In occasione della data romana del Grand Tour dei Fast Animals and Slow Kids, abbiamo fatto una lunga chiacchierata con Aimone cercando di tirare le somme di questi 7 anni di musica (di cui 5 continuamente in tour) e scoprendo cosa faranno dopo essere scesi dal main stage dell’Alcatraz, con cui concluderanno questo tour.
Come sono cambiate le vostre vite in questi 7 anni?
Da un punto di vista musicale sono cambiate radicalmente: dalla sala prove siamo arrivati a dei palchi giganteschi; tra pochi giorni suoneremo all’Alcatraz sul main stage, che è uno dei traguardi più importanti per una band in Italia.
Abbiamo iniziato che non avevamo neanche una nostra sala prove, io non avevo la chitarra, me la prestava un mio amico; era assurdo, non avevamo nulla, nemmeno gli strumenti; ora è radicalmente cambiato.
Da un punto di vista di vita anche è cambiato tutto: la musica ha investito tutto il resto perché le abbiamo sempre dato un’importanza centrale nelle nostre vite e quindi ha preso tempo e momenti che potevi vivere con gli amici, con la tua ragazza; ha investito tutto quanto, però non ti saprei dire dove di preciso!
Abbiamo incentrato tutto sulla musica: prima ci faceva tanto piacere ma come hobby puro e poi è diventata vita.
Cosa vi mancherà di più dopo questo tour e cosa vi manca, invece, mentre siete in tour?
Quando siamo in tour ci manca tutto ciò che è quotidiano: la chat con gli amici per andare a cena fuori o per giocare a calcetto e tu sei in Trentino Alto Adige a 8 ore di distanza da casa. Ti mancano queste cose quotidiane, cose che puoi anche saltare ma quando fai un tour molto lungo e molto prolungato nel tempo, dopo un po’ iniziano a pesare e a mancare.
Del tour ci mancheranno i palchi: abbiamo suonato tantissimo, senza mai fermarci. Non saprei dirti con precisione cosa ci mancherà nello specifico ma di sicuro quell’ora e mezza di vuoto, di bianco assoluto del concerto, proprio il momento in cui suoni: non prima, non dopo, proprio quell’ora e mezza.
È una roba che anche psicologicamente è fortissima!
Avete deciso di svolgere il tour Grand Final in 7 date una per ogni anno da cui suonate; ci raccontate un ricordo per ognuna delle 7 città in cui avete suonato e suonerete?
Santa Maria a Vico (SMAV): l’unica data in Campania e quella più a sud che abbiamo fatto quest’anno; ho un ricordo bellissimo di quest’estate: era l’11 Giugno, era il mio compleanno ed ero tristissimo per vari motivi e suonavamo con Lo Stato Sociale, Pan del diavolo, Niccolò Carnesi (era il Goodnight Festival, ndr); c’era molta gente, molte band. Sono arrivato con un male di vivere terribile, ma la musica, parlare con altre persone, anche con Ale dello SMAV, mi ha ribaltato la giornata. È un ricordo piacevolissimo di come la musica può aiutarti nella quotidianità.
Arezzo (Karemaski): i ricordi di una vita! Da Arezzo siamo partiti con Woodworm e dal Karemaski abbiamo iniziato a suonare in tutta Italia con Andrea, il nostro fonico che è uno dei due soci del locale. Arezzo è l’inizio della musica e di un aspetto professionale con cui approcciarci alla musica.
Roncade (New Age): visto da miscredenti e da lontano era quel posto in cui suonavano le band “Wooow”: ci hanno suonato e ci suonano fissi i Cannibal Corps, ci suoneranno tra poco i Goods of Death Metal… è un palco storico che va avanti dagli anni 90 ed è una Mecca!
Roma (MONK): legati a Roma abbiamo moltissimi ricordi, forse la prima data che abbiamo fatto a Roma da sconosciuti totali, c’era Davide Caucci, un promoter della zona, che ci ha fatto suonare al MEZ, a San Lorenzo; siamo arrivati lì c’erano 3 miei amici arrivati in Vespa da Perugia, una cosa incredibile! Eravamo noi che aprivamo agli Eva Mon Amour, è stata una serata meravigliosa; era la prima volta che suonavamo a Roma ed era una situazione bella.
Bologna (Locomotiv): Bologna è una città difficilissima per i Fast Animals, ma non perché non ci piaccia o perché ci abbiamo litigato; è proprio che non ci cagano di pezza a Bologna! È ancora una città da espugnare per noi; mi ricordo delle grandi svuotate a Bologna: concerti dove dicevo “Ma come facciamo?”. Mi ricordo una serata alle Scuderie, in Piazza Verdi, credo siamo gli unici che ci hanno suonato perché per un anno la programmazione lì la teneva il Locomotiv; mi ricordo che anche lì c’erano i ragazzi de Lo stato sociale che sono venuti a trovarci
(Nel frattempo siamo stati raggiunti dal resto della band: Jacopo, Alessandro e Alessio)
Perugia (Urban): l’Urban è casa, ma nel senso che siamo a Perugia, è il posto in cui abbiamo frequentato più serate in assoluto, insieme al Norman, un locale che ora ha chiuso. Quella serata là si chiama “serata dell’ansia”: tutte le persone che conosci, tutte le persone a cui vuoi bene sono lì sotto a giudicarti e a dirti se fai cagare.
Alessio: la peggiore a Perugia è la serata di apertura del tour, perché hai l’ansia che inizi il tour là ed in più il fatto che suoni per la prima volta. Adesso speriamo che sia un po’ meglio, visto che è la serata conclusiva!
