E’ stato da pochissimo pubblicato il nuovo album di Pico Rama, Locura, e ho incontrato l’artista per curiosare un po’ sul suo passato, sulle sue recenti esperienze che sono confluite nell’album e sapere il perchè della scelta di una particolare accordatura. Siete curiosi di saperne di più?
Fare musica, con un artista come tuo padre (Enrico Ruggeri) alle spalle, anche se apparentemente non può sembrarlo, dev’essere doppiamente complicato. Come vive la tua carriera musicale? Ti aiuta, ti dà consigli, oppure ti ha sempre lasciato campo libero?
Ho scelto i miei genitori prima di nascere, e probabilmente in qualche vita precedente sono stato io a generarli. Ci aiutiamo e contaminiamo a vicenda!
Hai studiato in conservatorio pianoforte e canto corale, se non sbaglio; come ti sei appassionato al rap, al raggamuffin e alle loro derivazioni?
Per quanto riguarda il rap tutto è nato come un gioco, attraverso il freestyle per strada. Poi ho cominciato a scrivere allontanandomi sempre di più dalla cultura Hip Hop, con cui ho ben poco da spartire. Il reggae invece mi ha fatto conoscere il RasTafarianesimo, che ho considerato la mia religione per un po’: è stata una delle prime scintille del mio interesse mistico. Ora preferisco evitare ogni forma di definizione.
Che tappa rappresenta Locura nel tuo percorso artistico?
Questo album è molto importante per me. Racchiude la nuda testimonianza dei processi di distruzione del superfluo che ho affrontato nel tempo e che mi separa dall’album precedente.
Perché hai scelto questo titolo? Quale pazzia si nasconde dietro al progetto?
La pazzia estrema del lavoro su me stesso. Invito tutti quanti a lasciarsi impazzire, sicché tutti i condizionamenti della nostra mente possano cadere, lasciando spazio all’Essenziale. La locura lo cura: una sana e lucida follia può davvero guarirci.
Nelle 13 tracce hai seguito l’accordatura aurea, a 432 Hz. Puoi spiegare ai profani il perché di questa scelta?
La musica che ascoltiamo quotidianamente è accordata a 440 Hz. È una convenzione umana. La musica a 432 Hz invece segue le proporzioni auree che possiamo riconoscere in natura, nel canto di un uccellino come nella forma di una conchiglia. C’è chi sostiene possa avere un poderoso effetto curativo. Io, senza giudizio, lasciando a voi il discernimento, vi segnalo che tra i sostenitori dei 432 Hz c’era Giuseppe Verdi, tra quelli dei 440 Hz il buon Goebbels, ministro della propaganda nazista.
Mi parli del contributo che Darwin Grajales ha dato all’album?
Darwin è un cantautore e musicoterapeuta colombiano che ho conosciuto nella giungla del Putumayo, e che mi è stato di grande ispirazione. I suoi brani hanno svolto un ruolo fondamentale nel processo di apertura del mio cuore, e ho voluto includere parte di due sue canzoni in “Loco”, che è uno dei pezzi-manifesto dell’album.
C’è anche una cover; come mai hai scelto proprio un brano di Gaber?
“Dall’Altra Parte Del Cancello”, che è parte del suo spettacolo “Far Finta Di Essere Sani”, tratta un tema molto affine al concept dell’album: la follia e la nostra percezione della follia. In più, come in altri pezzi, quel genio assoluto di Gaber utilizza una metrica molto serrata che ben si presta a una mia interpretazione. È stato molto divertente rivisitare questa splendida canzone in chiave drum’n’bass!
Quando potremo vederti in tour?
Da inizio 2016. Nel frattempo sto portando LOCURA per strada, chitarra e voce con Marco Montanari! Andiamo avanti finché non ci arrestano.
Egle Taccia
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