I Mercutio sono una band londinese col cuore in Italia. Molti di voi conoscono certamente il frontman della band, ovvero Mirko Petrini, talentuoso attore, ma anche grandissimo musicista. Il gruppo è attivo dal 2011 e lo scorso ottobre è stato pubblicato l’album Back to Nowhere. Registrato agli Assault and Battery Studios di Londra, il disco è stato prodotto da Andy Wright (Jeff Beck, Simple Minds) ed il primo singolo (Back to Nowhere) è stato missato da Alan Moulder. Insomma, stiamo parlando di musica ad alto livello!
Ecco l’intervista!
Mi raccontate la storia della vostra band?
Tutto nasce circa 5 anni fa da un’idea del nostro produttore e mentore Gianluca Cucchiara.  Gianluca aveva realizzato dei provini di alcuni brani,  ma nonostante fossero soltanto alla prima stesura, si capiva già di che pasta erano fatti! Personalmente conosco Gianluca da moltissimi anni e avevamo collaborato insieme già nel 2000 grazie al teatro, nel musical con esattezza, e da allora abbiamo continuato ad avere collaborazioni, fino a quando mi parlo’ di questo progetto. Diciamo che io e Fabio Staffieri (Staff) abbiamo sposato il progetto sin dall’inizio, e abbiamo iniziato immediatamente a collaborare per capire quali altri brani potessero uscir fuori da quell’incontro così inaspettato. Altri brani nascevano e prendevano forma, ma più si continuava a scrivere e più si sentiva il bisogno di avere al nostro fianco altri due elementi: basso e batteria. Noi non abbiamo mai cercato musicisti e basta, la bravura non è tutto. Ci stavamo affitando molto e cercavamo senz’altro bravi musicisti, ma che si integrassero con noi a livello umano, insomma bisognava formare una band e non solo un gruppo di professionisti. Dopo alcuni mesi finalmente siamo arrivati ad Emanuele Nazzaro (Naz), il nostro bassista, con il suo passato Funky, e un gran gusto per l’elettronica!  Insieme a lui, e con la presenza costante di Gianluca abbiamo continuato la fase di sperimentazione. Mancava ancora il batterista. I batteristi si sono alternati, più di una volta, perche non e’ facile entrare in un gruppo già affiatato artisticamente e umanamente in così poco tempo, e quindi abbiamo incontrato in questo percorso persone eccezionali, ma che non avevano lo stesso obbiettivo. Non smetteremo mai di ringraziarli. Poi fortunatamente siamo arrivati a Francesco Lucidi e adesso… Siamo pronti!!! Il cerchio si è chiuso. (Mirko)
Cosa ha ispirato “Back to Nowhere” , il vostro ultimo album?
Ogni cosa che circonda un compositore, un songwriter, è fonte di ispirazione. Chiaramente ciò che maggiormente spinge allo sfogo in un pezzo rock sono le emozioni estreme come l’amore e la rabbia. Di certo la nostra musica è anche molto riflessiva e le nostre menti molto critiche, quindi diciamo che Back to Nowhere alla fine è la somma di tutto ciò. Avevamo tanto da dire, musicalmente ed in versi, quindi abbiamo scritto tanto e poi abbiamo scelto le parti che ci sembravano più attuali per il nostro momento. Cerchiamo di raccontare la realtà (spesso cruda) di ciò che ci circonda ma speriamo che dai nostri testi si avverta quel  senso di positività e di sguardo verso un futuro migliore (o migliorabile) piuttosto che una mera critica del presente. Quello che è stato veramente stimolante nella stesura del disco sono i nostri confronti in studio, dove le idee si intrecciano e si fondono tanto da scordarci spesso di chi è quella iniziale. Quindi chiaramente il modo di esprimersi con gli strumenti arriva dal background musicale di ognuno di noi… Ma la vera ispirazione… Siamo noi. L’uno con l’altro.  (Staff)
Dov’è stato registrato e chi ha collaborato con voi alla sua registrazione?
