Luca Romagnoli torna a trovarci dopo l’uscita del nuovo album del Management del Dolore Post-Operatorio.
I Love you, questo il titolo del terzo lavoro del gruppo, è un album capace di affrontare temi importanti, mantenendo la caratteristica sfrontatezza della band. La telefonata inizia con il sorriso, con una breve chiacchierata, ma poi è il momento di essere seri e di cominciare a parlare di musica:
I love you inizia con una storia d’amore, che parla del tempo e del suo lavoro lento e distruttivo. Concetto vagamente ripreso ne Il mio giovane e libero amore, dove si vorrebbe che la bellezza fosse immortale. Che rapporto hai col tempo? Hai paura di invecchiare?
Ahahah certo! Abbiamo tutti paura di invecchiare, c’era una canzone, ora vattela a cercare (ride), credo fosse di Jaques Brel,che diceva: “ah morire non è niente, ma invecchiare, ah invecchiare”…capito? è la cosa più brutta…punto!
In questo album parli di politica, di religione e di tutto il marcio che c’è in Italia. Pensi che mettere in luce queste tematiche sia un dovere per chi si muove all’interno della scena indipendente?
Mah, ognuno parla di cosa gli pare, noi cerchiamo di ragionare. Siamo fatti così, ma ragionare non è un dovere per nessuno. Ognuno fa quello che vuole, se sta bene senza ragionare, per noi va bene così.
La patria è dove si sta bene mi ha fatto pensare inevitabilmente alla mia generazione, costretta a lasciare i propri affetti e ad andare via per trovare un futuro migliore. Pensi sia giusto che per poter lavorare si debba essere sradicati dalla propria vita?
Diciamo che insieme al lavoro, lì si parla in generale del concetto di stare bene. La patria è dove si sta bene, non dobbiamo e non possiamo avere confini nè di Stato, nè personali, ma dobbiamo stare in quei posti e con quelle persone che ci fanno stare bene. Quindi è giusto stare bene e ognuno deve fare quello che può e quello che vuole per poter stare bene.
La canzone del disco a cui siete più legati?
Nessuna in particolare, forse l’ultima Lasciateci divertire, che abbiamo messo un po’ alla fine come inno, ma non è che ci teniamo di più. Semplicemente racchiude in maniera simpatica anche un po’ il nostro modo di essere, nel senso che tutti noi siamo un po’ quello che ci va, siamo ogni giorno diversi, non siamo una cosa sola, possiamo sbagliare, azzeccare, possiamo essere simpatici o antipatici, ma siamo tutti fatti così, quindi che ci lascino tutti quanti in pace, a fare quello che ci fa stare bene.
Sta per partire il tour, da Palermo. Questa data dovrebbe rappresentare per voi un’emozione particolare. Farete Norman?
Certo che facciamo Norman, ci mancherebbe!!! Abbiamo invitato il padre, sperando che possa venire. E’ strano arrivare per la prima volta a Palermo dopo tre anni e siamo contenti. Diciamo che è strano, particolare e bello ritrovarsi con le persone che hanno fatto parte di una delle storie di una tua canzone, è strano poi ritrovarsi addirittura con il padre, che ci vuole molto bene. Questa è la magia della musica. Come al solito cercheremo di fare i bravi, di suonare bene e di meritarci la stima che alcune persone ci riservano.
Tornare sul palco del primo maggio, stavolta a Taranto, che tipo di sensazioni e ricordi vi evoca? Avete in mente qualche sorpresa?
No, siamo andati sul palco di Roma con l’intento preciso di rovinarlo, distruggerlo, per i motivi che tutti sapete. I politici, questi sindacati bugiardi e corrotti, i vari sponsor petroliferi e tutta una serie di bugie. E’ diventato uno spettacolo di burattinai. Mentre è grande questa emozione di ritrovarci su un palco altrettanto importante, che sta diventando sempre più importante, più importante di Roma, proprio per la realtà delle tematiche affrontate, perchè è stato finanziato dal basso, perchè ci sono persone che hanno contribuito lavorando e lavorato per creare una cosa così grande per discutere di problemi seri. E’ un po’ il vino contro il petrolio…questa schiacciante vittoria del vino, della gente, contro il petrolio, l’acciaio, l’industria, i problemi. Si cerca di fare il meglio ed è bello che ci si aiuti.
Un altro sorriso prima di salutarci, con la promessa di tornare presto davanti alle telecamere di Urban!
Egle Taccia
Ph. By Daniele L. Bianchi
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