Non capita tutti i giorni di incontrare un musicista che, da giovanissimo, è riuscito a  realizzare tutti i sogni di qualsiasi musicista mondiale, compreso quello di suonare a Washington per l’insediamento di Obama. Sto parlando di Francesco Cafiso, che ho incontrato per conoscere meglio il suo ultimo album, “3”, ma non solo. Sono riuscita infatti a ripercorrere insieme a lui le tappe più importanti della sua carriera, parlando di jazz, del suo Festival e dei suoi progetti.
Inizi a suonare il sax a 6 anni. Cosa spinge un bambino ad appassionarsi a questo strumento così poco comune per quell’età?
Quando sono nato, il mio designato padrino mi ha regalato una spilla raffigurante un sassofono. Quel gesto è stato di buon auspicio perché di lì a poco avrei preso in mano un vero e proprio sassofono. Infatti io dico sempre, senza presunzione, che è stato il sassofono a scegliere me perché io ero troppo piccolo per capire quanto sarebbe stato importante nella mia vita.
Poi, a nove anni, ti ritrovi a dirigere una band di musicisti adulti. Devi togliermi assolutamente una curiosità! Come ha fatto un bambino di nove anni a dirigere una band di adulti? Oltre ad un grande talento, devi certamente avere un carattere forte!
A nove anni sono entrato a far parte dell’Orchestra Jazz del Mediterraneo che era una delle realtà musicali più importanti in Sicilia e che era solita collaborare con artisti di fama internazionale. Sono diventato leader dei miei gruppi a quattordici anni e l’ho sempre fatto in maniera spontanea e naturale. Devo dire di essere stato anche molto fortunato nell’aver sempre  avuto accanto a me musicisti di grande spessore artistico e umano: questo ha alleggerito molto le mie responsabilità ed è stato tutto più facile.
Hai suonato in posti a dir poco inaccessibili per la maggior parte dei musicisti mondiali e l’hai fatto da giovanissimo. Sicuramente ci sarà stato un momento che ricordi con maggiore emozione, quel momento in cui hai capito che tutti i tuoi sogni si erano realizzati. Ce lo racconti?
Il momento più importante per vari aspetti è sicuramente quello dell’insediamento del presidente Barack Obama. Tuttavia, continuo il mio viaggio musicale con estremo entusiasmo e voglia di fare, quindi faccio tutto con grande passione e il mio sogno è proprio questo: suonare e portare la mia musica in giro per il mondo!
La tua infanzia è stata piena di successi, ma anche molto diversa dal comune. Hai qualche rimpianto, qualcosa che avresti desiderato fare, ma a cui hai dovuto rinunciare per la musica?
Fare musica per me è sempre stata un’esigenza, è ciò che ho sempre fatto in modo molto spontaneo. All’inizio era un vero proprio gioco e così come i miei coetanei sentivano l’esigenza di scendere per strada e giocare a palla, io avevo voglia di suonare il sassofono. Tuttavia, non mi sono mai fatto mancare nulla: sono stato un bambino anch’io e ho fatto tutto ciò che fa comunemente un bambino, cercando di conciliare la mia passione a tutto il resto.
Che periodo sta vivendo il jazz qui in Italia?
Un buon periodo: nonostante le difficoltà economiche del momento, noto che sempre più giovani si affacciano al mondo del jazz con grande entusiasmo e voglia di fare. Attualmente ci sono tanti festival, eventi e manifestazioni che spesso danno loro la possibilità di farsi notare attraverso concerti, premi specializzati, etc. Grazie a internet hanno la possibilità di stare in contatto con tanti musicisti e ampliare le loro conoscenze su più fronti; spostarsi e viaggiare è diventato semplice e in alcuni casi poco dispendioso; da un punto di vista discografico forse c’è anche troppo: fare un disco è diventato talmente facile e accessibile che chiunque oggi ne registra uno anche se, magari, non è artisticamente pronto.  Il livello medio è alto e sono convinto che in questo momento ci sia un buon fermento che getta le basi per un periodo successivo più fertile e interessante da un punto di vista creativo e artistico.
So che tu segui personalmente un festival nella tua città…
Il Vittoria jazz festival è arrivato alla sua nona edizione ed è diventato un evento molto importante e prestigioso. È entrato nel circuito dei festival più importanti e se ne parla dappertutto. È diventato un appuntamento imperdibile per tutti, appassionati e neofiti. Anche quest’anno avremo artisti di fama internazionale, oltre che la Vittoria Jazz School, il premio per giovani musicisti Vittoria Rotary Jazz Award, le jam sessions, le attività collaterali (esposizioni, mostre d’arte), attività ricreative e molto altro ancora. Sono felice di esserne il direttore artistico e di seguirne le evoluzioni nel tempo. Ho la possibilità di invitare tanti artisti e di poter dare un contributo affinché la mia città, Vittoria, possa riuscire a dare risalto alle sue risorse territoriali oltre che alle sue numerose eccellenze in svariati settori. Il festival infatti, è anche un’ottima vetrina che mira alla promozione del territorio.
