Gran parte di voi conoscerà bene MarteLabel, etichetta indipendente nata nel 2008 come costola del festival MarteLive. Negli anni tantissimi artisti hanno pubblicato i propri lavori con l’etichetta, nomi come Nobraino, Management del Dolore Post-Operatorio, Dellera (Afterhours), seguiti poi da UNA (finalista per Sanremo Giovani 2016), Giacomo Toni, Underdog e Petramante, oltre alle new entry del 2015 come Moustache Prawn, Mammooth, Gianluca de Rubertis e Anudo.

Il punto di forza dell’etichetta, inoltre, è stato quello di essere inserita all’interno di un sistema più vasto, il MArteLive System, cioè una struttura integrata che agisce nei vari settori della produzione e promozione: dall’ufficio stampa MArtePress al sistema di biglietteria online MArteTicket, dallo shop online MArteShop ai corsi di formazione Formazione Live, in modo da creare una sinergia tra i vari rami e rafforzare i singoli settori. Non da ultima è attiva anche Beta Produzioni, etichetta sussidiaria con la quale vengono prodotti progetti affini allo spirito MArteLabel (Odiens, Leo Folgori, Gianluca Secco).

Ho incontrato Giuseppe Casa, direttore artistico e fondatore della label, per parlare di musica, crisi del mercato, live.
Ecco il risultato della nostra chiacchierata.
Ci racconti la storia di MArteLabel?
E’ una storia fatta di tante piccole storie, di centinaia di concerti e chilometri in tutta Italia ed anche in Europa. MArteLabel nasce nel 2008 nel momento in cui la crisi del mercato discografico era all’apice. Mentre le major si fondevano tra di loro e le indipendenti chiudevano sconsolate, a Roma cercavamo una via di uscita per non subire la crisi e sfruttare le grandi opportunità che la crisi stessa ci presentava. Le due parole chiave sono state dall’inizio: diversificazione ed ecletticità.
La nostra storia è fatta di continue sperimentazioni ed evoluzioni del nostro modello di business per adattarlo ad un contesto in continuo mutamento.
Sono tantissimi gli artisti che avete lanciato nel panorama indipendente. C’è qualcuno a cui siete più legati o che vi ha lasciato un ricordo indelebile?
Effettivamente sono tanti gli artisti con cui abbiamo lavorato in questi anni ed è difficile doverne scegliere uno… posso tagliare la testa al toro citando forse i più noti con cui abbiamo avuto un rapporto lungo e pieno di successi e soddisfazioni: i Nobraino.
Anedotti e ricordi indelebili in questi anni però ce li hanno riservati un po’ tutti gli artisti con cui abbiamo lavorato…
Voi che siete nati dal live, sicuramente avrete un quadro molto preciso della musica dal vivo. Com’è cambiata la scena dal 2008 ad oggi?
Ovviamente è cambiata tantissimo… mentre negli anni novanta si andava in tour per promuovere un disco, oggi si va in tour per distribuirlo, venderlo, diffonderlo. I negozi hanno un puro valore simbolico e promozionale mentre le sale da concerto sono i veri store della musica indipendente soprattutto.
Noi siamo nati nel 2008 mentre tutti assistevano pietrificati al crollo delle vendite dei dischi  noi puntavamo  tutto sui concerti, forti dell’esperienza maturata attraverso un festival multidisciplnare come MArteLive. Nel nostro DNA c’è l’idea di uno spettacolo dal vivo ibrido che esca costantemente dagli steccati del genere unico e si contamini con le altre arti.
Oggi la musica dal vivo secondo me va in questa direzione…
Pensi che sia produttivo far girare gli artisti con lo stesso cachet in tutta Italia, oppure sarebbe più opportuno rimodularlo ed adattato alle situazioni territoriali, per dare più sostegno ai live club e a tutti coloro che si occupano di concerti nelle zone più difficili?
E’ una questione molto delicata e dipende moltissimo dall’artista che proponi, dal genere musicale, dal locale o dal festival, dal contesto, dal momento in cui organizzi il concerto. Un cachet fisso non esiste per nessun artista e varia continuamente a seconda delle condizioni del mercato e del valore degli artisti.
Quanto è difficile portare avanti, in questo momento di crisi, un’etichetta discografica indipendente?
Uno dei punti di forza di MArteLabel è essere nata nel pieno della crisi. Questo ha fatto sì che non si percepisse un “prima e dopo”, che ha sicuramente influito in modo determinante su molti dei nostri colleghi. Vivere la crisi come lo status naturale delle cose, lavorando costantemente in stato di emergenza ci ha permesso di arginarla senza sentirne il peso sul resto del lavoro.
Mi piace sempre dire che seguiamo in parte la filosofia di business nipponica, il Kaizen, che prevede un piccolo ma quotidiano miglioramento del singolo individuo che tende alla crescita dell’intera struttura. Questa tecnica è alla base di successi mondiali come la Toyota che ne ha fatto la propria stratega di business.