Aimone: In generale, insomma, i ricordi riferiti a Perugia sono sicuramente l’Urban e quei concerti là.
Milano (Alcatraz): Sarà l’ultima data, ci sono milioni di ricordi: il Magnolia, in cui abbiamo suonato su tutti i palchi: siamo partiti come spalla a Maria Antonietta con tipo 30 persone; poi siamo passati sul palco fuori; il Mi Ami… Però principalmente il Magnolia. Milano è anche le prime interviste serie, per esempio dentro Radio Popolare; e anche gli sponsor, Gibson, Bode… Milano è una città molto musicale!
In questo tour vi accompagna Nicola Manzan (Bologna Violenta), come è nata questa collaborazione?
Con Nicola la storia è parecchio antica, ci siamo conosciuti quando suonavamo di spalla al Teatro degli Orrori, a Perugia: c’erano stati dei problemi tecnici sul palco per cui non potevamo suonare, allora abbiamo chiesto al ragazzo che stava al banchetto del merchandising di darci corrente e abbiamo suonato per terra, prima che iniziasse tutto quanto. Sono arrivati il Teatro, Nicola, il concerto gli è piaciuto, siamo rimasti in contatto, ci siamo visti su altri palchi finché non siamo arrivati al disco Hybris in cui ci servivano dei violini perché volevamo fare questa cosa gigante e tamarra dei violini e abbiamo chiamato Nicola, che ci ha registrato tutti quanti gli archi. Chiaramente sarebbe stata la scelta principale se mai avessimo avuto modo di poter suonare con qualcuno in più sul palco.
Com’è stato suonare al Sziget Festival?
Sziget è stato assurdo! Per quanto mi riguarda sono stato lì da due giorni prima, dormendo in tenda così da farlo in modo più fricchettone possibile e vedendomi milioni di band. Per la prima volta ci siamo confrontati con un festival che sia un festival vero, la cosa più vicina al Sziget in Italia potrebbe essere un Mi Ami, che ha tante band, però lì stiamo parlando di un festival in cui tutte le band sono assurde, sono quelle che avresti sempre voluto vedere!
È stato sconvolgente anche come tempistiche: line check, sóna, veloce! Hai 10 minuti per montare, 10 per fare il line check e poi suoni; in Italia siamo abituati a tempistiche lente, dilatate, io poi sono il capo di queste cose! Lì invece vai e suoni, anche velocemente. Alla vecchia!
La vincita dell’Arezzo wave è stata, in qualche modo, il momento di svolta della vostra storia: cosa consigliate alle band che si apprestano a parteciparvi?
Aimone: Non saprei dire cosa, però un consiglio generale: fate musica che vi piace, di cui siete convinti. Noi siamo arrivati all’Arezzo Wave che eravamo sicuri di non vincere mai nulla
Alessandro: ci siamo andati due volte, tra l’altro, all’Arezzo Wave.
Aimone: La prima volta ci hanno cacciato subito alle selezioni e l’anno dopo ci abbiamo riprovato e abbiamo vinto tutto quanto. L’idea era proprio “Non ci ricapiterà mai più di suonare su un palco tanto grande, suoniamo finché non moriamo!”; abbiamo continuato a suonare anche dopo che ci avevano staccato la corrente, ecco questo magari non fatelo perché fa sempre girare le scatole e c’hanno ragione loro!
Beh però avete vinto lo stesso! Siete stati tamarrissimi a continuare a suonare!
Aimone: Spero per la parte prima che ci staccassero la corrente! Perché poi abbiamo solo iniziato ad urlare!
Vedendovi dopo i concerti, leggendovi sui social, si ha l’impressione di essere davanti a degli amici di vecchia data più che a persone, in qualche misura, famose; avete stretto amicizie con qualcuno che prima era semplicemente un fan?
Un sacco! Tantissime persone con cui ci si rivede dopo qualche mese e ci si ritrova, ci si racconta. Amici! Secondo me questo è stato anche la cosa che ci ha aiutato tanto all’inizio: metti che andava male, male, male e non veniva nessuno, una ventina di amici c’erano sempre.
Sempre svuotone eh! Perché 20 persone in un posto grande comunque è uno svuotone, però questo ti dà una mano!
Anche qui a Roma verranno in tantissimi!
Dopo questo tour vi ritirerete per un po’, come impiegherete il vostro tempo a Perugia oltre che nella lavorazione del nuovo disco?
Aimone: Io parto in viaggio! Faccio uno di quei viaggi fricchettoni che mi fanno impazzire, penso Cina e Mongolia; e poi riattacchiamo a suonare.
Alessio: sì, anche io viaggerò;
Jacopo: però il discorso è che non sarà una grande pausa, ne parlavamo oggi: con molta calma, non sappiamo quando riprenderemo a suonare, però tra di noi suoneremo; per cui non ci saranno quei periodi stupendi in cui non ci si vede per un sacco di tempo.
Aimone: Beh, raga, finito il 6 Febbraio un mesetto che non ci vedremo è sicuro! Io non ne posso più!!!
Alessio: Ma un mesetto vola!
Alessandro: Io non ci ho pensato, c’è questa leggenda che mi laureo però non vorrei alimentarla io stesso…
Alessio: Orso spera di arrivare al prossimo tour che si sta ancora per laureare, così avrà di nuovo l’alibi per dire “Eh, ma è ricominciato il tour, adesso non posso!”
Aimone: la scusa della musica è bellissima!
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