Il 13 Febbraio lo aspettavo da un po’. Ero curiosa di sentire dal vivo i suoni di “S.P.A.C.E.”, nuovo album dei Calibro 35, nel quale hanno messo da parte le colonne sonore dei film vintage e hanno deciso di lanciarsi nel mondo della fantascienza. Per farlo sono cambiati gli strumenti, o almeno si sono modernizzati, grazie ai suoni dei sintetizzatori e delle batterie elettroniche e di altre diavolerie moderne. Sperimentare è sempre stato il mantra della band, che sotto la supervisione di Tommaso Colliva ai suoni, ci ha sempre regalato dei dischi immensi.
Luogo scelto per l’evento è il Ma di Catania, perfetta cornice per i suoni immaginifici dei Calibro. Si inizia con lo spazio, ma poi si torna a parlare di cinema d’autore con alcuni brani dei precedenti album, che si fondono in maniera impeccabile in un continuo movimento tra passato e futuro.
Loro non sbagliano mai, regalandoci un’esibizione all’altezza delle nostre aspettative. Non interagiscono molto col pubblico, li sentiamo solo ai saluti finali, ma suonano tanto e lo fanno eccellentemente, coinvolgendoci per tutta la durata del live, con dei suoni che creano immagini su immagini e che ci portano inevitabilmente a tralasciare ciò che accade sul palco per perderci nella fantasia. Io però li osservo, osservo come si alternano ai vari strumenti presenti sul palco, dai sintetizzatori ai fiati, dagli strumenti vintage a quelli modernissimi, passando per le percussioni e gli strumenti elettrici. Chiudendo gli occhi sembra quasi di sentire un’orchestra…
Prima del concerto ho avuto nuovamente il piacere di intervistarli e mi hanno chiesto scherzosamente perchè mi piace la loro musica. “Perchè no?” Avrei voluto rispondere. In fondo ascoltare quattro eccellenze della musica nostrana, ognuno con la propria personalità e la sua storia (che vi invito ad approfondire), non capita certo tutti i giorni.
Vi parlavo dell’intervista, che tra poco leggerete. Rimarrete stupiti da quanto sia stato spassoso chiacchierare di musica con loro. Mi hanno raccontato di quella volta che i Puffi li hanno scoperti (mentre una ragazza passava casualmente in bici canticchiando “Tutta Donna”) e mi hanno spiegato cosa si nasconde dietro i vari biribiribìquauuuummm di “Space”. No, non sono impazzita! Leggere per credere!
Iniziamo con una domanda sugli inizi della band! Ho letto che i primi a scommettere su di voi sono stati gli amici europei. Ci raccontate com’è andata?
Leggende su leggende! A dire il vero siamo stati scoperti dai Puffi! In realtà i Puffi ascoltavano i Calibro 35 e li chiamavano Puffiamo 35. (Ridono!) Il primo concerto della storia lo abbiamo fatto in Lussemburgo e poi in Belgio (la patria dei Puffi, dove i Puffi appunto ci hanno scoperti!!).
A parte gli scherzi, è una leggenda. Effettivamente ci siamo scoperti da soli, anzi in realtà chi ci ha fatto suonare in Lussemburgo era un italiano, che ci aveva chiamati lì, perchè ci conosceva. Per citare Benigni, quando hanno scoperto l’America, gli indiani c’erano già da prima, per cui non è che ci hanno scoperto all’ estero, noi ci siamo scoperti da soli!!
Come vi dicevo, mentre stavamo parlando dei puffi, all’improvviso abbiamo sentito la voce di una ragazza, che passando in bicicletta, canticchiava “Tutta Donna”! Immaginatevi lo stupore!
Dopo questa meravigliosa interruzione, riprendiamo la nostra intervista!
Avete cercato di riprodurre alcuni suoni dello spazio in “S.P.A.C.E.“?
