Fabio Curto,  calabrese di nascita ma bolognese d’adozione, suona dall’età di cinque anni e compone da quando ne aveva sei: non c’è dubbio, quindi, che la musica abbia accompagnato da sempre la sua vita. Dopo la laurea in Scienze Politiche si sarebbe dovuto specializzare in Criminologia, ma il suo destino di musicista ha avuto la meglio. Come spesso accade al giorno d’oggi è stato un  talent  a dargli la possibilità di farsi conoscere dal grande pubblico, esperienza dalla quale ne è uscito vincitore. Seguito da Roby Facchinetti e dal figlio Francesco,  Fabio Curto  si è aggiudicato il primo posto a  The Voice of Italy 2015, entrando, così, nelle case e nelle orecchie degli italiani che, probabilmente, di lui avranno apprezzato soprattutto la genuinità e la semplicità. Il cantautore ventisettenne, infatti, ha uno stile sobrio e senza fronzoli, una voce corposa e una presenza scenica che non punta sugli effetti speciali ma sulla linearità dell’esibizione musicale. Fabio ama il blues, il country e il folk americano, ma, ha affermato più volte, non disdegna le sperimentazioni elettroniche. Il suo album d’esordio, omonimo, è solo il primo passo compiuto all’interno del panorama musicale italiano, non è un ibrido, ma non è ancora un lavoro che porta in sé i segni di una identità finita e definita. E come potrebbe essere altrimenti?  The Voice of Italy  avrà certamente rappresentato uno spartiacque nella carriera di  Curto che, da artista di strada, si è ritrovato improvvisamente a collaborare con alcuni fra i nomi più importanti legati al mondo musicale nostrano.
L’album si compone di sette brani, tre inediti e quattro cover: per quanto riguarda quest’ultime, sono state selezionate quelle che,  nel corso della trasmissione andata in onda sulle reti Rai,  hanno avuto maggiore riscontro:  Take Me To Church  di Hozier,  The Scientist   dei Coldplay, il primo brano in cui ha imbracciato la chitarra , e  Hallelujah  di Leonard Cohen, suo cavallo vincente. Poi, pensando ad un brano in italiano che avesse lo stesso spessore di Hallelujah, è arrivata  Emozioni  del grande Battisti: “ Roby è andato in visibilio quando l’ha sentita e con l’aggiunta del quartetto d’archi il pezzo è venuto fuori molto bene, quindi ci è sembrato doveroso inserirlo nell’album”, ha raccontato Fabio.
I tre brani inediti, invece, sono  L’ultimo esame , pezzo portato in finale nel talent e scritto con Simone Bertolotti, Emiliano Bassi e L’Aura, “un pezzo emozionale ma dal piglio rock”, e  Tu mi fai impazzire,  una canzone scritta prima dell’ exploit  televisivo e che, inizialmente, l’artista calabrese avrebbe dovuto realizzare insieme ad  un’orchestrina balcanica nella quale suonava prima di The Voice: così, l’iniziale arrangiamento balcanico ha ceduto il posto ad una piega un po’ anni ’60.  Infine, tra i pezzi nuovi, c’è il singolo che ha anticipato il disco,  Non mi assolvo,  scritto da Stefano D’Orazio e composta dal suo coach Roby Facchinetti e in cui lo zampino artistico dei due ex Pooh è facilmente riconoscibile.
Il debutto di  Fabio Curto , che ha visto impegnato un super team di lavoro, è piacevole, le canzoni scorrono senza appesantire l’ascolto: gli inediti incuriosiscono, come quando osservi il volto di un bimbo appena nato e cerchi di carpire i tratti del suo volto, le cover, invece, mettono decisamente in risalto le doti interpretative di questo artista ancora un po’ acerbo, ma con tutte le carte in regola per proseguire da solo, con le sue gambe, senza supervisioni dall’alto.
 
 
Laura De Angelis
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