Com’è il vostro rapporto con le major?
Di dialogo. Almeno da parte nostra!
Quanto e in che senso i talent hanno cambiato la scena musicale italiana?
I talent hanno drogato la scena musicale italiana rendendola povera di contenuti e di origianlità. La tendenza è costruire dei prodotti e nel giro di una stagione o al massimo due sono destinati a sparire per sempre dalla scena musicale. Una cultura di musica usa e getta che non ci appartiene, ma con cui bisogna fare i conti.
Oggi nell’epoca del web la Tv rimane comunque un megafono impressionante per qualunque progetto artistico e musicale e per qualunque artista rappresenta un asset strategico imprescindibile per fare il salto di qualità. Youtube e i socialnetowork non bastano quasi mai, tranne che in qualche caso eclatante.
La partecipazione ad un talent oggi può essere una mossa strategica per lanciare un nuovo progetto  ma da sola non basta. Dietro poi serve una strategia di semina sul territorio e nel mondo reale.
Il pubblico televisivo non corrisponde necessariamente al pubblico che va ai concerti, che è poi quello che consuma abitualmente musica e che potrà costituire la futura fanbase per l’artista.
Che metodi usate per scovare i nuovi talenti?
L’essere nati come organizzatori di eventi, prima che produttori discografici, ci ha garantito un punto di vista alternativo che ha determinato un desiderio costante di innovazione e sperimentazione. Nella scelta degli artisti, ad esempio, essenziale è la performance. Il nostro laboratorio è il MArteLive, il festival/concorso che negli anni ci ha consentito di scovare in modo capillare su tutto il territorio artisti di grande valore e dal forte impatto live come Nobraino, Managment del Dolore Post-Operatorio, Dellera (Afterhours), seguita negli anni da UNA, Giacomo Toni, Underdog oltre alle nuove new entry Moustache Prawn, Mammoth, Anudo e Gianluca Secco.
Ci parli di MarteLive?
Potrei parlare per ore e ore di MArteLive perché è l’origine di tutto il nostro sistema e mondo. Nasce nel 2001 da una mia idea che all’epoca veniva considerata un po’ bislacca… mettere insieme in un’unica location tanti artisti e più espressioni artistiche.
MArteLive è un meraviglioso caos creativo in cui circa 150 artisti distribuiti nelle 16 sezioni artistiche che lo compongono si esibiscono quasi in contemporanea dando vita ad uno spettacolo unico e suggestivo in cui il pubblico letteralmente si perde.
MArteLive è il primo festival in Italia che unisce 16 categorie artistiche diverse ( musica, teatro, danza, circo, letteratura, cinema, videoclip, pittura, fotografia, grafica, graffiti/writing, fumetto, artigianato, moda, dj, vj).
Che novità avete in programma per il prossimo anno, quali gli artisti in promozione o che stanno per pubblicare un album con voi?
Sul fronte artistico sono tanti i progetti su cui stiamo lavorando ma sicuramente posso dirti che a gennaio esce il primo disco di inediti de Gli Scontati, duo composto da Lorenzo Kruger dei Nobraino e Giacomo Toni e sarà una vera chicca!
È in programma anche l’uscita del disco di esordio degli Anudo, trio rock elettornico vincitore della scorsa edizione di MAreLive con un sound pazzesco di respiro europeo. Proprio in questi giorni è uscito il secondo singolo e videoclip.
Stiamo lavorando anche al terzo disco di UNA che recentemente è stata tra i protagonisti della finale di Sanremo Giovani e adesso è nuovamente in tour in tutta Italia.
Il 2016 sarà però anche l’anno dello sviluppo della Factory e la piattaforma di sviluppo progetti di Beta Produzioni. Parliamo di cose che di fatto sono sempre esistite, ma che nel 2016 saranno presentate ufficialmente.  Factory, ribattezzata poi ScuderieMArteLabel nasce dall’esperienza quindicinale del festival MArteLive e ne fanno parte fotografi, fumettisti, pittori, grafici, ballerini, acrobati, circensi, artigiani, videomaker, scenografi, attori, performer, fashion stylist, cellule di quel tessuto ibrido che è MArteLabel. L’organo da cui l’etichetta attinge per lo sviluppo e promozione di un progetto e su cui può contare per erogare molti dei servizi attualmente attivi.
Beta Produzioni, invece, è una costola di MArteLabel, che si occupa dello sviluppo progetti musicali da un lato e dall’altro di erogare servizi ad artisti interni o esterni alla struttura.
Stiamo lavorando infine anche alla costruzione di una rete di distribuzione alternativa attraverso i MArtePoint, un circuito di locali e spazi off disseminati in tutta Italia e allo stesso tempo abbiamo iniziato a muovere i primi passi verso la costruzione di MArteLabel International, un team specializzato nell’import ed export di musica indipendente in tutta europa.
Ringrazio di cuore Giuseppe Casa per la disponibilità.
Egle Taccia
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