Il 25 maggio è uscito Doctoring the Dead dei Metallic Taste of Blood, band guidata dal compositore, chitarrista e produttore italiano Eraldo Bernocchi che, per l’occasione, è riuscito a mettere su un quartetto davvero speciale. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare questa nuova avventura:
Doctoring the Dead, oltre alla già consolidata collaborazione con Colin Edwin (storico bassista dei Porcupine Tree), vede la partecipazione di Ted Parsons (batterista degli Swans, Prong Buckethead, Godflesh and Killing Joke) e delle tastiere di Roy Powell (membro dei Naked Truth e degli InterStatic). Com’è nata questa collaborazione?
Con Colin sono anni che collaboriamo ormai, mentre con Ted siamo in contatto da almeno 15 anni ma non siamo mai riusciti a fare nulla prima. Quest’album è stato finalmente l’occasione giusta. Volevamo una sezione ritmica possente con un groove granitico e Ted è la persona più adatta per questo tipo di cose, oltre essere umanamente una delle menti più gentili e carine che abbia mai incontrato. Roy, invece, collabora con RareNoiseRecords (etichetta anglo-italiana fondata da Bernocchi, ndr) da anni ed è un ottimo pianista, nonché un musicista che utilizza l’ elettronica in modi poco ortodossi e quindi per me interessanti.
In che modo siete riusciti a fondere le vostre personalità e i vostri diversi percorsi individuali in un unico progetto?
Non ci chiediamo mai nulla, siamo entrati in studio con l’idea di fare un disco insieme. L’abbiamo composto in studio sul momento. Nessuna domanda, nessuna direzione, nessuna imposizione. È così che lavoriamo. È l’unico modo che conosco per fare musica ed è il motivo per cui,  nel tempo, ho scelto di lavorare con artisti del genere, perché sono persone che hanno la mia stessa visione. Mi interessa lavorare con persone che siano in grado di creare istantaneamente.
Parliamo della genesi dei brani: li avete pensati decidendo insieme un’idea da sviluppare, oppure sono il frutto di un equilibrio raggiunto tra le vostre singole ispirazioni?
Sono frutto di idee immediate, ognuno ha portato ciò che riteneva opportuno e più interessante per gli altri e l’abbiamo utilizzato sul momento costruendo i brani in tempo reale. In MTOB non c’è pianificazione, c’è un lavoro di studio dopo le session di registrazione per l’editing ma i brani nascono in modo istintivo.
La vostra musica riflette un mondo poliedrico ed eterogeneo: elementi di metal/sludge si mescolano ad altri di derivazione jazz, dub e drum’n’bass con piccole dosi di elettronica. Come ci siete riusciti?
Seguendo il nostro istinto. Noi proveniamo da mondi in parte differenti e in parte molto simili. Abbiamo collaborazioni comuni: per esempio io e Ted abbiamo collaborato con molti artisti, e continuiamo a farlo, legati all’ambito del circuito di Bill Laswell. I nostri percorsi, le nostre esperienze, le nostre session sono il materiale sul quale costruire ogni volta musica nuova o comunque provare a creare dei brani nuovi poiché in realtà, dopo Miles Davis, di musica nuova non ne esiste più. Al limite esiste un’alchimia che fonde vari elementi musicali insieme e prova a creare dei mondi sonori diversi
Ci racconti il significato del nome della band?
Hai presente quando ti mordi per sbaglio un labbro all’interno della guancia? È una sensazione da un lato fastidiosa e dolorosa , dall’altro, però, non è poi così male quel sapore metallico che hai in bocca, no? Ecco, questo è il significato del nome della band. La nostra musica è più o meno come quella sensazione: può essere fastidiosa ma anche estremamente piacevole
In quale Paese la vostra musica ha ricevuto maggiori riscontri? La “tua” Italia, in tal senso, ha riconosciuto la qualità del lavoro fatto dai Metallic Taste of Blood?
La “mia” Italia in parte lo riconosce in parte se ne frega da sempre. Musicalmente siamo sempre stati una provincia e ora, con l’avvento dei talent, siamo in regressione creativa costante. Non è un Paese che abbia mai sentito mio. Polonia, Germania, Inghilterra, invece, sono Paesi dove al momento funziona molto bene .
Laura De Angelis
 
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