I C+C=Maxigross sono una band scapestrata di Verona, che ha dato alle stampe una trilogia di lavori i cui titoli sono in cimbro, una lingua parlata da pochissime persone sui monti della Lessinia. La loro musica unisce elementi folk americani ad aspetti psichedelici ed onirici; abbiamo parlato con Tobia -che nella band suona le chitarre, “almeno nelle prossime 24 ore“- e abbiamo scoperto che i C+C=Maxigross sono fatti di folk, montagne, legami fortissimi con i luoghi natii, ma anche soppressa, risotti, polenta e grigliate.
Fluttarn racchiude e racconta gli ultimi 3 intensissimi anni della vostra vita; riguardando indietro, quali sono le sequenze fondamentali che hanno composto questi tre anni, quali sono i punti di snodo della storia?
Sicuramente buttarsi a capofitto in una vita basata sulla musica (in un’accezione ampia, non solo suonando la propria insomma: gestendo un’etichetta discografica, registrando e producendo dischi per altri, organizzando eventi…) che è una strada da cui poi è difficile tornare indietro, poi cambiare formazione della band proprio per questo (scelte e priorità di vita differenti), di conseguenza aumentare la quantità di cose da fare, rilanciando sempre più in alto, intensificando le collaborazioni, l’ultima decisiva, un vero spartiacque. Lavorare con Miles Cooper Seaton degli Akron Family c’ha allargato orizzonti mentali e spirituali decisivi. Ora la nostra mente e le nostre orecchie sono altre.
Fluttarn conclude la trilogia di lavori (prima Singar -2011- e Ruvain -2013-) i cui nomi sono in cimbro, lingua parlata da poche decine di persone in Lessinia. Che cosa vi lega a questa lingua e cosa vi ha spinto a sceglierla?
È una lingua che purtroppo non parliamo, ma che abbiamo voluto omaggiare assieme alla terra della Lessinia. Una terra magica e misteriosa che tra le tante stranezze racchiude anche questa lingua medioevale portata sui monti da popolazioni germaniche. Intitolare questi dischi “pop” con questa lingua stranissima può sembrare senza senso ma in realtà racchiude proprio il senso iniziale del nostro progetto: unire il folk anglo americano da cui siamo partiti con una visione personale, unica e fuori dal mondo come la Lessinia.
Avete registrato questa trilogia di lavori a Vaggimal, perché proprio lì?
La Lessinia è la terra dove abbiamo passato le nostre estati e i nostri inverni da piccoli, e Vaggimal è il paese dove da adolescenti abbiamo fatto le prime vacanze e serate senza genitori, assaggiando la libertà e la psichedelia involontaria… scrivendo e jammando sulle prime canzoni che hanno gettato le basi per un gioco che ora è la nostra vita. In quella casa abbiamo portato tutti i nostri amici, fatto le serate più belle della nostra vita, accolto amori, norvegesi e americani.
Cosa facevate a Vaggimal quando non eravate in studio?
Grigliate e risotti.
In questi anni avete sperimentato tantissime formazioni, chi sono, oggi i C+C=Maxigross?
Attualmente (intendo in queste 24 ore) sono Niccolò Cruciani alla batteria, Filippo Brugnoli al basso, Camillo dal Forno ai synth e organi, Tobia Poltronieri alle chitarre, Francesco Ambrosini producer e fonico studio.
Avete collaborato con moltissimi artisti internazionali sia in studio che live, qual è la collaborazione che più di tutte vi ha insegnato qualcosa?
Può sembrare paraculo, ma ogni artista con cui abbiamo lavorato c’ha arricchito e accresciuto in maniera diversa e indefinibile… non saremo mai abbastanza grati a Marco Fasolo, Martin Hagfors, Miles Cooper Seaton, Håkon Gebhardt, Kjell Martinsen, Silva Cantele e tutti gli amici e collaboratori con cui abbiamo condiviso qualcosa sino ad oggi. Per noi fanno tutti parte della banda.
Se doveste descrivere Fluttarn con tre aggettivi, quali sarebbero?
Sopressa, Monte Veronese e polenta.
Di Fluttuarn è stato detto che va dal pop barocco e psichedelico, fino a lidi talvolta prog e soul; che cosa vi ha ispirati nella scrittura di questo nuovo lavoro?
Nient’altro che tutto ma proprio tutto quello che c’è successo in questi anni di vita on the road e in montagna.
Avete girato moltissimo all’estero, qual è il posto che avete nel cuore e in cui tornate sempre volentieri?
Berlino. Siamo scontati lo so. Però è veramente il top. Atmosfera impagabile. Ogni volta è sempre meglio. L’ultima volta abbiamo fatto più di 100 paganti con un biglietto d’ingresso che ci faremmo problemi a mettere qua nella nostra Verona per farti capire. Poi il nostro booking europeo ha sede lì e in Germania in generale ci siamo trovati veramente sempre da dio.
Cosa vi augurate per il futuro?
Di fare un sacco di bambini. Ops scusa intendevo dischi.
Di Giorgia Molinari
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