Massimo “Ice” Ghiacci (bassista e compositore dei Modena City Ramblers) e Marco Goran Ambrosi (chitarrista e compositore nei Nuju)  hanno pubblicato recentemente Roba lieve, primo album dei La Rosta, gruppo che hanno deciso di mettere su per fare musica insieme. Curiosi di saperne di più?
Da quanto tempo vi conoscete e cosa vi ha spinto a intraprendere questa avventura musicale?
Ci conosciamo da diversi anni. I Nuju  hanno aperto diversi concerti dei Modena City Ramblers e partecipato al progetto Battaglione Alleato. Poi è nata anche un’amicizia, stimolata dal fatto che entrambi viviamo a Reggio Emilia.
La Rosta, nome dal suono quasi “alimentare”, è, in realtà, il nome di un quartiere  di Reggio Emilia. Perché avete scelto di chiamarvi così?
Cercavamo un nome per il gruppo e alla fine ci è venuta l’idea di chiamarlo come questo quartiere popolare di Reggio Emilia. Ci piace il suono che evoca questa parola, perché rimanda a tante possibili suggestioni. Poi, vivendo entrambi in città, ci è sembrato simpatico scegliere il nome di un suo quartiere, pur nessuno dei due abitandovi effettivamente!
In che modo le vostre personali esperienze musicali sono riuscite ad amalgamarsi tra loro? In cosa vi riconoscete simili e cosa, invece, vi distingue
Entrambi siamo grandi appassionati di musica, con gusti vari e molto ampi. Ci piace molto l’idea della contaminazione, il mescolare generi diversi tra loro. Sicuramente la matrice folk comune a entrambi i gruppi è finita per fare da collante. Grazie ad essa abbiamo unito la passione per i cantautori degli anni 70, per la Word Music, soprattutto africana, certa New Wave vecchio stile e i tanti ascolti più recenti. Tante cose che sia nei Modena o nei Nuju faticherebbero a “entrare”…
E le band da cui provenite come hanno accolto questo vostro sodalizio artistico?
Con grande curiosità e simpatia. Alcuni dei compagni dei Modena e dei Nuju hanno partecipato al crowdfunding e Fabrizio, il cantante dei Nuju, ha diretto il nostro primo videoclip, “Per un momento ancora”. Per noi questa esperienza rimane necessariamente qualcosa di parallelo alle nostre attività musicali principali, soprattutto un modo per esprimersi artisticamente in una nuova dimensione, con diversi stimoli e gratificazioni.
Le undici canzoni che compongono il disco mescolano tra loro suoni diversi, dall’acustico all’elettrico, dal folk al rock…
Il disco  è nato registrando nella mansarda di Massimo con il computer, un microfono e tanti strumenti: mandolini, bouzouki, chitarre elettriche e tante percussioni. Ci piaceva l’idea di contaminare il tutto con suoni elettronici, con le batterie degli anni ’80 e qualche suono anche particolare per creare un impasto allo stesso tempo originale e moderno ma che rimanda anche a dischi del passato
Per quanto riguarda i contenuti dei testi, di cosa parlano i vostri brani?
Sui testi abbiamo lavorato guardando al nostro mondo, raccontandoci storie e ricordi di vita in qualche modo vissuta o partecipata. In altri casi invece abbiamo viaggiato molto con la mente e col cuore. C’è l’infanzia emiliana di Massimo e quella calabrese di Marco, e ci sono tanti personaggi ed emozioni che abbiamo condiviso chiacchierando tra noi.
Roba lieve è il titolo che avete scelto per il vostro disco d’esordio: cos’è ad essere leggero nel vostro modo di concepire la musica?
La leggerezza credo stia nel non aver paura a contaminare e a mischiare sonorità e influenze senza preconcetti e senza soprattutto sentirsi appartenenti a questo o a quel genere. Con la possibilità quindi di esprimerci “a prescindere”!
Vi vedremo in tour?
Compatibilmente con gli impegni dei nostri due rispettivi gruppi vorremmo portare queste canzoni dal vivo. Abbiamo appena inaugurato una serie di date in piccoli locali e con l’inizio del prossimo anno cercheremo di dare più continuità ai nostri concerti
 
Laura De Angelis
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