musica dei NiggaRadio. Un calderone musicale che miscela diversità e che vuole raccontare la voce della gente. Il gruppo catanese ha da poco pubblicato il secondo disco “FolkBluesTechno’n’Roll …e altre musiche primitive per domani” e presentato l’album al centro Zo di Catania, riscuotendo uno strepitoso successo. Conosciamoli meglio con quest’intervista.
 
La vostra musica unisce il blues all’elettronica, il collante è la sicilianità. Come è nato questo particolare progetto?
In realtà noi mettiamo nel calderone tutto ciò che sentiamo in giro. Certo il blues, l’elettronica ma anche il folk, la musica del Maghreb ecc… Ma quello che veramente mettiamo dentro al nostro suono è la voce della gente, quella che ascoltiamo incontrandola per strada, è quella che veramente ci “guida”.  NiggaRadio è nato dalla presa di coscienza di ciò che siamo, degli abitanti di una parte del mondo che, per quanto voglia credere di essere “europea”, nella realtà è “nera” o quanto meno vive al confine meridionale fra due mondi.
“FolkBluesTechno’n’Roll”, titolo difficile da pronunciare la prima volta che lo si legge, ma molto significativo. L’intenzione musicale è chiara, narrativamente cosa volete trasmettere?
Un po’ ti abbiamo risposto sopra. Ci son così tante cose dentro … diciamo che il disco parla di ciò che viviamo tutti … e che quello che serve, l’unica cosa che può salvarci, è una “Rinascita”.
Da “Na Storia” a “FolkBluestechno’n’Roll…e altre musiche primitive per domani” cosa è cambiato?
Beh, son successe un po’ di cose col primo disco, candidatura al Tenco, 1Maggio a Roma, tante date e festival in giro… c’è più attenzione intorno. Per quel che ci riguarda, crediamo sia migliorata la coesione, ci sia più consapevolezza dell’insieme,  sappiamo un po’ meglio come farci canzone, come essere canzone quando suoniamo.
Vivete tutti a Catania, come giudicate musicalmente la città?
Bella domanda. Come città in sé, il potenziale è enorme. Come città del “sistema Italia” subisce i danni di almeno tre lustri di mal gestione della cultura tutta in questo paese. Credo che molti ragazzi non aspettino altro che di capire che esistono altre vie reali oltre quella del mainstream e talent vari o della cantina pseudo alternativa, per farsi avanti.
Vi siete iscritti alle selezioni per lo Sziget, in quali altri Festival vi piacerebbe esibirvi?
Noi suoniamo ovunque ci sia gente che abbia voglia e cuore per ascoltare ed interagire. Va bene quindi anche il “festival della vostra cameretta”. Certo che festival come il 1 Maggio ti eccitano con il pubblico che si muove a tempo con te. Giusto per dirne uno al quale “miriamo”… Glastonbury ci piace molto.
 
Federica Monello
 
 
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