Dalla passione per i Lego a quella per la parola e la musica: Andrea Grossi ci presenta il suo secondo album, Concreto/Astratto, e il suo delicato e affascinante modo di guardare il mondo.
 
Nell’ottobre 2015 è uscito il tuo secondo album CONCRETO/ASTRATTO: ti va di fare un piccolo bilancio? Come è stato accolto dal pubblico?
Dividerei il bilancio in due parti. Da una parte una sorta di “bad bank”, per usare un termine non propriamente artistico, in cui accumulare le proposte artistiche fatte ai locali sul territorio nazionale e le relative risposte positive, con date annesse. Poco ascolto, poca disponibilità e scarsi risultati.  Dall’altra parte ci sono le sensazioni vissute durante i live e le risposte del pubblico o di chi ha avuto l’occasione di ascoltare l’album. Spesso mi raccontano di amici che lo prendono in prestito dopo l’ascolto e non lo restituiscono (spero perché gli piaccia e non per altro). Ho notato che chi partecipa al concerto acquista volentieri l’album, almeno in percentuale maggiore rispetto alla mia prima esperienza discografica.
Spiegaci meglio il significato della dicotomia espressa dal titolo
CONCRETO/ASTRATTO” non è un album nato a tavolino, con un filo conduttore deciso a priori o che si è rivelato spontaneamente cammin facendo. Le canzoni che lo compongono sono venute naturalmente, fotografando un altro periodo della mia vita, successivo a “Rossi intimi ascolti”, dov’era il romanticismo a guidare l’ascolto. Ho notato un cambiamento nel mio modo di scrivere i testi e questo è stato lo spunto per la scelta del titolo. Da una parte brani sognanti, astratti appunto, sul solco del primo album e dall’altra brani più concreti, in cui mi sono cimentato in una scrittura altra. Non solo più la tematica dell’amore, ma una certa attenzione alla società attuale e agli spunti paradossali che offre e su cui cimentarsi con una certa dose di ironia.
Rispetto al disco d’esordio ispirato dall’amore, il tuo ultimo lavoro, invece, guarda alla società attraverso le lenti dell’ironia: qual è il filo conduttore che lega i tuoi nuovi brani?
Se proprio devo trovare un filo conduttore a questa nuova esperienza discografica, lo devo ritrovare in me stesso, nel mio essere un individuo diverso, che cambia naturalmente attraverso il tempo. Cambiano i miei pensieri, cambia il mio modo di guardare le cose e cambiano i miei interessi. Tutto questo si riversa nella mia arte. Come “Rossi intimi ascolti”, anche “CONCRETO/ASTRATTO” lo vedo come un altro autoritratto o “selfie” (per togliere un bel po’ di romanticismo all’espressione) del momento che sto attraversando.
CONCRETO/ASTRATTO è un progetto di musica d’autore che attinge dalla migliore tradizione italiana, spazia dal jazz alla musica popolare e trova la sua più viscerale espressione nel tango: come riesci a far convivere tra loro questi aspetti? Che tipo di emozione racchiude ciascun genere?
Ritengo la musica e i suoi vari stili, un’espressione incredibile di diversità e quindi di ricchezza. Lo stesso strumento può portarci avanti o indietro nel tempo con una semplice linea melodica, altresì può spostarci di migliaia di chilometri in un momento. L’uomo ha inventato generi tanto diversi e al tempo stesso estremamente affascinanti, e non resisto alla tentazione di immergerci le mie parole. È la forma canzone più semplice, nella veste di voce e chitarra, a suggerirmi la direzione da prendere nell’arrangiamento e nel “mondo musicale” da visitare. La musica mi guida e io cerco di seguirla nel modo migliore che posso.
Quando  hai capito che da grande avresti voluto fare il musicista? E quali artisti hanno avuto un ruolo decisivo nella tua formazione?
Mi piace creare, da sempre. Ho iniziato con i lego, poi ho scoperto l’amore per la parola e quello per la musica intorno ai 14 anni. Scrivere una canzone credo racchiuda tutti questi piaceri. Esprimere se stessi giocando con le parole, con la musica e arrivare a creare.A dire il vero non ho artisti di riferimento da snocciolare al momento. Potrei dirti Paolo Conte e Fabrizio De André, ma tanti ascolti mi attraversano le orecchie (adesso “Chris Speed – Really Ok”) e sono sempre molto curioso di quello che mi circonda e ancora non conosco, di qualunque genere si tratti. Sabato scorso ho apprezzato molto l’elettronica di David Howley, ma frequento anche la classica e la musica di miei colleghi cantautori contemporanei (s)conosciuti quanto me, che apprezzo davvero molto. C’è un gran fermento a cui andarsi a rinfrescare oltre ai cantautori di “prima fascia” della nostra migliore tradizione. Poi il jazz e la musica rock degli anni ’60 con cui sono cresciuto, grazie ai dischi di mio padre e tanto altro.
Dove potremo sentirti dal vivo?
Sabato 13 Febbraio mi sono esibito a Venezia, al Metricubi. Poi da marzo mi attende la Romagna, Roma, Bologna e Firenze.
 
A cura di Laura De Angelis
 
http://credit-n.ru/zaymyi-next.html