I Voina Hen vengono da Lanciano in Abruzzo. Il loro nuovo album Noi non siamo infinito è carico di quel rancore proprio dei figli minori verso quei fratelli maggiori che iniziano a lavorare e raggiungere una mirabolante indipendenza mai ottenuta sul serio.
L’indipendenza economica, amorosa e sociale la si ricerca da sempre, o perlomeno dall’adolescenza e dalle prime ribellioni contro i cosiddetti “grandi”.
I Voina Hen si rendono conto della situazione in cui si trova la loro generazione (quella di fine anni ’80), la generazione della crisi: la crisi economica, la crisi di valori, LA CRISI.
Noi non siamo infinito è un urlo in faccia alla speranza, un calcio in bocca a chi dice che va tutto bene. Secondo il gruppo abruzzese il mondo odierno non è poi tutto questo splendore allora si resiste, si lotta, si prova a star bene in qualche modo.
“Oggi ho sparato in direzione del sole/ho cercato di colpirlo al cuore/ho capito che la distruzione è una forma d’amore/non devo essere triste/non devo perdere la testa/novembre si dimentica in fretta/si dimentica in fretta/non so se riuscirò a tenere la maschera del perdente/tu la chiami felicità/io calma apparente“. Questo estratto dal testo di Calma apparente, ci mette di fronte ad una presa di coscienza che è solo la punta dell’iceberg da cui si scatenano le urla interiori del quartetto abruzzese. Non si cerca di fare la morale, il progetto che ci si palesa è un sano bisogno di urlare in faccia al mondo che così come è fa schifo e appellandosi al cameratismo generazionale la band ci invita a guardarlo dal loro punto di vista senza pretese di persuadere il pubblico in merito, semplicemente per dare eco ad un urlo nel silenzio.
Un altro titolo emblematico è rappresentato dal brano Ora basta, canzone completamente incentrata sui sogni che “ci hanno rovinato”. Il sogno americano e la staccionata bianca fuori dalla casetta prefabbricata erano un’illusione, un germe inculcato da una società basata sull’apparenza e intenzionata a tenere tutto sotto controllo, tutto simile se non uguale. Ora non c’è più neanche la voglia di credere “ora dichiaro guerra alla felicità“, “vi farò avere paura delle persone infelici“, è ciò che il cantante Ivo Bucci ci grida con la genuina schiettezza di chi si è stancato di questo spettacolo sociale.
La canzone che dà il titolo all’album, Noi non siamo infinito, è un chiaro rimando al mondo raccontato nel romanzo di Stephen Chbosky, Noi siamo infinito. I Voina Hen ci mostrano come fittizio quel mondo adolescenziale che vede nella crescita una fuga dai problemi e l’ingresso nel mondo reale. “Sperare è una stupida formalità/ non ci mancherà“.
È questo un album scritto di pancia e di cuore, non pretende alcuna elevazione, si presenta con tutta la forza di un’opera sincera. La sincerità di non essere più all’interno di un mondo troppo integrato. Neo-apocalittici degli anni ’10 obbligati ad esserlo per affrontare l’ignoto che ci riserverà il futuro.
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