Ci parli del tuo ultimo progetto e di come è strutturato?
3 è interamente costituito da mie composizioni originali. Tre album profondamente diversi: “La banda”, “20 cents per note” e “Contemplation”. Io ci sono  in veste di musicista, compositore, arrangiatore e concertatore. “La banda” ritrae la mia sicilianità, in memoria del legame che unisce la mia terra al jazz; “20 Cents Per Note” è la mia anima artistica, la mia indole jazzistica che non mi abbandona mai; “Contemplation” rappresenta la mia spiritualità, la mia concezione intima dell’esistenza.
I tre anni di intenso lavoro ai dischi sono stati un’esperienza meravigliosa e unica, oserei dire anche irripetibile… Lavorare contemporaneamente a tre dischi così diversi tra loro richiede uno sforzo creativo incredibile e una concentrazione elevatissima, oltre che risorse e sacrifici di ogni sorta; è un’operazione talmente difficile e folle che può essere fatta una sola volta nella vita. Per la prima volta nella mia vita ho curato in modo attento e scrupoloso ogni singolo aspetto e dettaglio della mia musica (dalla composizione all’arrangiamento, dall’orchestrazione all’editing, al missaggio, al mastering, valutando con estrema attenzione ogni scelta che riguardasse la buona riuscita di ogni composizione). Tre anni molto intensi, delicati e particolari della mia vita, non è un’esagerazione definirli folli. In questo progetto c’è, infatti, tutto me stesso, c’è una grande passione, ci sono tanti studi, sacrifici, momenti di stanchezza… ma oggi, alla fine di quest’avventura durata tre anni, non potrei essere più contento e soddisfatto.
Questi album sono semplicemente la fotografia della mia musica, del mio modo di viverla e sentirla in questo particolare momento della mia vita. Tutto il lavoro che avrei potuto fare in più anni l’ho fatto in una volta sola, perché questa musica, nella sua eterogeneità, rappresenta il Francesco Cafiso di adesso. 3 rappresenta le mie tre anime: è come se fossero i tasselli di un puzzle che, se ricomposti, formano la mia personalità e concezione artistica.
È stata un’esperienza che mi ha fatto crescere tantissimo umanamente e artisticamente, mi ha aperto nuove finestre sul mondo, allargando la mia prospettiva e la mia concezione della Musica. Mi ha donato nuove e molteplici lenti attraverso cui guardare all’arte nella sua totalità.  Il grande sforzo creativo, oltre che il grande lavoro d’introspezione che c’è dietro, mi ha portato ad andare oltre a quelli che credevo fossero i miei limiti, dandomi una maggiore consapevolezza di ciò che voglio dalla mia Musica. Ho toccato con mano una  realtà diversa, mi sono confrontato con altre persone e ho approfondito aspetti del mio lavoro (parola che non amo usare quando si parla di Musica) che non avevo ancora esplorato e vissuto; oggi riconosco di essere maturato anche professionalmente.
Ho visto che stai coinvolgendo i tuoi fan in un’iniziativa particolare che riguarda il tuo brano “La Banda”. Com’è nata l’idea?
La Banda è una mia composizione originale che risulta essere familiare a tutti. L’ho scritta solo qualche anno fa ma è come se fosse sempre esistita perché è come se tutti la conoscessero da sempre. Le prime volte che la suonavo ai miei concerti, dopo un piccolo cenno della melodia, il pubblico continuava a cantarla senza di me! Questo brano ha una grande forza comunicativa e riesce ad arrivare a tutti. Avevo già visto in rete molti ragazzi che si erano ripresi mentre lo suonavano cosicché ho pensato che sarebbe stata una buona idea raggruppare questi video in un unico collage e farne uno in cui suonano tutti insieme a me! L’iniziativa è stata accolta da molti con grande entusiasmo e sono convinto che il risultato sarà ottimo oltre che divertente.
 Stai lavorando a qualche nuovo progetto?
Ci sono tantissime idee in cantiere ma in questo momento sono concentrato sulla promozione e divulgazione della musica contenuta nel progetto discografico “3”!
Egle Taccia
 
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