È cantato in italiano, ma è la sintesi di un lavoro immaginato per gran parte in lingua inglese. Metriche serrate e beat incalzante. Ci sono dentro immagini evocative, piuttosto che storie. Un disco nato per farvi ballare tutta l’estate, senza sosta e di gran gusto: stiamo parlando di Bisogni primari, il nuovo album de i Senatore che, in questa intervista, ci svelano tutti i dettagli.
Bisogni primari segna la nascita ma anche la rinascita dei Senatore, prima conosciuti col nome di Garden of Alibis: cosa è cambiato rispetto al passato?
Beh, innanzitutto siamo un po’ più vecchi. Un po’ siamo cambiati noi, i nostri gusti e la nostra sensibilità, un po’ è cambiata la musica attorno a noi. La nostra percezione è che questo disco sia più maturo, abbia un suono coerente e nostro. Un suono da band. Questo almeno è quello che ci sentiamo di dire, poi ovviamente il nostro parere conta fino ad un certo punto. Siamo felici e orgogliosi di come è venuto, ma stiamo già pensando al prossimo. “Bisogni Primari” è ricchissimo di arrangiamenti, è molto cesellato, denso. Forse il prossimo sarà un po’ più scarno.
Quali sono i vostri Bisogni primari? Di cosa parlano le vostre canzoni?
Ognuno ha i suoi. In comune noi sentivamo il bisogno di fare questo disco, di farcelo da soli e di metterci alla prova sulla scrittura. L’italiano è una lingua molto raffinata e straordinariamente poco adatta ad un certo tipo di metriche. Nelle canzoni ci sono immagini sfuocate, ma che sentiamo in qualche modo nostre, pezzi delle nostre vite, presenti e passate. C’è Bruxelles, dove siamo stati per un po’ di tempo, c’è una vicenda sentimentale in sottofondo, la dimensione erotica, viscerale, e le sue contraddizioni. C’è un po’ della nostra ironia, del nostro linguaggio, delle nostre metafore giocose.
Come mai avete deciso di chiamarvi Senatore? Da dove nasce l’idea?
Ci sembrava bello, secco, deciso. Ci ha conquistati subito, cosa che accade raramente con un nome o un titolo…In questo caso è tutto significante e poco significato, non c’è dubbio. Ci siamo ripetuti SENATORE per un’estate intera e a settembre non si poteva più discutere. Era entrato.
Come definireste le vostre sonorità?
Mah, come immagino diranno tutti, è sempre molto difficile valutare la propria musica. A prescindere dalle considerazioni oggettive, che se esistono sicuramente non possono provenire da noi stessi, quello che sentiamo noi è un altro disco rispetto alla percezione media che può averne un ascoltatore “vergine”. O almeno questa è l’idea che ci siamo fatti. Premesse a parte, ecco come sembra a noi. Pop, essenzialmente, ma un pop da band, un po’ all’anglosassone se vuoi, cioè in definitiva rock. Indie, nel senso che contiene soluzioni strumentali articolate e non semplicemente funzionali al tema vocale. Poi ci sentiamo alcune atmosfere, qua e là, western in “Shampoo”, hip hop (all’acqua di rose) in “A Sangue Gelido”, hard rock in un certo tipo di chitarre che ricorrono. Abbiamo cercato un’impronta personale nei suoni e nei temi della chitarra lead. Si intreccia con la voce, dialogano assieme. C’è qualche suono elettronico, spesso grasso, nella sezione bassa del mix. Ma ce n’è meno di quel che sembra. Molti effetti sono fatti a partire da voci registrate. Noi ci sentiamo, in alcuni punti, della vicinanza a Battiato e a Gazzé, per rimanere in Italia.
Cantate in italiano ma, avete affermato, i vostri testi sono la sintesi di un lavoro immaginato in inglese: spiegateci meglio in cosa consiste questa “compresenza” linguistica.
Beh diciamo che le metriche di base dei temi vocali hanno una struttura più anglofona. Semplificando, è fondamentalmente una questione di accenti, il nodo riguarda l’ultima parola del verso, che, spesso, nella musica italiana è piana. A noi servivano molte parole tronche, quindi è stato un po’ più faticoso, ma sicuramente appassionante. In uno o due casi siamo stati più elastici e abbiamo utilizzato una forma meno regolare del verso, un po’ più libera. Sicuramente, come dicevo, l’italiano è stimolante e l’approccio dovrebbe essere il più possibile flessibile. Lavoreremo su questo, sulla compassione tra musica e parole, è l’aspetto sui cui vogliamo crescere.
Avete già pronto un tour promozionale? Dove potremo ascoltarvi dal vivo?
Ci stiamo lavorando proprio in questi giorni, suonare dal vivo è il succo della vicenda. Vi daremo tutti gli aggiornamenti del caso una volta costruito un calendario.
a cura di Laura De Angelis
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