I siracusani  Giufà  tornano con nuove storie da raccontare, dieci nuove tracce che si snodano tra atmosfere siciliane, melodie arabeggianti e ritmi gitani.  Trinakristan,  questo il titolo del loro ultimo album inciso al Busker studio di Rubiera, prosegue la strada inaugurata da  Ritmo Gitano,  ma lo fa in maniera più consapevole e matura rispetto al debutto, perché capace di far emergere, ancor più del passato, un forte desiderio di sperimentazione e contaminazione, frutto, probabilmente, dell’esperienza acquisita suonando in giro per l’Europa. C’è energia nella musica dei  Giufà,  un’energia che ti travolge sin dal primo ascolto attraverso un sound potente, vivace ed allegro. Oriente ed Occidente convivono nelle stesse note grazie alla capacità della band siciliana di mescolare tra loro Balkan beats, Klezmer, Tarantella e Gypsy-Punk e di creare sonorità che spaziano dai Balcani al sud Italia, dalla Spagna al Maghreb, amalgamando insieme anche world music e Gipsy Rock. I  Giufà  sono come la terra che li ha partoriti, la Sicilia, crocevia di popoli e culture diverse e che da sempre, per dirla con Braudel, taglia in due il Mediterraneo: ecco dove va cercata l’essenza musicale di  Trinakristan.  Ascoltate, ad esempio, Vento dell’Est  e capirete meglio quello che voglio dire!
Ma questi talentuosi carusi non ci fanno solo ballare: con spirito critico e arguzia sarcastica raccontano, tra l’altro, i principali stereotipi e luoghi comuni dei popoli mediterranei, come nel caso di  Dalla Grecia alla Sicilia,  tarantella dal sapore gitano che descrive le traversie di un mancato matrimonio, mentre in I re della città,  un incalzante Klezmer realizzato con la partecipazione della band pugliese Municipale Balcanica, protagoniste sono le disavventure di un gruppo di artisti di strada; come in un film di Kusturica,  Vodka e Molotov ,  invece, celebra la conquista della propria libertà nonostante le insidie che spesso si frappongono al raggiungimento dei nostri ideali. Dunque, una vitalità contagiosa ma anche piena di contenuti, quella che scorre lungo questo viaggio intorno al Mediterraneo. Del resto, il personaggio di Giufà, che prende altri nomi e altre forme in base alle diverse culture, incarna storicamente la figura dell’emarginato, dell’escluso, una specie di scemo del villaggio che, proprio perché sta ai limiti della società, ne mette a nudo le strutture e quindi anche le debolezze. La sua presunta, ma mai confermata, stupidità consente agli altri di cogliere la morale della storia e la relatività di determinati codici sociali.
L’album si apre e si conclude con due brani travolgenti, entrambi in dialetto,  Trinakristan,  la title track, e  Radio Bucarest,  in cui il ritmo è scandito da percussioni tipicamente orientali e dal riff incalzante del sax. I sentimenti trovano spazio in  Ubriaco,  una felice sbronza dedicata all’amore , e in Non esiste l’amor,  brano scritto da Piero Vivarelli, Luciano Beretta, Enzo Leoni, interpretato in passato da Adriano Celentano, e che i  Giufà  rivisitano in chiave balkan-rumba. Il cuore di  Hotel Gypsy  e de  Il Circolo Dei Folli  è decisamente gitano: il primo narra la storia di uno zingaro girovago, il secondo, invece, si sofferma sulla vita fuori dagli schemi del mondo circense.
L’ascolto del disco, lo avrete capito, è decisamente consigliato, meglio ancora se dal vivo: l’energia coinvolgente dei  Giufà  sprigionata durante i live non vi lascerà per niente indifferenti!
 
A cura di Laura De Angelis
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