Gli M+A, al secolo Michele Ducci e Alessandro Degli Angioli, ci raccontano del loro ultimo EP, Anyway Milkaway, del grande successo all’estero e di come nascono i loro brani!
Ciao ragazzi, che ne dite di iniziare raccontandoci qualcosa su di voi e di quella volta in cui avete capito che vi sarebbe piaciuto condividere insieme la passione per la musica?
È successo in maniera molto pragmatica, a dir la verità: suonavamo in due band diverse, a Forlì. Ci siamo conosciuti ascoltandoci l’un l’altro, ci siamo piaciuti e abbiamo pensato che forse valeva la pena fare qualcosa assieme. Abbiamo programmato una prova, io sono entrato in una macchina diversa pensando fosse quella di Ale, poi ce l’ho fatta ad entrare in quella giusta e siamo andati a provare. Qualche mese dopo stavamo già registrando un disco.
Il vostro ultimo EP, Anyway Milkyway, sta riscuotendo grande successo. Rispetto ai lavori precedenti, cosa c’è di nuovo e cosa, invece, è rimasto uguale al passato?
Di uguale ci siamo noi, i nostri errori e i tentativi per venirne a capo. Diciamo che AM è un esperimento, un test. È stata una tappa fondamentale per capire come muoverci in futuro.
Come nascono i vostri brani, i testi hanno la priorità rispetto alla musica o accade il contrario?
Le voci hanno la priorità. I pezzi li scriviamo partendo da loro, ma senza testo. Canto melodie con testi sghembi, un misto di parole tra inglese italiano e lingue a me ignote. Sono testi improvvisati, in base a quello che mi viene in mente cantando. Ultimamente un ritornello comincia con la parola “zingara”. Magari usiamo volutamente certe parole, ma diciamo che tutto è musica, inizialmente.
Avete debuttato prima nel Regno Unito e dopo in Italia, il vostro secondo album, invece, è uscito in Giappone prima di approdare nel resto del mondo…cosa c’è di italiano nel vostro modo di fare musica?
Non saprei, sono processi quasi totalmente inconsci. A parte l’evidenza che ci siamo noi, in quanto esseri nati in Italia, non saprei.
Lo scorso anno siete stati scelti da Michael ed Emily Eavis per suonare a Glastonbury, il festival più ambito d’Europa, sullo stesso palco di M.I.A., Disclosure, Goldfrapp e molti altri artisti internazionali. Questa è solo una delle tante esperienze importanti che avete fatto all’estero in cui, evidentemente e, aggiungo, giustamente, siete molto apprezzati. In Italia, invece, come è la situazione?
Buona, non ci abbiamo investito molto, quindi è un enigma. Credo che alla fine ci meritiamo quel che abbiamo e non abbiamo. Siamo nel limbo, in tutto l’universo, ed è un merito tutto nostro.
Se doveste definire i testi e le sonorità di Anyway Milkyway quali aggettivi utilizzereste?
Carini
Progetti futuri?
Stiamo lavorando come dei matti, in realtà. Ancora però non sappiamo cosa verrà fuori e se ne verremmo fuori.
A cura di Laura De Angelis
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