Il disco e’ stato registrato agli Assault and Battery studios di Londra e abbiamo avuto la collaborazione non solo di Andy Wright (Simple minds/Simply Red/Annie Lennox) per la co-produzione artistica, ma anche di Alan Moulder (british awards per Artic Monkeys, Foo Fighters) che ha firmato il nostro singolo Back to nowhere.  E’ stata certamente un’esperienza che ci ha segnato. Nonostante le loro storie incredibili, sono persone assolutamente vere e amichevoli ma al contempo estremamente determinate verso l’obiettivo finale. Solari e pragmatiche. Esattamente ciò di cui avevamo bisogno per la realizzazione dell’album.  (Naz)
Quali sono i vostri artisti di riferimento?
Come dicevamo prima la forma, nella musica e nel linguaggio, di ciò che esprimiamo è la somma dei nostri background musicali, che sono, può sembrare strano, estremamente diversi.  (Fabio)

Gli artisti di riferimento sono tutti quelli che hanno fatto la storia in tutti i generi musicali. Ognuno di noi ha avuto un percorso ed una formazione artistica differente, che spazia dalla classica, al cantautoriale, dal rock al funk, e non abbiamo riferimenti ben precisi, anzi sì, la ricerca di ciò che ci piace.  (Mirko)

Quali sono le differenze, nel modo di lavorare nella musica, tra Inghilterra e Italia?
Dal punto di vista  professionale non c’e molta differenza a dir la verità. I nostri professionisti del settore sono i più ambiti a livello internazionale. Trovi anche qua il promoter fasullo e il locale da chiudere immediatamente. L’unica cosa è che qua si suona 7 giorni su 7 in quasi tutti i locali, con una media di 3-4 band a sera e quindi c’e una sana competizione e un sano confronto con band da tutto il mondo, e l’industria discografica ancora esiste e comunque si muove! (Mirko)
La competizione è importantissima per la crescita. In Italia spesso si tende ad accontentarsi di quello che si sa fare e lo si fa alla meno peggio. Qui la regola è andare oltre le proprie capacità e organizzare ad esempio slot-shows di mezz’ora, anche in condizioni (sonore) estreme, nei quali devi essere al top. La cura dei particolari e dello show, che hanno qui anche le band di sedicenni, ci ha insegnato e fatto crescere molto. (Fabio)
La scena live all’estero è sicuramente più sviluppata della nostra, che ultimamente sta attraversando un periodo di crisi. In cosa l’Italia è musicalmente carente, secondo voi?
Musicalmente l’Italia non e’ carente, l’italia è carente di industria, per non dire assente. Carente di produttori che sappiano investire pensando al terzo,  quarto disco, e non solo al singolo o all’EP. Carente di locali che sappiano curare il loro pubblico, farlo anche crescere,  regalando settimane piene con programmazioni di livello e non solo Cover band il fine settimana per racimolare 100 persone convinte di vedere Ligabue o i Pearl Jam a 10 euro con birra inclusa. L’Italia è un cane che si morde la coda, ma la coda e’ sempre piu corta. La situazione economica purtroppo incide molto, e se un giovane amante della musica live ha in tasca 30 euro per il fine settimana, cerca di spenderli naturalmente per una band di richiamo e magari e’ meno curioso e meno spinto a scoprire qualcosa di nuovo. Fortunatamente ci sono gestori che hanno capito che la crisi si può superare con la qualità e le idee, e andrebbero aiutati e sostenuti, perchè nei locali si forma il pubblico quello vero, quello che non ti molla più, quello che compra il disco e quello che condivide veramente la tua musica. (Mirko)
Quando potremo ascoltarvi dal vivo qui in Italia?
In Italia ci ascolterete molto presto, potrebbe già essere nella prossima primavera. Ora siamo molto concentrati  sul mercato inglese e tedesco, dove il disco è stato distribuito non solo digitalmente ma anche nei negozi di dischi e dove radio nazionali stanno suonando i nostri pezzi. L’Italia è il nostro cuore e torniamo sempre appena possibile. Certo per suonare la nostra musica abbiamo bisogno di alcune condizioni (tecniche e logistiche soprattutto) che non sono sempre facili da trovare nello “stivale”. (Mercutio)
Egle Taccia
http://credit-n.ru/zaymyi-next.html