Con immenso piacere vi presentiamo una delle realtà musicali catanesi più interessanti in circolazione, i Before We Die, al loro debutto con Beginning Is The Best Failure: in questa intervista ci raccontano la loro storia, la loro musica e cosa significa, oggi, essere un artista alle pendici dell’Etna.
 
Avete chiamato il vostro primo lavoro  Beginning Is The Best Failure, ma la qualità del progetto smentisce decisamente il titolo. Spiegateci meglio a quale fallimento vi riferite…
Gianluca: Il riferimento del titolo è una “simpatica” antinomia in linea con gli echi pessimisti che avvolgono tutta la produzione di questo primo lavoro. Le storie raccontate nei cinque brani sono storie contorte, tristi, combattute e spesso non a lieto fine. Sono appunto storie di fallimenti e perdite. Ma questo non deve far pensare che il nostro sia un messaggio di resa, piuttosto un messaggio realista, da dove si può ripartire. E noi falliremo prima di cominciare, per continuare meglio.
Quando nascono i Before We Die?
Weir: I Before We Die nascono a Catania a fine 2011 dall’incontro tra me (chitarra e sequencer) e Gianluca (Voce e synth). Ad inizio 2012 si uniscono Peppe al basso e Manuel alla batteria. Sin dall’inizio l’idea è stata chiara: conquistare il mondo. Ma a dicembre dello stesso anno i Maya ci dissero che stava per finire il nostro pianeta e questo ci ha disorientato moltissimo. Ecco il perché solo a novembre 2015 abbiamo pubblicato il nostro primo Ep. Ora, come puoi benissimo intuire, la cosa che ha accomunato queste 4 teste sin da subito è che fondamentalmente siamo degli amabili minchioni .  FORTUNATAMENTE  riusciamo a prenderci sul serio nella fase creativa/compositiva dei brani e nel momento pratico-organizzativo della band 
Le vostre sonorità incrociano tra loro new wave e post rock, senza tralasciare echi pop: quali sono stati gli ascolti fondamentali che hanno influenzato il vostro modo di fare musica?
Weir: Adoriamo definirci “Post Wave”:  strutture pop su chitarre sognanti con un mood post-rock ,  cadenzate da ritmi di batteria serrati  e bassi martellanti tipiche del new wave ,  con un tappeto di musica elettronica che tanto ci piace.  Le nostre influenze principali sicuramente derivano dai nostri ascolti quotidiani : Joy Division, Editors, White Lies, Interpol, The Cure su tutti. Ma in generale, chi più, chi meno, ascoltiamo anche post-rock (Godspeed You Black Emperor, Mogway, 65 Dos, Sigur ros) , elettronica (Apparat , Moderat , Ellen Allien, Aucan e tanti altri) e anche tanto cantautorato.  In realtà guardando le playlist di ognuno di noi , c’è un po’ tutto l’indie (che brutta parola) internazionale e italiano. Ti aggiungo anche che alcuni di noi suonano anche in altri progetti spesso molto lontani stilisticamente dai Bwd, per esempio io e Peppe suoniamo in una formazione Math Rock catanese, i Diane and the shell. Questa varietà di ascolti e di esperienze musicali , ci ha portato a creare le 5 tracce di “Beginning is the best failure” e sono certo che è stato, è, e sarà il nostro punto di forza artistico/creativo maggiore.
Essendo catanesi come me, vi chiedo in che modo la nostra città dà linfa vitale alla musica e in cosa, invece, la limita?
Peppe: È una domanda molto delicata in cui mi sento molto coinvolto. La Doremillaro (sb)Recs e i vari progetti musicali (come appunto i Before We Die) ad essa connessi, in cui sono attivo in prima persona come musicista e (microscopico) “discografaio” (come nella classica attitudine do it yourself), traggono anche forza  dai limiti strutturali della nostra realtà. Suddetti limiti sono riscontrabili nella  mentalità tipicamente provinciale della comunità musicale cittadina – fattore determinante nella mia scelta di creare un’ etichetta e isolarmi per quanto possibile dalla “scena” – alla totale indifferenza da parte delle istituzioni verso certe realtà culturali. Il rapporto tra la musica indipendente e la città di Catania esiste nevroticamente – a mio avviso – solo nella mente degli addetti al settore culturale e negli artisti e mi sembra, una strana forma di autismo condiviso che, combinato al classico vittimismo meridionale, produce ipocrisia e velleità artistiche laddove potrebbero benissimo non esistere. Staccarsi da questo meccanismo credo sia il carburante migliore che la realtà locale possa fornire a chiunque voglia cimentarsi nell’esercizio di un’arte e nel relativo atto di renderla pubblica.
Porterete Beginning Is The Failure  in giro per l’Italia?
Gianluca: Dall’uscita data 28 Novembre 2015 ad oggi abbiamo girato tutta la Sicilia e la Calabria. L’obiettivo è ovviamente quello di far ascoltare il nostro lavoro a più persone possibili e l’estate si prospetta piena di opportunità. Stiamo valutando offerte in Puglia, Campania, Lazio, Piemonte e Liguria. Per fortuna abbiamo tanti amici e colleghi musicisti sparsi per l’Italia che ci daranno una mano, e questa è davvero una delle migliori cose che la musica può fare.
 
A cura di Laura De Angelis
 
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