Giuda Nicolosi, nato a Milano il 22 aprile 1986, si appassiona alla musica e alla scrittura creativa fin da piccolissimo. Dopo aver militato in alcune boyband milanesi (Santa Klaus Little Helper e microwaves) e dopo una lunga perentesi come disc-jockey nel duo Dirty Smile; comincia, nel gennaio del 2015, una carriera solista con il nome d’arte di “Giuda Nicolosi”.
Ecco qui la sua intervista.
Nel Gennaio 2015 hai deciso di intraprendere la strada del cantautore, dell’artista solista, lasciandoti alle spalle i tuoi progetti con le band. Come mai questa scelta? E’ stata per te una grande svolta?
In realtà non ho smesso di collaborare con tanti musicisti che hanno fatto parte del mio percorso di formazione, e che sono parte integrante di questo progetto. L’unica grande differenza è che ho maggiore libertà di scrittura e di sperimentazione. Nei miei brani, oggi, riesco a contaminare le mie idee con quelle degli altri musicisti, rimanendo fedele alla mia linea di scrittura e di composizione, alla mia poetica.
Raccontaci della tua stretta collaborazione con Dydo. Nei brani il cantautorato e il rap si sposano a nozze. Da dove nasce il vostro incontro? Avete intenzione di proporre ancora brani assieme?
Ci siamo incontrati quasi per caso. E c’è stata subito una grande stima a livello umano ed artistico. Quasi per gioco abbiamo deciso di lavorare al primo brano, “insieme”, poi ci abbiamo preso gusto e abbiamo scritto un EP. Sicuramente il futuro riserva grandi sorprese per entrambe; quindi non escludo che la prossima volta potrebbe essere il mio mondo musicale ad intrufolarsi nel suo.
L’innamoramento e la fine di un amore sono temi ricorrenti, presenti in “Se passi da qui”, “Insieme” e “Lunapark”. Anche il questo ultimo singolo “Fuoco e fiamme” ritorna l’amore. E’ un amore libero, ma che alla fine fa riunire. Perché sei particolarmente affezionato a questi temi?
L’amore è una condizione d’essere è un sentimento profondo che può attraversare diverse fasi nell’arco di una storia. A mio parere, come la vita, sappiamo quando inizia ma non sappiamo mai quando finisce…anzi…secondo me, come la vita, cambia forma, ma l’essenza dell’amore non finisce mai davvero…l’Amore…
Da dove nasce il titolo “fuoco e fiamme”?
Fuoco e fiamme nasce dall’idea della passione, che si consuma in camera da letto, che ci scalda il corpo e ci scotta il cuore. Però, secondo me, la passione non è sempre così distante dalla ragione. Quella che sembra una storia d’amore disimpegnata, può essere molto più vera e romantica di un’amore pieno di promesse, che a volte, nasconde solo grandi bugie…
Il locali come accolgono la proposta musicale del cantautore? Era più semplice con le band? Hai mai pensato di proporti anche come busker nelle strade e nelle piazze?
Credo che oggi se sei un emergente, dovresti inventare qualcosa di nuovo per coinvolgere il pubblico. Uno show, una formula, che faccia in modo che la gente alzi il sedere dal divano e ti venga a vedere suonare…perché non è facile, ma è possibile, se si trova il modo giusto di comunicare con il pubblico. Non importa che tu sia per strada, in piazza, in un pub o addirittura allo stadio di s.siro…l’importante è arrivare al cuore della gente…e fare in modo che partecipino alle tue emozioni
Preferisci suonare a Milano o spostarti verso sud? Dove trovi maggiore approvazione e maggior interessamento da parte del pubblico?
Amo il sud, mio padre è siciliano. La prima televisione che ha trasmesso un mio videoclip è stata antenna sud pop tv. Inoltre le rare volte in cui mi sono esibito in Sicilia, ho ricevuto calore e partecipazione. Vivo a Milano e la trovo una città piena di occasioni e di stimoli, ma quando torno al sud, mi sento a casa.
Marco Apri