Alfio Antico ha presentato il suo ultimo lavoro, “Antico”, a Catania, accompagnato da una super band, composta da Lorenzo Urciullo “Colapesce” e da Mario Conte. Questo è un disco dove la tradizione e il popolare lasciano spazio a una musica più sperimentale, moderna, ipnotica. Messo da parte il folklore della musica tradizionale, ci si muove verso una ricerca di suoni, più viscerali e terreni, che certamente lo allontano da ciò che può considerarsi orecchiabile e radiofonico.
La sala del Ma è piena, adibita a teatro per l’occasione, con tante sedie sotto il palco, per far capire a tutti che stasera non si scherza.
Alfio Antico ha fatto la sua entrata in scena vestito con mantello e corna, si è avvicinato ai suoi tamburi a cornice e ci ha portati per mano in un mondo fatto di tradizione e modernità.
Lo spettacolo sin da subito è apparso ipnotico, con suoni elettronici ad accompagnare la sua musica e le sue poesie. Ci ha portati lontano, a volte verso l’inaspettato, per presentarci un live certamente diverso da quello che molti, me compresa, si sarebbero aspettati. Il pubblico in sala mi è sembrato esaltato da quei suoni e nel contempo ipnotizzato e assorto verso quello che accadeva sul palco, ma non è mancato chi mostrava invece disappunto verso l’uso dell’elettronica, che a volte sovrastava l’arte del maestro Antico. Probabilmente il pubblico del locale non era adatto ad accogliere un live del genere e a poterne cogliere le infinite sfumature artistiche.
Soprattutto nella parte iniziale, i suoni si andavano a collocare tra l’industrial e lo psichedelico, mentre nella parte centrale la tradizione ha cominciato a prendere il sopravvento.
La terra è stata al centro della scena, da dove sono stati lanciati sul pubblico gocce d’acqua e altri materiali, come protagonista assoluta della musica e della poetica di Antico, fatta di dialetto, anima e tradizione. Tradizione e non folklore come prima vi dicevo, quella tradizione tramandata e non urlata, che ha il suo cuore ben centrato in quei paesaggi quasi deserti della nostra terra.
Colapesce si è dimostrato un polistrumentista eccezionale, nonchè ottimo produttore artistico dell’album, in cui ha voluto valorizzare la voce e i tamburi dell’artista e catturarne anche momenti di improvvisazione.
Dalla parte centrale il live si è rinchiuso in sonorità più intime, attraversate da momenti in cui l’artista è rimasto solo sul palco, insieme ai suoi strumenti. Le melodie si sono rese più orecchiabili e in platea qualcuno ha cominciato a ballare. Per qualche momento Antico ci ha lasciati alla splendida voce di Colapesce, per poi tornare con un bastone e dei campanacci. Nel finale siamo stati da soli con lui, con le sue poesie e con la sua musica.
Il live di Alfio Antico è pieno di arte, sperimentazioni e poesia. E’ il classico concerto in cui bisogna esser pronti a lasciarsi trascinare dalla musica, dimenticando a casa ogni tipo di barriera musicale.
Egle Taccia
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