Francesco Sarcina ha svoltato, come spesso si dice in questi casi. Ha svoltato musicalmente, interiormente e nel modo di lavorare alle canzoni.
I successi, i riconoscimenti, “Dedicato a te”, “Ovunque andrò” e “Vieni da me”, sono ormai alle spalle. Le Vibrazioni hanno
caratterizzato in maniera piuttosto evidente la musica italiana dei primi anni 2000, adesso ora c’è Francesco Sarcina, cantautore in perfetto equilibrio fra pop e rock.
Femmina è il nuovo corso. Un corso solo accennato con “Io” del 2014, disco che aveva tutta l’intenzione di allontanarsi dalle Vibrazioni, ma che nei fatti si allontanava parzialmente.
Femmina è un disco più corale, perché vede la partecipazione alla stesura dei testi di alcuni giovani autori come Renato Mordenti, Ermal Meta e Antonio Filippetti e un’allegra brigata di musicisti che suonano nel disco come Andrea Polidori e Donato Romano alle percussioni, il chitarrista Max Elli e il fidato produttore Fabrizio Ferraguzzo, oltre a Lucio Fasino al basso.
Il cantautore milanese ha davvero imboccato una nuova strada musicale, portando ai minimi termini le chitarre elettriche e il rock’n’roll a favore di archi e melodie più orecchiabili e classiche.
La title track, pur possedendo un certo “movimento” dovuto ai riff di chitarra e l’elettronica, si muove però sul territorio pop di stampo radiofonico, in cui la voce del nostro si diverte nelle salite e discese tipiche della sua timbrica.
Femmina essenzialmente ha il gusto delle ballad, con l’orchestra e gli strumenti acustici che prendono il sopravvento: “Parte di me”, “Un miracolo”, l’intensa “Senza pelle” fanno parte di questo filone, così come “Benvenuta nel mondo”.
Atmosfere delicate e contenuti melensi in “Miele”
e “Se tu”, in cui l’orchestra sembra oscurare definitivamente la natura rock di Sarcina.
Ma non del tutto; “Non ti basta mai”, infatti, la quarta traccia dell’album, torna a ruggire, dove le elettriche intraprendono una lotta serrata con gli archi su chi deve predominare. Il risultato è un patto di
non belligeranza che garantisce una delle tracce più interessanti del disco. Così come “Ossigeno”, in cui Sarcina ci “ricasca” (per fortuna), e cede alle vecchie tentazioni sonore, con sonorità acide e potenti e un testo fra i più ispirati. Il pezzo è scritto e composto da artisti di fama internazionale come Kevin Kadish, Nick Monson e Audra Mae.
C’è poi il caso di “Come sei”, con atmosfere sonore decisamente più intriganti, che avvicinano alla psichedelia. Però si tratta di un brano di un minuto e mezzo, quasi un intermezzo musicale all’interno dell’album.
Niente da dichiarare di particolarmente interessante su “Vai pensiero vai” e “Inevitabile”, musicalmente sostenuti da orchestra e acustica pop.
Femmina deve essere considerato il primo vero disco solista di Sarcina, perché il precedente Io, come già ampiamente sostenuto, possedeva ancora troppi ponti con il passato.
Femmina non può essere considerato un disco perfettamente riuscito, perché il cantautore milanese ancora deve prendere familiarità col suo nuovo mondo musicale e la sua visione delle cose. Piuttosto, sembra che il suo impegno sia stato riversato sullo sradicamento del vecchio personaggio, il frontman de Le Vibrazioni, che sulla reale costruzione del cantautore Francesco Sarcina.
Fabrizio De Angelis
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