Il racconto della straordinaria performance della “Cantantessa” catanese nel concerto di casa.
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Partiamo dal presupposto che io sono uno di quelli che salta e fa casino ai concerti (come se fossimo allo stadio per intenderci) quindi ogniqualvolta vado a teatro per assistere ad un live ho la vaga sensazione di non godermi appieno lo spettacolo. Ieri sera però non è stato assolutamente così e vi spiego perché.
Il concerto è previsto per le 21:00, ma le luci si spengono leggermente più tardi giusto per dare ai ritardatari il tempo di riempire il Teatro Metropolitan in ogni suo posto.
Aperto il sipario ritroviamo lei, Carmen Consoli, orgoglio catanese, in compagnia della sola chitarra: il primo pezzo è Sud Est. I miei sospetti su una serata only acoustic prendono sempre più forma fino a che Carmen non canta Pioggia d’Aprile ed il secondo sipario (quello alle sue spalle) si alza mostrando la band: ben sette elementi tra cui anche violino, violoncello e percussioni.
Dopo aver ricordato di essere finalmente “a caaasa”, la cantantessa racconta un aneddoto su Goran Bregovic per la composizione de Il pendio dell’abbandono in cui ella stessa imita scherzosamente il maestro balcanico e menziona la nonna con i suoi consigli riguardo l’amore (per esempio “chi non accetta non merita”).
Fiori d’arancio, con delle iniziali sfumature reggae, scalda tutto il teatro che successivamente ha i brividi (in senso positivo si intende) con una versione totalmente acustica de L’ultimo bacio: gli archi fanno venire letteralmente la pelle d’oca!
Lo spettacolo continua, tra AAA cercasi e Venere il pubblico è ormai in totale visibilio (mani al cielo, urla, applausi a tempo) e sembra di essere ovunque meno che a teatro. Valentina Ferraiuolo poi ci regala un folkloristico assolo in mezzo al pubblico al termine del quale ritroviamo sul palco Carmen ed un pianoforte che da solo la accompagna per Non volermi male.
La performance prosegue con molti altri successi passati: su tutti, Amore di plastica e Geisha producono un vero e proprio effetto stadio. Nel frattempo Carmen continua a scherzare col pubblico raccontando episodi di vita quotidiana presenti e passati (vedi supermercato a Giarre nel quale una signora, vedendo la cantantessa incinta, le fa una diagnosi sul prossimo nascituro di cui non si sa ancora nemmeno il sesso. Fatto sta che Carlo sarà davvero maschio, podalico e con “tanti capiddi”).
Questa piccola magia, tratta dall’ultimo album, infine sembra essere il classico bis a conclusione di una grande serata… e invece no, perché dopo i ringraziamenti e la standing ovation del teatro, mentre molti stanno già andando via, Carmen torna sul palco e insieme al compagno di una vita Massimo Roccaforte intona Confusa e felice per noi pochi intimi in piedi sotto il palco.
Un ultimo grazie agli ancora presenti, una bambina che le dona un piccolo peluche e Carmen visibilmente commossa lascia lo stage e noi, che abbiamo il cuore colmo di gioia per aver assistito ad uno spettacolo che oltre a essere musicalmente valido (a mio modo di vedere la cantantessa è tra le migliori chitarriste/bassiste/compositrici a livello nazionale, oltre ad essere accompagnata da un fior fiore di band), è stato il giusto mix tra rock ed eleganza con sperimentazioni e sfumature di acustico in cui gli archi hanno fatto da collante impreziosendo un’esibizione che già sarebbe stata difficile da dimenticare!
Edward Margarone