La loro musica è il blues. Il loro secondo lavoro in uscita il 22 Febbraio per La Clinica Dischi si chiama Buzz. Sono un duo formato da Matteo Capirossi alla voce e alla chitarra e Luca Sernesi alla batteria e ai cori. Ecco a voi The Chicken Queens, un gruppo che ci riporta indietro negli anni migliori della musica con le loro sonorità vintage e blues. Quella che state per leggere è un’ intervista doppia con aneddoti curiosi sulla loro storia e formazione. Buona lettura!
Ciao, chi sono The Chicken Queens e perché si chiamano così?
Matteo Capirossi: The Chicken Queens sono fondamentalmente un gruppo blues. Spesso capita di uscire dal genere ma la volontà in potenza è sempre di fare quella roba lì. Solo che quando hai 20 anni ti viene difficile non metterci dentro anche tutto quello che ascolti nella vita, in radio, ai concerti, sui dischi. Quindi siamo un gruppo che vuole fare blues, che crede di riuscirci ma che in realtà vuoi o non vuoi finisce col fare anche altro. Il nome chicken queens (regine dei polli, o del pollame) fu un modo sarcastico e prepotente per autoincoronarci regine del blues nella nostra piccola provincia ( vuoi che da noi a Modena lo fanno davvero in pochi alla nostra età).
Luca Sernesi: The Chicken Queens sono un duo garage blues formato da Matteo Capirossi e Luca Sernesi. Ci chiamiamo così perché Matteo somiglia vagamente ad un pollo.
Musicalmente siete a metà tra il rock dell’ieri e dell’oggi. Scelta dovuta alla vostra formazione, ai vostri gusti musicali o volete prendere il meglio del passato e del presente?
Matteo Capirossi: Io sono cresciuto ascoltando solo del blues e tutta la musica genericamente connessa fino agli anni ’70. Ho passato tutta la mia adolescenza ad ascoltare solo quello. In classe ero uno dei pochi sfigati senza maglietta di qualche gruppo anni ’90 figo. Mi ricordo che un anno in 4° superiore comprai la maglietta dello staff di Woodstock e praticamente giravo solo con quella. Quello ero il mio credo. Solo con l’università mi sono aperto a tutto il resto, che è bellissimo,il grunge, l’indie anni 2000, il punk anni ’80 ecc ecc. Quindi da una parte c’è tutto quello in cui ho creduto da piccolo e che ho paura di deludere,dall’altra c’è il pensiero che tutto quello in cui ho creduto da piccolo ha portato a quello che ascolto principalmente ora.
Luca Sernesi: Tutte e tre. Il duo è una formazione abbastanza comune nel mondo garage, basti pensare ai Two Gallants, Blood Red Shoes o ai London Souls, in più entrambi spaziamo dal rock’n’roll anni ’60 all’ indie più recente e ci è sempre piaciuto molto rivisitare in chiave moderna suoni vintage.
A distanza di quasi due anni dal vostro Lp sta per arrivare un album intero, Buzz. Cosa dobbiamo aspettarci da questo album?
Matteo Capirossi: Sono passati due anni. L’abbiamo presa davvero comoda perché volevamo fare qualcosa di molto diverso dal primo lavoro. A mio parere è venuto fuori questo tipo di blues molto vecchio stile con delle uscite che sono tutt’altro e che non c’entrano niente, però ci stavano bene. Con Luca si è riflettuto molto su questa cosa, come mai e come poteva essere definito quello che stava uscendo fuori nelle fasi di stesura del disco. E quello che pensiamo è di essere riusciti a trovare uno stile nostro che unisce l’intenzione del primo disco alle due nostre vere personalità. BUZZ è un disco blues che non voleva esserlo, ma non riesce a farne a meno.
Luca Sernesi: BUZZ è il connubio perfetto tra moderno e vintage e non solo. Ha un lato punk e un lato indie, uno rock e uno blues e ciò lo rende un disco altamente poliedrico. All’interno di questo album vi è tutta la nostra creatività e musicalità, perché è stato scritto jammando, improvvisando e facendo uscire tutto ciò che era dentro di noi senza porsi preconcetti.
La Clinica Dischi ha incontrato voi o voi avete incontrato lei?
Matteo Capirossi: La Clinica Dischi ha incontrato noi. Precisamente all’Arezzo Wave e dopo quell’evento, a distanza di tempo, ci hanno cercato mostrando il loro interesse e dopo un provino abbiamo deciso di collaborare.
L’uscita di “Up From The Grave” vi aveva portati su un palco importante come quello dell’Arezzo Wave. Dove vorreste che vi portasse Buzz?
Matteo Capirossi: Speriamo che BUZZ ci porti oltre. Quella dell’Arezzo è stata un esperienza significativa affrontata da due ragazzini che di palchi del genere ne avevano visti pochi. Eravamo spaventati. Ora siamo cresciuti musicalmente e siamo decisamente più consapevoli di quello che facciamo. Credo. Quindi vorremo sicuramente spingerci il più lontano possibile e spaccare tutto.
Luca Sernesi: Vorremmo che questo disco ci facesse entrare all’ interno del panorama blues/indie italiano, facendoci suonare su tanti palchi e altrettanto importanti. Ci piacerebbe essere etichettati come la giovane band che è riuscita a raccontare il Blues con parole diverse.
Federica Monello
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