Ci sono un sacco di “biribiribiiiii” e un sacco di “burrbbrubrburb” e anche molti “quaummmmm”…Max è un esperto! Ci sono un po’ di sintetizzatori in questo album.
Li abbiamo usati in maniera abbastanza selvaggia, perché né io (Max), né Enrico e né Fabio siamo dei suonatori di synth. Ci sono anche batterie trattate nei distorsori, per emulare dei suoni sonar radar e di comunicazione; quindi sì, abbiamo utilizzato questi strumenti per riprodurli.
Che ne pensate della scoperta delle onde gravitazionali, cercherete di riprodurre anche i loro suoni?
In realtà c’è un programma a Radio3, si chiama Radio3 Scienza, che ha esordito facendo sentire il suono di laboratorio delle onde gravitazionali e che è “Wauuu wauuuu wauuuu”, suono che noi, in realtà, abbiamo già riprodotto.
L’approccio tra lo scrivere un disco e una colonna sonora è differente?
Max: Sì è differente, molto differente. Nel disco devi cercare di fare dei brani che possano rimandare a delle immagini, ma che di fatto contengono solo musica e quindi devono stare in piedi da soli; ,mentre la colonna sonora è completamente al servizio di un’altra cosa che è il film, non un disco, quindi viene completamente concertata col regista. Insieme al regista scrivi il film e uno dei suoi pezzettini è la colonna sonora.
Luca: Insomma in una rispondi ad un committente e nell’altro no… (ridono).
Fabio: Anche se il fatto che nel disco ci sia un contenitore, quindi dei limiti, una meta, può essere creativo allo stesso modo.
Nel frattempo Enrico sottolinea che dire “molto differente” non è grammaticalmente corretto, quindi gli altri correggono la risposta con: “è differente ‘na cifra”!!!
Analogico o digitale? Come preferite ascoltare la musica?
Max: Ascolto la musica attraverso dispositivi digitali con le mie orecchie analogiche (ride).
Fabio: Entrambi. A casa analogico, in giro molto di più col digitale.
Enrico: Mi piace rigirare i dischi, è bello.
Come stanno messe le radio in Italia?
Fabio: Secondo me bene; anni fa non ascoltavo la radio, mentre adesso la ascolto tantissimo, sarà che sono cresciuto. La radio in generale è cresciuta tantissimo, Radio Rai, ad esempio, sta rivivendo gli anni d’oro, la bellezza che c’era in Rai, in televisione, anni fa, adesso la troviamo di più in radio. La radio tutto sommato è qualcosa che ti fornisce un sacco di informazioni.
Enrico: In particolare noi facciamo la disamina delle tre radio Rai, che è molto divertente, perché abbiamo una frequentazione assidua per vari motivi. Radio1 a mio avviso è più informativa, anche se adesso si sta aprendo anche all’intrattenimento, Radio 2 è di intrattenimento, ma Radio 3 è quella di cui siamo tossicodipendenti, perchè ha dei programmi eccezionali come “Battiti”, che è un programma che fanno la notte e che parla di cose che non ti aspetti.
Fabio: Anche le radio più piccole stanno andando bene. Le radio sono quelle che sono riuscite più degli altri mezzi di comunicazione ad assorbire il linguaggio di internet. In fondo la radio può diventare un blog, già lo è di natura, o i blog possono diventare radio e funziona tutto molto bene.
Max: Il blog fatto radio è ben rappresentato da Alessio Bertallot, ad esempio, che quando ha lasciato radio Deejay, ha creato un contenitore nuovo e molto vario. Lui ha una radio personale con un format che funziona. Questo è uno degli esempi in cui quello di cui parlava Fabio può funzionare anche al contrario; come ad esempio funziona con Youtube, può funzionare anche per gli streamer indipendenti.
State lavorando a nuovi progetti?
In realtà no, non ancora, siamo solo impegnati col tour per adesso.
Ringrazio di cuore i Calibro 35 per la loro simpatia e disponibilità!
Egle Taccia
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