Si chiama “Abbi cura di te”, la sua autrice lo definisce un Abecedario della felicità, la sua casa discografica è la Carosello Records ed è stato prodotto dalla torinese INRI e da Bianco. Stiamo parlando del secondo lavoro discografico della sicilianissima quanto torinese Levante. L’album arriva dopo due anni dal suo esordio con “Alfonso” e dopo un anno dal primo disco “Manuale Distruzione”, che ha vinto il premio Medimex come migliore opera prima.
In questi due anni la cantautrice di esperienze ne ha collezionate molte, da un tour in giro per l’Italia e per l’Europa alla partecipazione al festival americano South by Southwest fino alla recente apparizione a “Che tempo che fa”.
“Abbi cura di te” è uscito il 5 Maggio ed è stato anticipato dall’ uscita del singolo “Ciao per sempre”, nel cui videoclip i protagonisti sono Corrado Fortuna e Levante.
ABCDT è un disco in cui il cuore fa a pugni con il cervello e alla fine vince un cuore carico di felicità, quella che si prova nell’amare se stessi.
“Le lacrime non macchiano” apre il disco raccontando le fatiche psichiche e fisiche che si compiono per avere un amore, comprese le lacrime versate che nessuno può vedere perché non macchiano. Ma alla fine è la vita che non ti abbandona e che ti dona l’amore anche se hai il cuore per terra.
L’accattivante ritornello di “Ciao per sempre” ci resta in testa e ci narra la storia di chi è carnefice in amore, di chi squarcia il cuore altrui. Bisogna avere coraggio nella vita, soprattutto nei confronti dell’amore e Levante ce lo mostra cantando “Non sei stato mio e mai mio sarai”, il tutto è scandito dal martellare della batteria.
L’elemento elettronico si unisce al piano e alla chitarra acustica in “Abbi cura di te”. Parte in sordina ed esplode nel ritornello, proprio come l’amore. È un consiglio quello che ci canta Levante: ama, lasciati andare anche se fa male, rischia e soprattutto Abbi Cura Di Te.
Le prime note di “Caruso Pascoski” ci portano indietro nel tempo grazie alle sonorità vintage. Stessa cosa fa il testo raccontando un amore tra adolescenti in una calda estate di molti anni fa quando ancora si giocava al classico gioco della bottiglia. È innegabile, stiamo pensando tutti al nostro primo amore consumato in spiaggia con lo scirocco che ci smuove i capelli.
In punta di piedi arriva una ballata “La rivincita dei buoni”, è dolce, poetica, ovattata, retrò, sicuramente la più diabetica.
Il ritmo si fa incalzate in “Contare fino a dieci”, protagonista assoluta è la chitarra che ci fa ancheggiare. Un folk coinvolgente, pieno, musicalmente una delle tracce più belle dell’album.
Un pensiero fisso, un desiderio che rincorre l’uomo più di quanto egli lo rincorra in “Tutti i santi giorni”.
“Finchè morte non ci separi” ci mostra una voce nuova che l’accompagna. Una voce fuori dal panorama musicale, quella della madre. È il racconto della storia d’amore dei suoi genitori.
Una collaborazione importante per il calibro dell’artista ma anche per il legame tra l’ospite e Levante la troviamo in “Lasciami andare”, ad arrangiare il pezzo con suoni elettronici è stato il suo compagno Simone Cogo dei The Bloody Beetroots.
Torna l’amore per se stessi con “Mio amo” un vero e proprio inno malinconico ma a tratti è forse anche un’auto dedica. “…Finché avrò la voce canterò tanto da scordare il mondo che mi vuole male..”
L’ipocrisia, l’apparire che vince sull’essere, la vita mondana, la falsità tutte cose da evitare in “Pose plastiche” al grido di un onomatopeico quanto coinvolgente ahi ahi ahi.
Un malinconico ed eterno saluto al padre chiude il disco, è “Biglietto per viaggi illimitati”. Una ninna nanna che ci commuove perché siamo davanti ad una Levante che ci racconta il suo dolore più profondo, la perdita del padre. Lo racconta con il cuore in mano e con una vena descrittiva molto forte, ad accompagnarla troviamo una dolce melodia.
Abbi Cura Di Te è un manuale di vita che racconta di sconfitte, di amori che iniziano e poi finiscono, della voglia di rialzarsi dopo una caduta, del credere nell’amore anche quando ti ha distrutto.
Federica Monello
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