Gli Zero Assoluto tornano al Teatro Ariston per la 66° edizione del Festival di Sanremo, che li vedrà in gara tra i Campioni con il brano “Di me e di te”. Quello che sappiamo sulla loro canzone è che sarà un pezzo “uptempo”, dalle sonorità elettro-POP, scritto dal duo romano – composto da Thomas De Gasperi e Matteo Maffucci – con Antonio Filippelli e Luca Vicini (bassista dei Subsonica).
Tornano all’Ariston per la terza volta, un palco che gli ha sempre portato fortuna.
Prima di lasciarvi all’intervista vi anticipo che “Di me e di te” sarà contenuto nell’omonimo disco in uscita a marzo, di cui farà parte anche “L’Amore comune”, brano tra i più ascoltati dell’estate 2015.
Sanremo è sempre stata una tappa importante per voi, quindi immagino che sarà una grandissima emozione tornare su quel palco. Come state vivendo questi ultimi giorni di attesa?
Li stiamo vivendo come abbiamo sempre vissuto gli altri. E’ una corsa ad ostacoli nel senso che è pieno di cose da fare, davvero tantissime, che in un certo senso ti salva dallo stress, perchè alla fine lavori 25 ore al giorno e quindi arrivi che sei stanco e non vedi l’ora di salire sul palco, perchè veramente quello è il momento quasi di pace, di immensa e profonda soddisfazione. Se mi chiedi abbiamo strizza, sì tantissima, un po’ come tutti… L’importante è uscire fuori dal festival sani e salvi. Questo è l’obiettivo.
Come si è trasformato Sanremo in questi anni e che ruolo riveste oggi nel panorama musicale italiano?
Continua ad essere e rimarrà per sempre il palcoscenico più importante della musica leggera italiana e quindi è un palco nobile; nobile perchè è carico di tradizioni, nobile perchè è anche un palco che ti garantisce una visibilità enorme, gigantesca, quindi è in assoluto il luogo dove presentare meglio una canzone; è un luogo favoloso da questo punto di vista. Non è cambiato tantissimo, il Festival è sempre stato importante, ancor di più oggi che c’è meno musica in televisione, se escludi i talent, quindi è ancora più forte.
In realtà, quando voi avete cominciato, la musica in televisione, soprattutto gli inediti, erano abbastanza rappresentati, non solo da MTV, ma c’erano vari programmi musicali nelle varie emittenti. Pensate che oggi i talent siano la risposta per combattere la crisi musicale italiana?
Beh, di base lo sono diventati in qualche modo, da un certo punto di vista. I talent sono dei programmi televisivi che funzionano tantissimo, molto accattivanti e divertenti. La musica passa inevitabilmente attraverso il talent, però vedrai che piano piano si troverà un meccanismo diverso di narrativa per raccontare la musica anche in maniera nuova. Ce n’è bisogno, ce n’è sempre bisogno. Non è obbligatorio andare a un talent per fare musica, ma oggi da questo punto di vista c’è poca scelta. Non ci sono tantissimi esempi di artisti, che non hanno un cannone di voce, nel senso che non hanno lo strumento vocale, ma che hanno la necessità di comunicare qualcosa; ci sono sempre stati e avrebbero anche loro bisogno di alta visibilità. Però noi siamo fan di tutti i talent, li guardiamo, siamo malati come tutti, anche perchè sono di grandissimo intrattenimento.
“Di me e di te” è il brano che porterete al Festival. Com’è nato e di cosa parla?
E’ nato come nascono tutte le canzoni. In momenti astrali in cui si uniscono i pianeti casualmente, succede qualcosa e ti viene voglia di scriverlo ed è un pezzo che parla del bisogno e dell’ obbligo di saper dialogare con la persona che hai accanto. Questo non vuol dire che sia per forza la tua donna o il tuo uomo, ma anche nei rapporti padre-figlio, anche tra due amici, in generale, a volte bisognerebbe guardarsi un po’ più negli occhi e dirsi le cose faccia a faccia, invece che aspettare, nascondere delle problematiche dietro un angolo, sotto il tappeto, sotto il letto. La cosa più importante è dirsi delle cose, se si ha il coraggio di farlo, di farlo costantemente, è uno dei trucchi per vivere molto felici. E’ un invito che facciamo a noi stessi, ma anche un invito che facciamo a tutti, visto che nella sua semplicità è una tra le cose più difficili.
Avete scelto un brano particolare da presentare durante la serata delle cover. Ci spiegate perché proprio “Goldrake”?
Abbiamo scelto “Goldrake” perchè Alessio Caraturo ne fece una versione acustica splendida una decina di anni fa. E’ una canzone che ci siamo sempre portati nel cuore ed abbiamo deciso di ripartire da lì e arrangiare in una maniera molto intima una canzone come “Goldrake”, che è una canzone generazionale per tanti, soprattutto per coloro che hanno figli della nostra generazione ed è una canzone che con l’intensità della musica e dell’orchestra acquisisce anche un peso specifico diverso; il testo cambia forma pur essendo lo stesso.
Avete un portafortuna, o qualcosa che porterete con voi al festival per azzerare l’ansia?
Non c’è un amuleto che esista per azzerare l’ansia. Porteremo l’entusiasmo, questa è la cosa che possiamo portare, detto questo speriamo bene.
A marzo uscirà il vostro nuovo album, cosa puoi anticiparci?
Che sarà bellissimo. Siamo molto contenti del disco, una gran fatica per realizzarlo, abbiamo lavorato con tantissimi produttori, abbiamo collaborato davvero con tante professionalità e tante eccellenze. Quindi sta uscendo fuori un disco vario, che rispecchia ciò che siamo sempre stati, che guarda anche un po’ al futuro. E’ un disco chiave della nostra carriera e non vediamo l’ora che esca.
Quando partirete in tour?
Subito dopo l’uscita del disco faremo un tour di instore e poi partirà il tour vero e proprio, quindi in primavera!
Egle Taccia
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